Skip to main content

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Tino Oldani apparso su Italia Oggi,il quotidiani diretto da Pierluigi Magnaschi.

I tedeschi sono convinti che la Germania ha già pagato troppo per aiutare i paesi in difficoltà dell’eurozona. Per questo dicono «nein» ad altre iniziative europee che, a loro avviso, si configurano come aiuti per i vicini spendaccioni, primo fra tutti il quantitative easing proposto da Mario Draghi, presidente della Bce.

Contrastare ulteriori finanziamenti ai paesi cicala è diventato addirittura il cavallo di battaglia di un partito tedesco euroscettico (Alternative fur Deutschland), che sta erodendo consensi alla Cdu di Angela Merkel. Per questo, la cancelliera non perde occasione per bacchettare quei paesi, come la Francia e l’Italia, che, a suo avviso, non fanno abbastanza per tenere i conti pubblici in ordine. A darle man forte, oltre al ministro delle finanze, Wolfgang Schauble, uno dei più solerti è il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, che in passato è stato il suo principale consigliere economico.

In questo senso, la recente intervista di Weidmann a Repubblica contiene alcune perle di ipocrisia politica che non devono passare sotto silenzio. A suo dire, «se titoli sovrani di basso rating (come sono ora quelli dell’Italia, ndr) venissero acquistati dalla Bce, rischi di politica finanziaria verrebbero messi in comune dalla Banca centrale, aggirando governi e parlamenti». Per questo il «nein» di Weidmann al quantitative easing di Draghi si configura anche come una lezioncina di democrazia. Peccato che finora nessuno in Italia, governo e Banca d’Italia compresi, abbia rispedito al mittente una simile accusa. Se in Europa c’è un vero specialista nell’aggirare governi e parlamenti per fare i propri interessi, questo paese è proprio la Germania.

Ciò è vero soprattutto nel settore finanziario, dove, pur di salvare le proprie banche, che erano sull’orlo del fallimento a causa delle folli speculazioni sui derivati, il governo della signora Merkel non ha esitato a servirsi della Troika (Bce, Ue, Fmi) e dei suoi metodi anti-democratici. Le devastazioni sociali compiute dalla Troika in Irlanda, Spagna e Grecia, fatte con il pretesto dei conti pubblici fuori posto, ma con l’obiettivo tacito di salvare proprio le grandi banche tedesche e francesi, sono lì a dimostrarlo.

Premessa. A questi tre paesi, a partire dal 2000 (introduzione dell’euro), le banche tedesche hanno elargito per anni ingenti prestiti, impiegati per finanziare alcune grandi iniziative immobiliari, oltre all’importazione massiccia di prodotti tedeschi. In questo modo, con una tecnica chiamata «vendor financing», cioè prestando soldi agli acquirenti delle sue esportazioni, la Germania si è autofinanziata in parte il proprio miracolo economico. Ma nel 2008, allo scoppio della crisi dei subprime, le banche tedesche si sono trovate troppo esposte verso i paesi periferici dell’euro, ai quali avevano concesso crediti per 900 miliardi di euro, somma superiore di 2,5 volte il loro stesso capitale.

Come recuperare prestiti così ingenti, dopo che la crisi aveva investito i debiti sovrani dei paesi periferici dell’euro? Come evitare il fallimento? A conti fatti, la Troika è stata il grande alleato delle banche tedesche: i suoi interventi sono stati infatti decisivi per il loro salvataggio, mentre ben poco è rimasto ai paesi «aiutati». Anzi, questi ultimi sono stati costretti a massacrare i loro cittadini con le tasse e con il taglio drastico della spesa pubblica (che ha colpito sanità, pensioni, stipendi e occupati nel pubblico impiego), pur di restituire centinaia di miliardi alle banche tedesche.

I numeri parlano chiaro. L’Irlanda, a partire dal 2010, ha ricevuto dalla Troika 67,5 miliardi di prestiti (soldi di tutti gli europei e non solo dei tedeschi), a fronte dei quali ha poi trasferito 89,5 miliardi al settore finanziario, dei quali 55,8 miliardi sono finiti alle banche creditrici straniere, tutte tedesche e francesi. In Spagna, nel 2012, le banche locali avevano un’esposizione verso le banche tedesche per 40 miliardi. Sommandoli al debito totale del paese verso le banche tedesche, si arrivava a 100 miliardi. Per fare fronte a questi debiti, la Spagna ha chiesto e ottenuto dalla Troika un prestito di 100 miliardi, in cambio di riforme drastiche. Un’operazione che la rivista International Financing Review ha definito «un salvataggio nascosto delle banche tedesche».

In Grecia, la gran parte dei 240 miliardi del «piano di salvataggio» finanziato dalla Ue e dal Fmi è stato dirottato dalla Troika alle banche creditrici, per lo più tedesche e francesi, per circa 160 miliardi. Così il 77% degli aiuti ricevuti sono andati alle banche straniere, mentre alla Grecia sono rimasti solo 46 miliardi per ridurre il proprio debito pubblico, che tuttora ha un buco di 2,5 miliardi nonostante il governo abbia pagato 34 miliardi di soli interessi sul debito, imponendo sacrifici enormi alla popolazione. In pratica, come hanno rivelato i verbali segreti di una riunione del Fmi pubblicati dal Wall Street Journal, il salvataggio della Grecia «è stato concepito solo per salvare i creditori», cioè le banche tedesche. Il tutto, riducendo governo e parlamento greci a tappetini. Che ora Weidmann venga a dare lezioni di democrazia è davvero il colmo!

