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Due donne, l’una di professione giornalista e corrispondente da Roma di Obs, le Nouvel Observateur, padovaniMarcelle Padovani e l’altra di professione sindacalista poco incline allo status quo, Susanna Camusso hanno smacchiato l’uomo in felpa rossa, il Maurizio Landini, il leader della Fiom, la categoria dei metalmeccanici che per la terza volta scommette sull’idea, già naufragata, della coalizione sociale.

Landini lasci stare mio marito […] deve smettere di usare il nome di Bruno Trentin come ispiratore del proprio pensiero e della propria azione, è stata la bacchettata sulle mani della Padovani al leader della Fiom per essersi rifatto a trentinTrentin, al comandante Leone delle Brigate Rosselli che costruì con la Fim di Pierre Carniti e la Uilm di Giorgio Benvenuto, sfidando, da par suo, non solo la Cgil ma il vecchio Pci, la gloriosa Flm dell’autunno caldo.

Perchè questa presa di posizione così netta e dura? Perchè Trentin, pensava e agiva in modo assolutamente diverso: era critico verso l’autonomia del politico, ma altrettanto critico verso l’autonomia del sociale, che inevitabilmente conduce all’isolamento velleitario o al corporativismo, ha rimarcato la Padovani.

Insomma, Trentin non avrebbe sostenuto – e in tal senso parla la sua lunga e onorevolissima esperienza di dirigente della Cgil e della Fiom – l’idea di una coalizione sociale, tanto è stato attaccato all’autonomia della Cgil e della Fiom dalle forme politiche e dai partiti, contrario al sindacato cinghia di trasmissione, per affermarne sia la funzione di soggetto politico che la pari dignità tra rappresentanza politica e rappresentanza sindacale, nella cornice dell’autonomia.

L’altra donna dagli occhi chiari, che ha iniziato giovanissima l’attività sindacale nella Cgil con le 150 di formazione continua fortemente volute da Trentin perchè, osservava, anche l’operaio deve, se lo vuole, saper suonare il violino, ha, sorridendo, rimproverato Landini su un punto niente affatto secondario, il richiamo abituale al Papa: Giovanni XXIII, te lo potevi risparmiare.

Non è stata, quella della Camusso, una banale, semplice battuta, è stata qualcosa di più e di culturalmente significativo che rarissimamente s’ode a sinistra dove la parola laicità è stata abolita da tempo per ingrossare il fiume di elogi a Papa Francesco: il richiamo alla laicità che non deve, non dovrebbe mancare, nell’agire anche del sindacato.

Entrambe le bacchettate sulle mani all’uomo in felpa rossa – l’uso improprio di Trentin ed il richiamo che si poteva risparmiare a un Papa degli anni ’60 – dicono di un vuoto di idee e di progettualità, tema caro a Trentin quanto il trasformismo, e di doppiezza togliattiana per cui quel che si dice alla gente, slogan e parole d’ordine, non sempre, o mai è quel si dice ai piani alti del partito e…..anche del sindacato!

Se l’opposizione al Governo Renzi, che è, per Landini, peggio di Berlusconi, è quella che si è materializzata, sognando la Syriza italiana o Podemos, a piazza del Popolo, dopo il lepinista Matteo Salvini, il Premier attuale può davvero star sereno per i prossimi anni: in realtà, è più verosimile che Landini punti a scalare la segreteria generale della Cgil dato che la Camusso è in uscita per fine mandato.

Il guaio è che a pagare il costo sarà la malconcia Fiom in calo di iscritti che per la terza vedrà il naufragio dell’idea di una coalizione sociale, dopo i tentativi, entrambi falliti, nel 2001, di Claudio Sabbatini con i no-global all’epoca del G8 di Genova e nel 2006, di Gianni Rinaldini con sindacati di base e centri sociali all’epoca del Governo di Romano Prodi, il poeta morente, come lo definì l’ex-Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, nel dare l’addio per la seconda volta a un governo di centro-sinistra.

Due donne smacchiano l'uomo in felpa rossa: Giovanni XXIII te lo potevi risparmiare

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