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I disturbi mentali costituiscono un peso umano ed economico rilevante in Europa. Sono responsabili di una spesa pari al 3-4% del Pil europeo ogni anno. Spesso l’ignoranza che accompagna il pregiudizio sulla malattia mentale tra cittadini, politici, giornalisti e persino nella stessa comunità medica, ha da sempre limitato l’attenzione che le Istituzioni hanno dedicato a questo mondo.

Cresce la necessità di “un’iniziativa istituzionale che aumenti questa consapevolezza nella società“. A dichiararlo è stato Luca Pani (nella foto), psichiatra e direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), intervenuto ieri in un convegno organizzato da Formiche e Centro Studi Americani di Roma a Palazzo Antici Mattei.

Introdotti dal fondatore di Formiche, Paolo Messa, e moderati dalla giornalista del Tg1 Barbara Carfagna, all’evento hanno preso parte anche Pietro Pietrini, professore dell’Università di Pisa e padre Juan Josè Sanguineti, docente alla Pontificia Università della Santa Croce.

Il tema è di attualità: ci sono i recenti casi del pilota della compagnia tedesca Germanwings, vittima di un disturbo psichico che lo ha indotto a far schiantare sulle Alpi francesi l’aereo su cui viaggiava con centinaia di persone a bordo; o, in Italia, quello dell’imputato che ha sparato e ucciso tre uomini nelle aule del Palazzo di Giustizia di Milano. “Sui giornali in casi come questi si legge spesso la parola “raptus”. Ma la verità, che pochi giornalisti si impegnano a divulgare, è che il raptus non esiste, almeno non scientificamente. Certi episodi avvengono perché un disturbo mentale è stato ignorato per anni e questo è responsabilità di tutti“, ha detto Barbara Carfagna.

Spesso, ha proseguito Pani, il problema non è l’efficacia delle cure, quanto una diagnosi tardiva che rende impossibile intervenire in tempo. “Un paziente arriva da uno specialista in media dopo 9-10 anni dai primi sintomi“, ben oltre l’adolescenza. “C’è ancora troppo vergogna a parlarne, ma dai disturbi mentali si può guarire ed è per questo che bisogna alzare il livello di attenzione sul tema”. Vi sono poi dei dati sottovalutati: “La maggior parte degli eventi criminosi dettati da ragioni psichiche – omicidi, suicidi, aggressioni – si verifica nei cambi di stagione: nonostante ciò si fa ancora troppo poco per prevenirli, anche a causa della scarsa informazione“.

Ma non è solo attraverso la sensibilizzazione che si può aiutare a far emergere chi soffre di queste delicate patologie. “Esistono piattaforme digitali ormai orientate alla clinica e alla ricerca – ha rilevato il dg dell’Aifa – sono strumenti molto validi per analizzare e cogliere in anticipo alcuni segnali che predicono un episodio acuto nel contesto di malattie mentali. Ad esempio Apple, con il suo research kit, ha consentito in due settimane di raccogliere dati utilissimi alla ricerca su altre patologie. Collezionarli attraverso un metodo tradizionale come il questionario avrebbe comportato un’attesa di mesi o forse anni“.

La tecnologia, però, non è tutto. Anche l’ambiente familiare e la comunità sociale sono importanti per riconoscere, arginare e a volte addirittura evitare alcuni tipi di disturbi. “La formazione che si riceve in famiglia – ha ricordato padre Sanguineti – è essenziale per indirizzare l’individuo verso un’esistenza virtuosa e in salute. Ci sono diversi studi che dimostrano che una persona non è solo la somma del proprio materiale genetico, ma anche di tutte le sue esperienze che, combinate in un certo modo, ci rendono ciò che siamo e saremo. A questo va aggiunta la nostra capacità di proiettarci al futuro grazie alla Fede: un elemento che chiamiamo speranza“.

Disturbi mentali, meglio prevenire che curare

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