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Ebola non è sconfitto, ma tentare di arginarne gli effetti e impedire ulteriori contagi è il primo obiettivo della World Health Organization (WHO). Come raggiungere questo risultato? Al di là della ricerca di possibili vaccini, è il lavoro sul campo lo strumento essenziale per sconfiggere la diffusione del virus. Così l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pianificato l’apertura di centri di cura nei paesi più colpiti, ossia Sierra Leone, Guinea e Liberia – si legge sul New York Times – in modo da poter curare chi ha contratto il virus e di impedire ulteriori contagi.

Di pari passo si muovono le comunità scientifiche di tutti i paesi, Stati Uniti, Giappone, Italia, Svizzera e tanti altri. Obiettivo: un vaccino contro Ebola. Le implicazioni del virus sono infatti globali, lo hanno dimostrato i casi che hanno riguardato Stati Uniti, Germania, Spagna, Regno Unito, seppure singoli e meno rilevanti rispetto alla situazione africana.

E di geopolitica della sanità si parlerà a Milano, il 10 novembre, durante la conferenza “Ebola e la nuova geopolitica della salute“, organizzata da Formiche in collaborazione con ASERI e Mediolanum Farmaceutici.

I PASSI DELLA WHO

8 centri di cura in Guinea, 10 in Sierra Leone e 23 in Liberia, sono questi i numeri che la WHO vorrebbe raggiungere, anche se al momento, nei tre Paesi africani, i centri specializzati nel trattamento di pazienti affetti da Ebola sono solo 2 in Guinea, 7 in Sierra Leone e 6 in Liberia, a fronte di casi di contagio ancora molto alti (2200 casi nella settimana del 28 ottobre). Lo riporta sempre il Nyt, con un approfondimento sulla diffusione del virus attraverso una mappa interattiva.

LE STRADE DEL VACCINO

E se da una parte è l’azione sul campo a poter arginare gli effetti di Ebola, attraverso il trattamento dei pazienti contagiati, è sulla ricerca che si punta per riuscire a trovare un vaccino che possa eliminare il problema alla radice. Molte difficoltà nascono dall’impossibilità di studiare e monitorare l’evoluzione del virus nel tempo, ma i Paesi che investono sulla ricerca del vaccino sono molti, e tra questi l’Italia. Al momento non è possibile parlare di vaccini, ma solo di farmaci in grado di limitarne i sintomi peggiori, come il sanguinamento.

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