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Un minuto di silenzio in memoria delle vittime degli attentati di Parigi è stato osservato all’inizio del secondo dibattito in diretta tv fra i candidati alla nomination democratica, svoltosi alla Drake University di des Moines nello Iowa, lo Stato che il 1° febbraio inaugurerà la stagione delle primarie.

Bernie Sanders, senatore del Vermont, indipendente e “socialista”, ha attaccato Hillary Rodham Clinton, saldamente in testa nei sondaggi, perché, nel 2003, quando lei era senatrice dello Stato di New York, votò a favore dell’invasione dell’Iraq, che ha segnato l’inizio del caos in Medio Oriente e che ha portato prima alla crescita di al Qaida ed ora alla nascita dello Stato islamico.

Per Sanders, l’invasione “fu uno dei peggiori errori di politica estera della storia recente degli Stati Uniti”: lui, che all’epoca era deputato, vi si oppose “fermamente”. La Clinton, che ha più volte ammesso che quel suo sì fu un errore, s’è difesa dicendo che bisogna considerare il contesto storico di quel periodo, a ridosso dell’attacco all’America dell’11 Settembre 2001.

La politica estera, e in particolare la lotta al terrorismo, hanno dominato il dibattito. Ma i tre candidati democratici – c’era pure l’ex governatore del Maryland Martin O’Malley -, si sono pure affrontati su temi sociali ed economici come il salario minimo e la fiscalità. Sanders ha rimproverato alla Clinton di ricevere gran parte dei suoi fondi dalla grande finanza e le ha contestato di opporsi a una netta separazione tra banche d’affari e banche d’investimento. Per l’ex first lady, reintrodurre la legge che la sanciva (e che fu varata sotto la presidenza di suo marito Bill Clinton) non basterebbe a riformare Wall Street.

Unità di posizione dei tre candidati, invece, sull’immigrazione: contrapponendosi alle idee del candidato repubblicano Donald Trump, tutti e tre hanno detto di essere favorevoli all’accoglienza dei rifugiati che fuggono dal conflitto in Siria, pur insistendo su precauzioni per impedire eventuali infiltrazioni.

“Queste elezioni non serviranno solo a scegliere un presidente, ma anche il comandante in capo”, ha osservato Hillary, aggiungendo che gli Usa considerano l’Isis una “minaccia” che “non può essere contenuta, ma deve essere sconfitta”. L’ex segretario di Stato vuole che la Turchia e gli stati del Golfo prendano posizione nella guerra al terrore: “Non siamo in guerra con l’Islam, ma contro l’estremismo violento”.

Per ulteriori approfondimenti sulle elezioni presidenziali americane, clicca qui per accedere al blog di Giampiero Gramaglia, Gp News Usa 2016

Ecco come Isis ha scaldato il dibattito tv tra Hillary Clinton, Sanders e O'Malley

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