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Il terrorismo è ormai una minaccia globale e per contrastarla non sono sufficienti solo le forze di polizia, ma c’è bisogno d’un approccio moderno che tenga conto del ruolo cruciale della Rete, primo terreno in cui gruppi come l’Isis fanno proselitismo.
È questo uno dei messaggi principali emersi oggi presso la Scuola Superiore di Polizia, dove si è tenuto il vertice internazionale “Countering Violent Extremism Summit”, che ha portato a Roma politici, funzionari e addetti ai lavori raccolti in 83 delegazioni da ogni parte del mondo.

LE PAROLE DI ALFANO

Per il ministro dell’Interno Angelino Alfano, intervenuto durante il summit per indicare quale dovrebbe essere l’impegno internazionale nella lotta al terrorismo, “gli estremisti attuano una propagazione mediatica dell’odio e la spettacolarizzazione della brutalità, sapendo bene che queste azioni vanno a colpire l’emotività della gente, rischiando di far sentire invincibili gli attentatori e sempre più vulnerabili le vittime”.
La comunità internazionale, ha aggiunto, “deve mobilitarsi e muoversi all’unisono» per una battaglia che «non è contro un particolare gruppo sociale, un’ideologia politica o una dottrina religiosa”, ma contro “ogni forma di estremismo in tutti i suoi aspetti”.
Oltre all’azione delle forze di polizia, ha proseguito Alfano, è necessario “sviluppare strumenti di controffensiva e utilizzare tecniche di contronarrativa, per contrastare così la retorica estremista”. Secondo il titolare del Viminale, è necessario diffondere “messaggi di speranza, messaggi positivi, perché l’errore più grave che potremmo commettere è lasciare a loro il campo della retorica e della propaganda. Dobbiamo attuare una contronarrativa sul web che faccia capire ai tanti giovani che possono essere sedotti dagli estremisti, che il mondo non è quello che viene loro raccontato”.
Secondo Alfano, l’obiettivo deve dunque essere “affiancare all’azione di prevenzione un nuovo modo di contrastare l’estremismo violento, attraverso una strategia globale da sottoporre alle Nazioni Unite”. Vincere il terrorismo, ha concluso, “è una sfida ambiziosa ma realistica”.

GLI ALTRI INTERVENTI

Parole che hanno trovato concordi nei loro discorsi anche il capo della Polizia Alessandro Pansa e Sarah Sewall, sottosegretario Usa per la sicurezza civile, la democrazia e i diritti umani.
Ciò che si è posto in evidenza oggi, ha rimarcato la Sewall avvicinata da LaPresse alla fine dei lavori, è che “stiamo sottolineando la necessità di un approccio proattivo, positivo e affermativo che può prevenire che la prossima generazione di bambini e cittadini possa essere coinvolta nelle attività terroristiche”. Il sottosegretario ha poi sottolineato “i punti chiave della lotta al terrorismo” – anche in vista del nuovo summit tra i capi di Stato che si terrà il 29 settembre a New York – aggiungendo: “I nostri sforzi parlano della necessità di politiche inclusive, anche per aiutare a creare una resilienza nelle comunità” che rischiano di essere più facilmente coinvolte. Un “ulteriore elemento” viene poi tirato in ballo dal sottosegretario di Stato americano, ovvero “lo sforzo per rafforzare la sicurezza e la protezione delle persone a livello locale”.
Riferendosi poi al ruolo della Penisola sul tema del terrorismo, dimostrata con il vertice internazionale in corso oggi a Roma, la Sewall ha spiegato che “gli Usa accolgono la leadership italiana sulla lotta al terrorismo”.

L’APPELLO DI KERRY

Dalla sponda atlantica, però le parole più attese sono state quelle del segretario di Stato americano, John Kerry, intervenuto in un videomessaggio inviato ai lavori di apertura del vertice.
“Siamo sotto attacco da un nemico senza pietà e disposto a una lotta che durerà generazioni”, ha detto. “Noi non dobbiamo solo contrastare questa minaccia ma sopraffarla: non abbiamo alternativa”.
“Vinceremo questa lotta contro l’estremismo violento – ha aggiunto Kerry – anche se non eradicheremo da un giorno all’altro questo fenomeno. Dobbiamo essere sicuri di noi e dei valori che rappresentiamo”. Il segretario di Stato Usa ha poi richiamato l’importanza di coinvolgere “ampi strati della popolazione mondiale nella lotta al terrorismo”.

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