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L’Irlanda vota sì alla nuova legge che non solo garantisce stessi diritti al matrimonio tra coppie etero e uomo, ma introduce la “charitable surrogacy” e porrà problemi seri alla libertà di espressione e opinione in materia di gender.

Al referendum hanno espresso il loro voto il 60% dei cittadini e per la prima volta un grande numero di votanti ha scelto di rientrare in patria per il voto. La campagna referendaria ha visto l’impegno e l’appoggio di tutti i partiti politici per il “sì”, solo 6/7 parlamentari indipendenti hanno scelto di appoggiare le ragioni del matrimonio e dei diritti alla genitorialiltà dei bambini.

La Chiesa, che aveva in una bella lettera pastorale espresso le ragioni del matrimonio e dei diritti dei bambini nello scorso inverno, non ha potuto né voluto partecipare attivamente alla campagna. Molte Ngo’s americane e tutti i gruppi multinazionali con base in Irlanda (da Facebook a Google) hanno invece attivamente partecipato e finanziato la campagna del “sì”.

Un baluardo cattolico, una delle nazioni che sino agli scandali sulla pedofilia era considerata un bastione della cattolicità, è caduto. Lo scandalo della pedofilia ha fortemente inclinato l’opinione pubblica verso un liberalismo in materia morale, già presente in Irlanda da secoli. Un amico tempo fa mi confidava che da sempre in Irlanda ci sono stati tre gruppi sociali presenti: cattolici, anticattolici e libertari o secolaristi.

Dobbiamo rispetto ai cittadini irlandesi che hanno votato, comunque l’abbiano fatto. Lo dobbiamo ai vincitori del sì che per la prima volta vincono un referendum e a coloro che hanno espresso le loro ragioni contrarie alla modifica costituzionale e legislativa sulla famiglia.

Per questi ultimi, il 40% dei consensi non è poca cosa da cui ripartire, anche in considerazione della massiccia campagna mass mediatica per il sì. A essi, a questo 40% di favorevoli alle ragioni del matrimonio e dei diritti dei bambini ad avere un padre e una madre, manca un partito di riferimento, un nuovo soggetto politico che li possa rappresentare e che se nascesse avrebbe una chance importante alle prossime elezioni.

San Patrizio benedica l’Irlanda, stavolta poco ha potuto fare per sconfiggere la prima campagna politico-imprenditoriale sperimentata sul suolo irlandese a favore del matrimonio gay.

Nuovi uomini e donne e famiglie di santi urgono a Dublino, affinché gli eccessi della festa di ieri notte non la trasformino in una nuova sodoma.

Perché non festeggio il sì ai matrimoni gay in Irlanda

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