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‘’C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole’’. Dalle statistiche ufficiali, di solito molto severe, arrivano primi segnali positivi per quanto riguarda il lavoro. A dicembre è diminuito il tasso di disoccupazione e sono aumentati gli occupati (di quasi centomila su novembre) e nello stesso tempo sono molti di più gli italiani che cercano lavoro (perché sperano di trovarlo).

Per parlare di svolta occorrerebbero dati più stabili. L’aspetto incoraggiante viene, però, dal versante dell’economia. Secondo l’autorevole Centro studi della Confindustria, il 2015 si annuncia come l’anno dello ‘’spartiacque’’, perché dovrebbe terminare la lunga crisi dando corso ad incrementi del Pil e dell’occupazione che probabilmente si riveleranno migliori delle previsioni correnti, ‘’persino di quelle più recenti’’.

A determinare la svolta a lungo attesa sono essenzialmente dei fattori esterni (la ripresa del commercio mondiale, il crollo del prezzo del petrolio, il valore di cambio dell’euro). Si guarda, poi, con fiducia alle conseguenze dei nuovi criteri di flessibilità dei bilanci e delle misure della BCE sul Quantitative Easing (ma si sottovaluta l’effetto-contagio della Grecia). Tra i fattori positivi c’è anche, per il nostro Paese, il drastico ridimensionamento dei tassi di interesse sui titoli di recente e nuova emissione.

Bisognerà pur ammettere, allora, che le politiche condotte fino ad oggi, all’interno della Ue, sono state le sole che – se ne saremo capaci – consentiranno all’Italia di afferrare il ciclo della ripresa. Un posto di riguardo va riservato alle politiche del lavoro (lo ha riconosciuto anche il Governatore Ignazio Visco), a partire dalla riforma del contratto a termine, mediante l’eliminazione della causale nell’ambito dei 36 mesi consentiti e con la possibilità di avvalersi di ben 5 proroghe. Del Jobs act Poletti 2.0 sono in corso le procedure per i decreti attuativi.

Forte è l’interesse che le nuove norme stanno suscitando nel mondo dell’impresa e negli investitori esteri. Se il testo dello schema diramato non subirà delle modifiche sostanziali, è doveroso riconoscere che vi saranno dei cambiamenti consistenti per quanto riguarda sia il licenziamento economico che quello disciplinare. Al contratto di nuovo conio (con tutele più sostenibili in tema di recesso) si accompagna un regime di robusti incentivi che, in pratica, consentirà alle imprese di accollare allo Stato la retribuzione di un intero anno (sui tre previsti), per gli assunti nel 2015.

Lavoro, che cosa si scorge dai dati Istat

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