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La rivendicazione di Flavio Tosi sull’autonomia della Liga Veneta è solo un pretesto dietro al quale si cela la battaglia per la leadership nazionale. Così come a Matteo Salvini non interessa un fico secco di chi saranno i candidati leghisti nel collegio di Verona o di Rovigo, lui pensa solo a non avere liste civiche alleate che possano svuotare di consensi quella del Carroccio facendo crollare la sua credibilità. Mentre Luca Zaia è l’unico in questa partita ad avere a cuore le ragioni dell’autodeterminazione veneta e non un progetto nazionale, motivo per cui alcuni movimenti indipendentisti hanno intavolato un dialogo con lui in vista del voto.

Dice questo e molto altro Fabrizio Comencini, veronese di 62 anni, affidando a Formiche.net la sua analisi sugli ultimi scontri all’interno della Lega Nord sfociati nella cacciata del sindaco di Verona e ormai ex segretario nazionale della Liga Veneta. Stesso incarico ricoperto fino a 17 anni fa da Comencini stesso, al quale spettò analoga sorte quando nel 1998 venne espulso dal senatùr Umberto Bossi divenendo il primo dissidente di rilievo defenestrato dal Carroccio.

Comencini, che differenze vede tra la sua vicenda e quella di Tosi?

All’epoca la situazione nel partito era molto diversa, venivamo dalle elezioni politiche del ’96 in cui avevamo battuto alla grande la Lega Lombarda, si respirava ancora aria di indipendenza e autonomia. Il casus belli della mia espulsione nasce nel ’97 con i fatti dei Serenissimi al campanile di San Marco a Venezia; Bossi parlò di infiltrati dei servizi segreti italiani per danneggiare la Lega, noi non difendemmo l’azione in sé ma le idee politiche di quelle persone contro il progetto di Padania, un’entità mai esistita e inventata da Bossi, non accettata da noi veneti che abbiamo avuto per mille anni una nostra Repubblica.

Cosa c’entra la battaglia dentro al partito di Tosi con l’autonomia veneta?

Prima di risponderle a questa domanda devo spiegare chi era Tosi prima e chi è oggi.

Prego.

Tosi è un leader cresciuto molto dopo le esperienze amministrative in Regione prima come consigliere poi come assessore alla Sanità, e in seguito come sindaco di Verona. Voleva fare il governatore nel 2010, ma gli hanno detto che non era il suo turno. Nel 2011 ha compiuto il primo strappo quando si è ricandidato e ha ottenuto la possibilità di presentare la lista Tosi che invece Bossi non voleva, lista dove non erano certo candidate le educande delle Orsoline di Desenzano ma gente proveniente da Fiamma Tricolore e Forza Nuova. Tosi però oggi è cambiato, da personaggio barricadero è entrato nel salotto buono della finanza veronese, la più importante in Veneto, gettando le basi di rapporti proficui con la Fondazione Cariverona, azionista di Unicredit, con il Banco Popolare, Cattolica Assicurazioni e Cattolica Banche. Credo che in quegli ambienti sia nata poi la conoscenza con Corrado Passera e altri. La creazione della Fondazione “Ricostruiamo il Paese” è figlia di questo percorso di accreditamento con personaggi di alto livello, così da lanciare la scalata al centrodestra nazionale. In tale operazione un ruolo determinante nelle strategie l’ha giocato il capo ufficio stampa del Comune di Verona, Roberto Bolis.

E la rivendicazione di autonomia della Liga Veneta di cui fino a ieri è stato segretario?

Quello è stato solo un pretesto per una battaglia con ben altri obiettivi. Tosi voleva controllare la maggior parte dei 28 consiglieri di maggioranza che Zaia potrebbe avere se eletto, oltre agli assessori. Cosa su cui il governatore non era ovviamente d’accordo. Non dimentichiamoci che Passera, tra i principali interlocutori di Tosi, nel programma del suo partito che si chiama Italia Unica (ed è quindi ben lontano dalle aspirazioni indipendentiste venete) parla di una riduzione delle Regioni alle quali affidare meri compiti amministrativi e gestionali e non più politici e legislativi. Che cosa c’entra tutto questo con il federalismo e l’indipendentismo? Un bel niente.

Anche Salvini però non guarda più al federalismo e sposa la causa nazionalista.

La battaglia autonomista ormai si è persa nella Lega; tanti leghisti su questo mi danno ragione. Zaia però ha portato avanti la legge regionale 16 che istituisce il referendum consultivo, e non è poco per i veneti. Certo, vedere quelle sfilate di CasaPound alla manifestazione di Roma mi ha molto impressionato, nonostante io provenga da una tradizione di destra. Tanti militanti oggi si chiedono: ma cosa c’entriamo noi con quella gente, o con le problematiche della Campania e della Sicilia? La Lega qui in Veneto è ancora al 70% l’erede della Dc dorotea che andava dalla sagrestia al municipio.

Ma con una candidatura Tosi, anche il governatore più amato degli italiani rischia?

Occorrerà vedere se davvero Tosi, sostenuto da Ncd e da qualche altro gruppo, può arrivare al 10% o più come si dice. Certo, lo slittamento delle elezioni dal 10 al 31 maggio concede venti giorni in più ad Alessandra Moretti del Pd per recuperare il gap e a Tosi per organizzare le truppe. Tutto a scapito di Zaia.

Lei cosa farà per queste regionali?

Dopo aver partecipato nel 2010 con il gruppo Unione Nord Est (alleato all’Udc, ha raccolto l’1,55%, ndr) e aver ottenuto un consigliere regionale, abbiamo cercato di creare unità nel fronte indipendentista, soprattutto a seguito della presentazione di tre diverse liste alle politiche del 2013: Veneti Indipendenti, Liga Veneta Repubblica e Veneto Stato, tutte confluite oggi nel gruppo Noi Veneto Indipendente.

Correrete da soli?

Stiamo lavorando per stringere un’alleanza con Zaia. Nel variegato mondo indipendentista veneto chi ha un minimo di razionalità sta con lui sia per evitare di fare vincere la Moretti e il Pd che hanno negato il riconoscimento di Regione a statuto speciale, sia perché il governatore uscente è apprezzato e ha difeso il referendum sull’indipendenza. Se ci alleassimo con Zaia, noi che abbiamo il leone di San Marco nel simbolo, potremmo contare sul voto anche di tanti leghisti che altrimenti per il voto utile non ci sceglierebbero.

Forse però Zaia non vi vuole proprio perché indebolireste la Lega…

Per ora ci ha detto che se ne riparla una volta chiusa la vicenda Tosi. Ci hanno comunque hanno cercato tutti, da quelli del Pd che sono venuti a proporci un incontro con il loro vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini, alla lista Tosi che ci ha contattato già una ventina di giorni fa, segno che sapevano bene come sarebbero finite le cose.

 

 

 

 

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