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Scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera che, secondo i magistrati di Trani, alti prelati vaticani avrebbero organizzato una “operazione finanziaria illegale senza informare Papa Francesco”. L’operazione, sempre secondo l’accusa, sarebbe consistita nel destinare i trenta milioni stanziati dalla Commissione Bilancio del Senato – presieduta da Antonio Azzollini – al Bambino Gesù di Roma. Soldi che, invece, sarebbero stati utilizzati per il salvataggio dell’ospedale Idi.

IL LEGAME CON PROFITI 

Nelle intercettazioni, risalenti al febbraio del 2014, il cardinale Giuseppe Versaldi – all’epoca e fino a un paio di mesi fa prefetto per gli Affari economici della Santa Sede – chiede al manager Giuseppe Profiti (assai legato a Tarcisio Bertone, già segretario di Stato), ex presidente del Bambino Gesù e ora nel cda dell’Idi, di non dire nulla al Papa di quella somma.

L’INTERCETTAZIONE INCRIMINATA

In particolare, è un punto specifico della conversazione ad allungare le ombre sul porporato. Profiti chiede: “Cos’è che dovevo saltare? Che me ne sto andando in paranoia?”. E Versaldi risponde: “Devi tacere che questi trenta milioni sono stati dati per Idi e dire semplicemente che, come ogni anno, oltre ai cinquanta sono stati dati trenta per il Bambino Gesù”. Da Trani, la procura evidenzia come “non può non osservarsi con quanta disinvoltura si parli di ingenti somme di denaro pubblico stanziate dallo Stato in favore del Bambino Gesù e probabilmente utilizzate per un’opaca manovra acquisitiva di altra struttura ospedaliera appartenuta al Vaticano”.

“HO GIA’ CHIARITO TUTTO, SONO SERENO”

Il cardinale, già venerdì pomeriggio, ha ribattuto alle notizie che circolavano sui canali mediatici: “Ho già chiarito tutto con i miei superiori. Mi sembra tutto spiegato”. La Sala Stampa vaticana non ha emesso comunicati, ma il tutto si è ridotto a dichiarazione concordata “con i superiori”. Versaldi nega ogni addebito e osserva che la telefonata intercettata risale a quando “erano ancora imprecisate le vie tecniche da seguire per il salvataggio dell’Idi”. Quanto al passaggio “incriminato”, l’attuale prefetto per l’Educazione cattolica sottolinea che “il mio invito a non entrare nei dettagli tecnici ancora in discussione non aveva nessuna intenzione di mentire al Papa, ma semplicemente di tacere ciò che ancora non era chiaro neppure ai tecnici”. Versaldi si dice “sereno” perché “ci sono atti pubblici”. “Posso capire che simili parole possano apparire come la volontà di nascondere. Ma era solo l’inizio di un processo di discernimento, concluso con un prestito trasparente. C’era una buona intenzione, che non basta, lo so, perché occorre che siano buoni i metodi secondo le leggi italiana e vaticana. E le carte lo dimostrano, infatti c’è stata l’approvazione del Santo Padre”.

LA RAPIDA CARRIERA DEL DIFENSORE DI BERTONE

Sulla Stampa, il vaticanista Andrea Tornielli ha ripercorso la carriera velocissima del cardinale Versaldi, “passato in soli cinque anni da monsignore a vescovo e quindi a porporato curiale”. La ragione di questa velocità “è stata determinata dal rapporto che lo lega da anni all’ex segretario di stato Tarcisio Bertone“. Nel 1994, quest’ultimo lo nomina vicario generale della diocesi di Vercelli, e nel 2007 – pochi mesi dopo che Bertone è diventato segretario di stato – viene promosso vescovo di Alessandria. Nel 2010, sfumata intanto la possibilità di diventare arcivescovo di Torino, Versaldi prese carta e penna e su Avvenire pubblicò una appassionata difesa di Bertone: “Io non oso definirmi (suo) amico a motivo della venerazione che porto verso il cardinale”. Pochi mesi dopo, il gran salto: nomina a presidente della Prefettura degli affari economici della Santa Sede e – a febbraio 2012 – la creazione cardinalizia, nel concistoro passato alla storia per essere stato infarcito di curiali legati a Bertone. Tant’è che Benedetto XVI fu “costretto” a convocarne un altro pochi mesi dopo, consegnando la porpora a sei personalità non europee e, soprattutto, non di curia.

Versaldi, Bertone, Profiti e il Bambino Gesù. Che cosa è successo

Scrive Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera che, secondo i magistrati di Trani, alti prelati vaticani avrebbero organizzato una "operazione finanziaria illegale senza informare Papa Francesco". L'operazione, sempre secondo l'accusa, sarebbe consistita nel destinare i trenta milioni stanziati dalla Commissione Bilancio del Senato – presieduta da Antonio Azzollini – al Bambino Gesù di Roma. Soldi che, invece, sarebbero stati utilizzati…

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