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“Andrò in Turchia col desiderio di superare gli ostacoli che ancora ci separano dagli ortodossi”. L’ha detto il Papa, qualche giorno fa, incontrando i membri dell’Orientale Lumen Foundation in America.  “La visita del vescovo di Roma al Patriarcato ecumenico e il nuovo incontro tra il Patriarca Bartolomeo I e la mia persona saranno segni del profondo legame che unisce le sedi di Roma e di Costantinopoli e del desiderio di superare, nell’amore e nella verità, gli ostacoli che ancora ci separano”, sono state le parole di Francesco.

IL PROGRAMMA DEL VIAGGIO

Questo, dunque, il cuore della visita brevissima che Bergoglio terrà dal 28 al 30 novembre. Periodo brevissimo, dunque: il primo giorno sarà dedicato agli incontri istituzionali ad Ankara (visita al museo di Atatürk compresa), mentre il 29 il Pontefice sarà a Istanbul, dove visiterà prima il museo di Santa Sofia, quindi la moschea Sultan Ahmet. Di seguito, la Messa nella Cattedrale dello Spirito Santo e la preghiera ecumenica nella chiesa patriarcale di San Giorgio (al termine della quale ci sarà l’incontro privato con Bartolomeo). Domenica, messa privata e divina liturgia con benedizione ecumenica e firma della Dichiarazione congiunta.

IL RAPPORTO CON BARTOLOMEO I

Non saranno dunque i rapporti con l’islam a tenere banco, così come non lo furono nel viaggio di primavera in Terra Santa. Anche allora il cuore del viaggio fu rappresentato dalle relazioni con il patriarcato ecumenico di Bartolomeo I, con il quale gli incontri sono frequenti in questo primo anno e mezzo di pontificato. E proprio Bartolomeo I, ha dichiarato che il viaggio è “un segno importante del reciproco attaccamento fra le chiese ortodossa e cattolica”. Parlando a un gruppo di giornalisti austriaci ricevuti al Fanar – riporta l’Osservatore Romano – l’arcivescovo di Costantinopoli ha precisato “che non ci saranno gesti spettacolari, ma la dichiarazione che sarà firmata durante l’incontro costituirà una tappa importante nelle relazioni tra le due chiese”. Bartolomeo I ha chiarito che il percorso di riconciliazione è ancora lungo, visto che “la quasi millenaria separazione non può essere superata dall’oggi al domani”.

“DIALOGO CHE PROCEDE LENTAMENTE, MA RAPPORTI PERSONALI BUONI”

“Le due Chiese”, ha osservato ancora il patriarca, “sono in dialogo, un dialogo di amore e carità. Un dialogo che non è vago idealismo ma un cammino reale che, anche se alle volte irto di difficoltà, non si ferma, perché l’amore stesso ce lo comanda. Così anche le nostre relazioni interpersonali rappresentano una dimensione essenziale nel nostro approccio. Negli ultimi decenni, se il dialogo teologico procede lentamente, secondo i tempi voluti da Dio, i nostri incontri interpersonali corrono più spediti”.

PELLEGRINAGGIO SULLE ORME DI RONCALLI E WOJTYLA

E il Papa la pensa allo stesso modo, visto che il pellegrinaggio ormai prossimo è fatto sulle tracce di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II: “L’esempio di questi due Santi è sicuramente illuminante per tutti noi, perché essi hanno sempre testimoniato un’ardente passione per l’unità dei cristiani”.

QUESTIONE STATO ISLAMICO

Il resto dei problemi (aperti e delicati) rimane sullo sfondo. A cominciare dalla minaccia dello Stato islamico, che tra Siria e Iraq è giunto a minacciare i confini turchi. Confini sui quali, s’era detto nei mesi scorsi, il Papa avrebbe voluto recarsi. Niente di tutto ciò: se il Papa andrà un giorno nelle zone martoriate dall’esercito del Califfo – che Francesco ci pensi l’ha confermato anche il cardinale Fernando Filoni, prefetto della congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli – sarà per portare solidarietà e vicinanza alle popolazioni cacciate di casa la scorsa estate.

Il Papa in Turchia per rinsaldare i rapporti con gli ortodossi

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