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IL NUOVO CODICE DEGLI APPALTI

Le novità saranno introdotte con il nuovo codice degli appalti in discussione al Senato. Secondo le indiscrezioni raccolte da Formiche.net, la commissione Lavori pubblici ha dato mandato ai relatori del provvedimento, i senatori Stefano Esposito (Partito Democratico) e Marco Pagnoncelli (Forza Italia), di modificare il disegno di legge delega e presentare martedì prossimo, 7 aprile, un nuovo testo d’intesa con il governo e, in particolare, con il viceministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini. Lo stesso Nencini, nell’intervenire in Commissione, ha sottolineato come il disegno di legge delega – approvato la scorsa estate da Palazzo Chigi – fosse volutamente asciutto per consentire modifiche, anche ampie, nel corso dell’esame parlamentare.

IL PERCORSO DELLA RIFORMA

Il nuovo testo terrà conto di quanto emerso nel corso delle oltre 50 audizioni che si sono svolte in Commissione da gennaio a marzo. Secondo fonti parlamentari, si starebbe pensando di fissare il termine per la presentazione degli emendamenti il 15 aprile, così da cercare di chiudere l’esame prima del 25. L’obiettivo rimane quello di arrivare al nuovo codice entro la fine del 2015.

Ecco alcune delle novità di cui si sta discutendo in questi giorni, già anticipate da fonti governative e parlamentari e da una conversazione del Sole 24 Ore con il senatore Esposito.

GENERAL CONTRACTOR

La figura del general contractor (o contraente generale) rappresenta una delle principali questioni emerse con la vicenda delle ultime settimane. Istituito dalla legge obiettivo del 2001 e riconosciuto poi anche dall’attuale codice degli appalti del 2006, il contraente generale è il soggetto che – per le grandi opere strategiche – assume su di sé le funzioni di progettista, costruttore e, in parte, finanziatore. Tra le sue prerogative compare anche la responsabilità della direzione dei lavori, un potere molto rilevante nell’economia di un’opera pubblica che adesso, però dovrebbe essere largamente ridimensionato. La direzione lavori dovrebbe, infatti, tornare appannaggio delle pubbliche amministrazioni appaltanti come avviene, da sempre, negli appalti ordinari. D’altronde, in questa direzione sembrano andare sia le dichiarazioni di Raffaele Cantone presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), sia quelle del viceministro Nencini.

OFFERTA ECONOMICAMENTE PIU’ VANTAGGIOSA

Con riferimento all’aggiudicazione degli appalti – anche in accordo con le direttive europee – dovrebbe essere espressa nel nuovo testo una chiara preferenza per il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.  La via maestra dovrebbe essere quella di consentire il ricorso al criterio del massimo ribasso solo in determinate e specifiche ipotesi.

LE STAZIONI APPALTANTI

Un altro capitolo fondamentale riguarda le stazioni appaltanti delle quali si prevede la riduzione. Bisognerà capire come si procederà al taglio che si ipotizza possa avvenire sulla base di parametri oggettivi fissati dall’ANAC. La stessa Autorità Anticorruzione potrebbe anche essere deputata a effettuare una sorta di classifica delle pubbliche amministrazioni appaltanti, da farsi tenendo conto di specifici requisiti.

UN ALBO PER LE IMPRESE APPALTATRICI?

Novità potrebbero arrivare anche per quanto riguarda le imprese che vogliano aggiudicarsi la realizzazione dei lavori pubblici. Tra le possibilità c’è anche l’idea di istituire un albo delle aziende appaltatrici. In questo caso, ai fini della classificazione, si dovrebbero considerare il rating di legalità dell’impresa e criteri reputazionali legati ai precedenti lavori che la stessa abbia eseguito negli appalti pubblici.

L’AGGIUDICAZIONE DEGLI APPALTI

Quanto all’aggiudicazione degli appalti, si lavora a nuove regole per la scelta dei membri delle commissioni che devono procedere ad affidare i lavori. Un sistema misto nel quale spetterebbe all’ANAC indicare alcuni nomi tra i quali estrarre a sorte, poi, i membri delle commissioni. Anche in questo caso si tratterebbe di una sensibile innovazione rispetto alla prassi consolidata di scegliere i componenti delle commissioni solo nell’ambito dei funzionari e dei dirigenti della stazione appaltante.

L’APPALTO INTEGRATO

Si dovrebbe mettere mano, inoltre, al cosiddetto appalto integrato, nel quale si chiede alle imprese appaltatrici di intervenire non solo sull’esecuzione dell’opera ma anche sulla progettazione. Uno strumento che, secondo molti, avrebbe lasciato alle aziende troppa libertà d’azione.

Così il Senato si muoverà sul codice degli appalti pubblici

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