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I ministri dell’Energia dei Paesi membri dell’Opec hanno trascorso 48 ore insieme a Vienna senza trovare un’intesa concreta sui tagli della produzione di petrolio. In linea generale si è deciso di non ridurre quanto fatto fino ad ora, frenando in questo modo un aumento immediato.

A FAVORE E CONTRO IL TAGLIO

Il ministro del Petrolio iracheno, Adel Abdel Mehdi, ha detto che il prezzo attuale del greggio è “inaccettabile” e che “bisogna fare qualcosa… Si devono usare tutti i mezzi per alzare il valore”, ha detto facendo un chiaro riferimento al taglio della produzione. Ma il ministro del Petrolio dell’Arabia saudita, Ali al-Naimi, che guida il voto degli stati del Golfo persico, non ne vuole sapere. Ha dichiarato che spera che il mercato “finalmente si stabilizzi da solo”, il che lascia intendere che non ci saranno tagli. Senza il consenso dell’Arabia saudita, qualsiasi decisione in questa materia è irrealizzabile.

COMBATTERE LA CONCORRENZA

Inoltre, il ministro dell’Energia dell’Iran, Bijan Zangeneh, ha detto che alcuni membri dell’Opec considerano che questo è il momento di difendere la propria quota del mercato di fronte all’aumento della produzione di Paesi fuori dall’organizzazione. Tra i concorrenti di prima linea ci sono i produttori americani di shale oil. Ma l’Opec potrebbe essere davvero costretta ad aspettare una frenata dello shale oil. Secondo il Sole 24 Ore, il tetto produttivo sarebbe fermo a 30 milioni di barili al giorno. Qualsiasi possibile taglio non dovrebbe superare i 200-300mila bg: “L’Opec prevede che il fabbisogno del suo greggio calerà a 29,2 milioni di barili al giorno nel 2015. A quel punto ce ne sarebbero comunque 800mila di troppo”.

COLPI DI SCENA

Ma c’è ancora tempo per colpi di scena. Il vertice dell’Opec deve ancora trovare una soluzione al crollo del prezzo del petrolio: da giugno scorso il valore del greggio è caduto del 30%. Il Venezuela, uno dei maggiori Paesi produttori di petrolio, ha insistito sulla necessità di aumentare la cooperazione dentro l’organizzazione e stringere i legami con i Paesi produttori che non sono membri, tra cui la Russia. A Vienna sono presenti anche il presidente della statale Rosneft, Serguéi Bogdánchikov, e il ministro dell’Energia russo, Alexander Novak.

INTERESSI RUSSI

La Russia ha bisogno di un aumento dei prezzi del petrolio per compensare le perdite economiche delle sanzioni imposte dopo la crisi ucraina e cerca di influire sull’Opec per un taglio di produzione. La controfferta? La riduzione da parte di Mosca di 300mila barili al giorno. Secondo la Bbc, questo accordo dimostra l’uso che ne farà Vladimir Putin del petrolio come arma politica; una pratica non nuova viste le strategie di pressione con il gas.

IL POTERE ENERGETICO DEGLI USA

Mentre Goldman Sachs prevede che il prezzo continuerà a cadere nel 2015, sia il referente Brent che il Texas, il Financial Times sottolinea le perdite sugli investimenti statunitensi su compagnie petrolifere e di gas che rischiano di affrontare grosse perdite nei prossimi mesi.
Gli analisti di Goldman Sachs insistono che la proliferazione del fracking americano che fa possibile l’estrazione di shale gas può spingere ancora il presso del petrolio in basso. Forse l’Opec deve coinvolgere nel prossimo vertice il suo nuovo principale concorrente.

Tutte le divisioni nell'Opec

I ministri dell’Energia dei Paesi membri dell’Opec hanno trascorso 48 ore insieme a Vienna senza trovare un’intesa concreta sui tagli della produzione di petrolio. In linea generale si è deciso di non ridurre quanto fatto fino ad ora, frenando in questo modo un aumento immediato. A FAVORE E CONTRO IL TAGLIO Il ministro del Petrolio iracheno, Adel Abdel Mehdi, ha…

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