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Le tante iniziative partitiche o di movimento che si rincorrono in Italia hanno, secondo me, un deficit di cultura politica. Pur affrontando spesso istanze assai urgenti ed importanti, in alcuni casi si tende a ridurre la complessità dei problemi ricercando soluzioni lineari mentre, in altri casi, si esasperano i naturali antagonismi presenti nella realtà. In entrambe queste situazioni, si nota come la politica sia rimasta ostaggio di vecchi retaggi, senza il sostegno di ideologie forti che, condivisibili o meno, garantivano una solida base culturale e strategica sulla quale costruire visioni di società. Parlavo nel mio precedente post di una “politica dimenticata”; ciò accade, ritengo, perché ne abbiamo smarrito la natura complessa, contemporaneamente arte della mediazione dei rapporti di forza e degli interessi particolari e scienza della “liberazione” della progettualità umana.

E’ così che il problema politico più importante che abbiamo di fronte è quello del ripensamento della politica stessa. Non siamo più capaci di vivere insieme nel rispetto delle differenze, coinvolti in una “globalizzazione non globale” che non ci fa essere “comunità-mondo” in ogni territorio ma “società chiuse” e percorse dalla paura dell’altro, di ciò che non conosciamo, di ciò che non comprendiamo. In tutto questo abbiamo smarrito la capacità politica di decidere ma, soprattutto, il talento politico di avere e di maturare visioni di convivenza umana. Ciò che chiamiamo “nuovo” è in realtà già vecchio perché non incarna “nuove visioni nelle nuove realtà che evolvono” ma tenta, senza visioni, di “aggiustare” ciò che non va.

Dobbiamo riprendere in mano la storia comune dell’intera ed unica umanità, a partire da quella di ciascuno di noi, “problematizzando” le nostre certezze e scegliendo l’incertezza del progetto umano, che tutti riguarda. Se guardiamo all’attualità globale, infatti, notiamo lo scontro in atto fra le nostre certezze consolidate (l’Occidente, la destra, la sinistra, ecc.) e la loro progressiva degenerazione; nuovi soggetti globali si affacciano prepotentemente sul palcoscenico della storia e, naturalmente, tentano di imporre una loro logica, anche estremamente pericolosa ed a tratti totalitaria. Per ritornare a vivere, urge ritornare a ripensare la politica.

 

Il ripensamento della politica

Le tante iniziative partitiche o di movimento che si rincorrono in Italia hanno, secondo me, un deficit di cultura politica. Pur affrontando spesso istanze assai urgenti ed importanti, in alcuni casi si tende a ridurre la complessità dei problemi ricercando soluzioni lineari mentre, in altri casi, si esasperano i naturali antagonismi presenti nella realtà. In entrambe queste situazioni, si nota…

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