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Caro direttore,

Noi di Italia Unica fin dal gennaio 2014, ossia dal primo momento, ci siamo battuti contro l’Italicum e la riforma del Senato, quasi sempre in solitudine e scontando l’indifferenza o, peggio, l’ostracismo delle altre forze politiche.

Oggi il nodo arriva al pettine e tutti possono vedere quante lacerazioni, scontri, divaricazioni dentro e fuori dai partiti quei provvedimenti stanno provocando. Le riforme costituzionali finiscono per arrivare al traguardo con l’imprimatur solitario – e peraltro non compatto – del Pd e con l’avallo soltanto di altre formazioni minori.

Abbiamo ripetutamente illustrato i motivi della nostra fortissima contrarietà: l’abbiamo fatto con il presidente della Repubblica che ancora ringraziamo per la disponibilità e sensibilità; con un appello indirizzato a tutti i parlamentari;  con iniziative territoriali in tutta Italia.

Ma i giochi si stanno chiudendo e lanciamo una ulteriore accorata, denuncia. Le cronache raccontano di un premier arroccato nei suoi no e di dissidenti interni al suo partito più o meno decisi a contrastarlo. Non è questo il punto. Le regole del gioco politico, che riguardano milioni di italiani, non possono risultare dall’ennesimo episodio di regolamenti di conti dentro ad una forza politica, la replica seriale di una faida infinita a sinistra.

Lo diciamo senza enfasi, ma con grande determinazione: qui è in gioco il sistema democratico nel suo complesso, inteso come sano equilibrio di poteri e giusti contrappesi. Il premio di maggioranza previsto dall’Italicum è abnorme e senza pari nel mondo, con il risultato che il partito che vince prende tutto, anche gli organi di garanzia come il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale; la stragrande maggioranza dei parlamentari resta sciaguratamente nominata dalle segreterie dei partiti in spregio ad un elementare diritto di scelta dei cittadini; il Senato in mano a consiglieri regionali in carica è il trionfo dei particolarismi.

Già così ce ne sarebbe a sufficienza. Ma l’elemento più tossico sta nel colpo di maglio inferto al principio cardine di ogni democrazia: la possibilità di alternanza garantita dal bipolarismo. Renzi dice di voler difendere entrambi, ma mente: con l’Italicum si realizza invece il disegno opposto, e non più nascosto, del Partito della Nazione, cioè del Partito Unico di infausta memoria. Noi vogliamo che l’Italia vada avanti, Renzi vuole tornare indietro ad esperienze già fallite.

L’Italicum e il nuovo Senato disegnano un sistema nel quale un potere enorme viene assegnato ad un solo partito, ad un solo leader. Con gli antagonisti ridotti al ruolo di comparse, e soprattutto senza contrappesi democratici. Non sono questi i principi che possono e devono ispirare una democrazia moderna, compiuta, liberale, popolare. Siamo i primi a voler sapere, la sera stessa delle elezioni, chi ha vinto e quindi governerà, ma tante democrazie mature ci mostrano che si può ottenere questo risultato anche senza rinunciare alle garanzie democratiche.

Neppure è vero che ormai è troppo tardi per ripensare l’impianto della legge. Intanto, contro uno scempio il tempo non scade mai, e poi perché intestardirsi in una corsa affannata quando alla scadenza naturale della legislatura, termine che Renzi ha sempre detto di voler rispettare, mancano addirittura tre anni?

Per questo, ancora una volta, rinnoviamo il nostro invito al Parlamento: correggete una legge sbagliata e foriera di storture e dissesti  per le istituzioni. Agli italiani, oltre a ridare il potere di stabilire quale governo avere e quali rappresentanti designare, va soprattutto riconsegnata la voglia di tornare ad appassionarsi della politica: quella sana, quella che è impegno civile e competizione ideale sui valori e concreta sui programmi. Le riforme che servono sono queste, non altre.

Corrado Passera  

Presidente di Italia Unica  

Perché l'Italicum va rottamato

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