Ecco come l'Europa sta salvando la Germania (e non i Paesi periferici)

Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Tino Oldani apparso su Italia Oggi,il quotidiani diretto da Pierluigi Magnaschi. I tedeschi sono convinti che la Germania ha già pagato troppo per aiutare i paesi in difficoltà dell'eurozona. Per questo dicono «nein» ad altre iniziative europee che, a loro avviso, si configurano come aiuti per i vicini spendaccioni, primo…

Strasburgo pro Palestina, ecco come Forza Italia si è divisa

Il Parlamento europeo, nel corso della seduta plenaria di questa settimana a Strasburgo, ha approvato con un'ampia maggioranza una risoluzione che auspica il riconoscimento di uno Stato Palestinese. Gran fermento la sera prima del voto tra i deputati italiani di Forza Italia membri del gruppo PPE che hanno cercato fino alla fine di “ammorbidire“ il testo concordato dal presidente della…

Perché in Italia è in atto la congiura del silenzio sul Facta

In queste settimane, uno dei temi caldi sulla stampa internazionale riguarda gli effetti del FATCA (Foreign Account Tax Compliance Act), una norma americana recepita dall’Italia l’estate scorsa sugli intermediari finanziari, sulle famiglie e sugli individui. Due importanti columnist del ‘Project syndacate’, appena effettuati i loro adempimenti con il FATCA, sono andati ai più vicini consolati americani a rinunciare alla loro nazionalità americana…

Quelle parole che spaventano

Al consiglio comunale di Faenza, un sindaco si è permesso votare insieme ad altri 14 componenti del consiglio comunale di cui 6 di area Pd, un ordine del giorno presentato da un consigliere di minoranza dal titolo "valorizzazione e sostegno della famiglia naturale" che ha minato la pace di parecchi. Vi faccio presente che nelle sedi rosse ormai sbiadite, mettere…

Se neanche i preti fanno il presepe

Finché sono le istituzioni laiche ad attaccare il presepe, uno dei simboli più forti e belli della tradizione cattolica - come puntualmente avviene ogni anno e come anche quest’anno è accaduto in una scuola pubblica di Bergamo e a Nantes dove il tribunale amministrativo ha vietato la presenza dei presepi nei luoghi pubblici - ovviamente la notizia spiace ma non…

Ecco la strategia sudista di Salvini: un mix tra Renzi, Grillo e Fini

Con un tocco di maquillage ha fatto sparire il verde padano e la dicitura “Lega Nord” per metterci il suo nome. IL SIMBOLO PER IL CENTRO SUD “Noi con Salvini” è il simbolo che Matteo Salvini presenterà alle prossime elezioni, a partire dalle Regionali, per esportare il Carroccio al centro Sud. Blu e giallo, i nuovi colori. “Che mescolati insieme…

Chi guadagna e chi perde con il petrolio che punta ai 40 dollari al barile

Giù in picchiata fino a quota 40 dollari. Il petrolio, di settimana in settimana, viene visto sempre più in crollo dagli analisti. I target di questi giorni non osano violare la soglia dei 60 – anche se il Brent la ha già sfondata, ma i più ribassisti non hanno remore a puntare venti dollari più in basso. Soprattutto dopo l’ultima…

Perché non ci si può stupire se l'eversore Grillo insulta Napolitano

Il mondo è pieno di persone che si prodigano ad inventare l’acqua calda, poi vanno in giro a raccontare che quella è la scoperta del secolo. Il fatto è che trovano sempre degli interlocutori  che ci credono. E’ il caso recente di un saggio di successo ‘’Lo Stato innovatore’’ di Mariana Mazzucato (Anticorpi, Laterza, 18 euro), molto in voga nei…

Sony Hack, ecco tutte le ipotesi sui responsabili

La vicenda del Sony Hack segna un punto a favore degli hacker (per ora): Sony Pictures ha deciso di ritirare dal mercato il film The Interview, la pellicola che ironizza sul regime dittatoriale nordcoreano e sul suo leader Kim Jong-Un. Sono stati cancellati la data di uscita di Natale e i progetti d’uscita in tv on-demand o con l’home video; gli hacker…

Afghanistan e Pakistan: fragili e strategici

Some news by Linee strategiche (a narrative of global complexity)   Shakti Sinha, South Asia Monitor, 18 dicembre 2014, Afghanistan should not make a false choice. "Recent developments in Afghanistan, particularly President Ashraf Ghani’s reaching out to China and Pakistan and the apparent moving away from India, has dismayed many Indian commentators. (...)". http://www.lineestrategiche.org/news/afghanistan-should-not-make-a-false-choice-shakti-sinha-south-asia-monitor-/ Sanchita Bhattacharya, South Asia Monitor, 18 dicembre 2014,…

×

Iscriviti alla newsletter