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Tesoretto. E di nuovo rispunta magicamente a ridosso delle elezioni il vezzeggiativo paroletta che fu utilizzata dal Ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa nel marzo del 2007 per indicare l’extra gettito delle finanze statali, rispetto alle previsioni (?) derivante dalla lotta all’evasione e dai maggiori introiti erariali.

Il termine indica la presenza di un qualsiasi tipo di risorsa di modesta entità, che pertanto deve essere gestita prudentemente, ecco appunto se è vero che c’è e non è solo previsto (di previsioni ormai poi rivelatesi false ormai ne abbiamo sentite tante soprattutto nell’ultimo anno), la parola prudenza è più che mai d’obbligo.

Ma la prudenza non sta di casa a Palazzo Chigi che esonda regolarmente attraverso la comunicazione e aspettando il via libera definitivo del DEF la macchina comunicativa che strapazza l’intelligenza del popolo sovrano, lancia questa demenziale usanza dell’hasthag per promuovere il mini tesoretto che il governo vorrebbe mettere da parte nel proprio bilancio con misura a sostegno del welfare.

E’ dunque il portavoce Filippo Sensi del giovane toscano che in cordata con alcuni componenti della Ditta PD ha messo in moto promesse: dall’edilizia popolare, alle partite iva, dalle pensioni minime, agli asili nido, le proposte fioccano fioccano fioccano …e intanto noi scopriamo il giochino balordo…

Renzi, fonte Il Sole 24 Ore: “Nel Def «non ci sono tagli e non ci sono aumenti della tasse: so che non ci siete abituati, ma da quando siamo al governo abbiamo operato una riduzione costante della pressione fiscale»”.

Nella Nota di Aggiornamento del Def, dell’ottobre 2014, si è previsto un aumento delle tasse da 786 nel 2014 a 854 nel 2018, con una pressione fiscale record nel 2016, con il 43,6% sul Pil, ben superiore al 43,3% del 2014.

Il documento è stato firmato anche da Renzi, che, evidentemente, o non legge ciò che firma, o ha preoccupanti vuoti di memoria, o mente ben sapendolo.Si tenga conto che poi la Commissione Europea ha inasprito il documento dell’ottobre scorso, riducendo il deficit dal 2,9%, chiesto da Renzi, al 2,6%. Quindi i dati sotto mostrati sono leggermente più positivi di quanto poi deciso definitivamente.

Padoan spiega che “il Pil previsto per il prossimo triennio è quindi di +0,7 nel 2015, di +1,4 nel 2016 e di +1,5 nel 2017. Sul fronte dell’indebitamento il rapporto deficit-pil si dovrebbe attestare al 2,6% nel 2015, all’1,8% nel 2016 e all’1,7% nel 2017″.

Il punto interessante è che la prosopopea della “ripresa”, delle “riforme”, del “taglio delle tasse”, è identica a quella di un anno fa, e anche allora i numeri stimati erano identici a quelli di oggi, con l’aggravante che le previsioni di un anno fa sono state tutte errate e vengono rinviate ad oggi, nella speranza che, una volta o l’altra, ci si colga (il 2014 si è chiuso con una recessione dello 0,4% contro una stima di crescita, nell’aprile 2014, dello 0,8%: un errorino di una ventina di miliardi in otto mesi).

Non c’è dubbio che i Comuni siano stati zittiti  dalle minacce di Renzi per non reagire perché a rischio comunque sono i servizi ai cittadini perché i tagli ci saranno. Ma perché anche Padoan che aggiunge solo una N al suo predecessore Padoa che nel 2007 inventò il tesoretto ( finto) si presta a far pensare che sia possibile cancellare le clausole di salvaguardia ????????.

E poi signore e signori accettiamo silenziosamente che il PD  sia il manovratore folle attraverso i messaggini di una comunità esclusiva che Governa l’Italia? Io no!

Tesoretto, magico tesoretto

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