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Nomi eccellenti nel mirino della procura di Firenze, che prova a fare luce sui rapporti opachi tra la malavita italiana e quella cinese, scontrandosi però con il rifiuto a collaborare delle autorità di Pechino.

COSA SUCCEDE

I magistrati hanno chiesto il rinvio a giudizio per 297 persone e per la Bank of China (BoC) dopo un’inchiesta per riciclaggio per il trasferimento illecito di oltre 4 miliardi di euro dall’Italia alla Cina. I reati, per i quali è contestata l’aggravante mafiosa, sarebbero avvenuti dal 2007 al 2010. Tra gli indagati, si legge, ci sarebbero tra gli altri quattro dirigenti della filiale di Milano della banca di Stato e imprenditori e loro agenti titolari di una rete di negozi “money transfer” dove centinaia di indagati – secondo le indagini – depositavano denaro in contanti.

LE COLPE DI BOC

Tra le colpe della banca di Stato, secondo l’accusa, quella di non aver segnalato un grosso numero di operazioni legate a somme sospette, presunto provento di altri reati come contraffazione, contrabbando, furto, appropriazione indebita, reati doganali. I contanti venivano raccolti dalle agenzie e BoC diventava poi il collettore finale che trasferiva i soldi nel Paese orientale, dove veniva utilizzato per acquistare merci a basso costo da importare e rivendere in Italia nei distretti più importanti, come quello toscano di Prato.

LE RESPONSABILITÀ DI PECHINO

Oltre alla gravità dei reati, in queste ore – scrive Associated Press – gli inquirenti hanno davanti in queste ore il muro delle istituzioni cinesi, restie a collaborare alle indagini. Una posizione chiarita in modo semi-ufficiale sul quotidiano di Stato Global Times, dove un esperto di diritto ha affermato che Bank of China non ha “l’obbligo di cooperare con la polizia italiana”.

Alberto Forchielli – socio fondatore di Mandarin Capital Partners, il più grande fondo di private equity sino-europeo, e Osservatorio Asia, centro di ricerche non-profit – che già un anno fa aveva allarmato sulla situazione, rincara la dose commentando su Facebook: “Scandalo riciclaggio Italia-Cina: Governo Cinese non collabora con Italia e dichiara che Bank of China non ha obblighi di collaborare con giustizia Italiana rieccoci!!”

L’INTESA CON SACE

Ma le frizioni non sembrano per il momento incrinare i rapporti tra Roma e Bank of China e, in particolare, i tanti affari in ballo, come il nuovo accordo di collaborazione tra la Sace e l’istituto di credito cinese. Un’intesa, sottolinea il gruppo assicurativo, nata per “espandere le opportunità di interscambio e investimento tra Italia e Cina” in un mercato chiave per il Made in Italy e che “prevede il rafforzamento dei canali di comunicazione e dello scambio di informazioni tra Sace e la filiale italiana di Bank of China per individuare progetti strategici, facilitando l’accesso a fonti di finanziamento sia per le imprese cinesi interessate ad acquistare beni e servizi dall’Italia sia per le imprese italiane interessate a progetti di investimento in Cina”.

Riciclaggio, così Pechino ostacola le indagini italiane su Bank of China

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