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La produzione industriale è aumentata ben più del previsto a maggio, di +0,9% m/m dopo il calo di -0,3% m/m registrato ad aprile. Il dato è risultato superiore sia alle attese di consenso (+0,3% m/m), sia alla nostra più ottimistica previsione (+0,4% m/m). È l’incremento mensile più consistente dell’ultimo anno.

La variazione annua (corretta per gli effetti di calendario) è salita da +0,1% a +3%: si tratta delmassimo dall’agosto del 2011.

Nel mese il rimbalzo è trainato dai beni di investimento (+2,3% m/m, quarto incremento mensile consecutivo) e dall’energia (+1,7% dopo il -1,3% m/m di aprile). Anche i beni intermedi e quelli di consumo hanno contribuito positivamente; nel caso dei beni di consumo, c’è stata una flessione per i durevoli (-1,5% da +2,2% m/m precedente): è il quarto calo negli ultimi cinque mesi, che però è da interpretarsi come una correzione dopo il forte incremento visto nell’ultima parte del 2014.

Anche lo spaccato per settore di attività economica è in deciso miglioramento: dei 13 settori manifatturieri, ben 10 risultano in progresso su base annua (erano 7 il mese precedente). I comparti più brillanti si confermano i prodotti petroliferi raffinati (+16,2% a/a), i mezzi di trasporto (+15,4% a/a), i farmaceutici (+10,5% a/a) e computer ed elettronica (+9,1% a/a); peraltro, sia i trasporti che i farmaceutici risultano in frenata nel mese. Viceversa, rimangono in rosso su base annua il settore alimentare (-2,8% a/a), il tessile (-1,4% a/a) e il metallurgico (-0,2% a/a), tutti comunque in recupero nel mese. Al di fuori del manifatturiero, resta depressa, e anzi sprofonda a -12,1% a/a, l’attività estrattiva, mentre è in ripresa la fornitura di energia (+0,5% a/a).

Il dato sulla produzione industriale è incoraggiante in quanto mostra che la “finestra di opportunità” venutasi a creare per l’economia (e in particolare per l’industria) italiana con gli shock positivi da petrolio, cambio e misure monetarie espansive è ancora aperta: a nostro avviso, non si è ancora visto appieno l’impatto positivo dei “venti favorevoli” derivanti da quei fattori esogeni. È vero che sempre dall’estero arrivano anche venti contrari, ovvero rischi derivanti dalla crisi greca, dallo scoppio della bolla finanziaria in Cina e dai nodi geopolitici irrisolti in Russia e Medio Oriente. Tuttavia, gli impulsi negativi non hanno a nostro avviso, almeno per il momento (specie nel caso in cui si riesca a evitare l’uscita dall’euro della Grecia), una forza tale da poter scatenare una “tempesta perfetta” in grado di far deragliare la ripresa. In sostanza, la bilancia dei rischi esogeni è ancora positiva.

Dopo il deciso rimbalzo di maggio, stimiamo un lieve calo della produzione industriale a giugno, anche per via del ponte festivo d’inizio mese. Tuttavia, anche incorporando una flessione di due decimi a giugno, l’output potrebbe essere cresciuto di 0,8% t/t nel trimestre primaverile, in accelerazione rispetto allo 0,6% t/t del primo trimestre. Inoltre, la produzione dovrebbe tornare ad aumentare a luglio, spinta dal contributo dell’energia, viste le temperature superiori alla media registrate a inizio mese.

In sintesi, il dato sulla produzione industriale, ceteris paribus, sarebbe coerente con una accelerazione del PIL nel 2° trimestre dopo il +0,3% t/t visto a inizio anno. È improbabile che ciò avvenga, in quanto dovrebbero rientrare alcuni fattori una tantum che avevano “gonfiato” il PIL nei mesi invernali (balzo del 28,7% degli investimenti in mezzi di trasporto, contributo di +0,5% dalle scorte di magazzino). Tuttavia, i timori di un rallentamento primaverile del PIL che si sono diffusi nelle ultime settimane vanno ridimensionati. Il nostro scenario centrale è che l’economia mantenga un ritmo di crescita intorno allo 0,3% t/t per l’orizzonte prevedibile.

Paolo Mameli

Senior Economist

Macroeconomics and Fixed Income Research Department

Che cosa è successo alla produzione industriale

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