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C’è sempre maggiore attenzione verso l’impatto ambientale dei prodotti alimentari. Per calcolare la qualità ambientale di un prodotto, il cosiddetto ‘Food Print’, gli scienziati utilizzano il ‘Life Cycle Assessment’, un metodo standard internazionale che analizza il ciclo di vita di un prodotto e le sue interazioni con l’ambiente. Dalle analisi effettuate emerge che le attività di produzione alimentare determinano direttamente o indirettamente emissioni di gas serra (GHG), che possono essere espresse sotto forma di emissione di anidride carbonica equivalente (CO2-eq): il Carbon Footprint. Il Water e l’Ecological Footprint esprimono invece, rispettivamente, la quantità d’acqua e di superficie terrestre utilizzate durante le fasi del processo produttivo. Si è calcolato ad esempio che per portare un hamburger sulla nostra tavola ci vogliono 2,5 Kg di anidride carbonica, 2400 litri di acqua e 18 m2 di superficie terrestre. Per produrre una bistecca invece si arrivano a utilizzare quasi 5000 litri di acqua.

La nuova politica agricola comunitaria (PAC) 2014-2020 punta allo sviluppo di processi produttivi con alte performance ambientali, che contribuiscano a ridurre l’inquinamento. “Uno dei punti cardine è quello di passare a una agricoltura in grado di riconciliare economia ed ecologia, riducendo le emissioni di carbonio e utilizzando le risorse in modo più efficiente. Questo asse portante sarà anche accompagnato da riconoscimenti economici per gli agricoltori che si metteranno in linea con le politiche europee”, commenta Pierpaolo Duce, ricercatore dell’Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).

Il tema dell’impatto ambientale dei prodotti alimentari sarà al centro di una conferenza dal titolo ‘Food Print: il costo ambientale degli alimenti’, che si svolgerà a Milano l’11 luglio prossimo, nell’ambito di Expo 2015. “Sarà una mezza giornata pensata con un taglio divulgativo e aperta a tutti, per confrontarsi con gli esperti e raccogliere informazioni sul Food Print”, spiega Duce che coordinerà l’evento. “Nel settore zootecnico quasi la metà degli impatti dipende dalla produzione e dalla lavorazione dei mangimi. Un uso più diffuso delle migliori pratiche e tecnologie già esistenti può contribuire a tagliare fino al 30% di queste emissioni”, conclude il ricercatore.

 

Expo 2015, quanto pesa un hamburger sull'ambiente

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