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Se fossi un bravo scacchista, mi raffigurerei l‘ipocrita tenzone fra Grecia ed Europa come una raffinata partita di scacchi, atteso che tutto si gioca sulla strategia e sulla tattica. Su avanzate e ritirate.

I greci infatti, nella persona del nuovo governo, hanno fatto la prima mossa, iniziando la partita, e adesso siamo nel mezzo di una tenzone vieppiù accesa dove, improvvisamente, è arrivata la mossa della Bce, che ha deciso di non accettare più i titoli del debito pubblico greco come collaterale per le sue operazioni di liquidità, cui sono seguite vertici politici, dichiarazioni roboanti e tutto l’armamentario delle trattative.

Purtroppo non sono un valente scacchista. Ma ho imparato ad apprezzare, nelle mie occasionali partite, quella che usualmente viene chiamata la mossa del cavallo.

Il cavallo, negli scacchi, ha la pregevole caratteristica di poter scavalcare tutti gli altri pezzi e gode di una grande mobilità a 360 gradi che è facile spiazzi l’avversario. Spesso la mossa del cavallo decide le sorti di una partita.

La mossa della Bce mi ci ha fatto pensare immediatamente.

Giudico peraltro oziose le osservazioni di coloro che hanno profittato dell’evento per dire che la Bce è l’unica entità europea funzionante, e quindi decisiva della partita. La mossa della Bce è una mossa squisitamente europea, intesa l’Europa quale coacervo di istituzioni sovranazionali, inquadrate nei trattati, nei quali anche la Bce trova la sua origine.

Per farvela semplice: forse la Bce è il cavallo, e si muove anche con un certo grado di libertà. Ma il Re, nella nostra scacchiere, è l’Ue. Così come nella parte avversaria è lo stato sovrano greco. I continui riferimenti alla Germania, che certo ha voce in capitolo ma non è l’Europa, rischiano di confondere le acque. O di servire alle solite penose strumentalizzazioni che qui cerco di risparmiarvi/mi.

Il cavallo Bce adesso ha messo sotto scacco il Re greco. Il governo greco quindi dovrà fare una mossa per sottrarsi dalla minaccia del cavallo per evitare lo scacco matto. E di solito, nel gioco degli scacchi, quando si finisce sotto scacco si finisce sempre col dover sacrificare qualche pezzo del proprio schieramento.

Ma non si capisce bene il senso di questa affermazione se non si leggono con attenzione la breve nota della Bce e i suoi annessi e connessi, in particolare il regolamento che disciplina il funzionamento delle ELA, ossia le procedure per l’erogazione di liquidità di emergenza alle quali la nota Bce fa esplicito riferimento.

Come al solito, e dico purtroppo, bisogna rassegnarsi a infliggersi letture noiose se si vuole capire quello che succede.

Cominciamo dalla nota Bce, per fortuna assai breve. Ve lo traduco (scusate l’approssimazione) perché temo che pochi l’abbiano letta e perchè molto utile.

Parte prima: “Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) ha deciso di revocare la clausola di non pregiudizio che riguarda gli strumenti di debito negoziabili emessi o integralmente garantiti dalla Repubblica ellenica. La clausola di non pregiudizio ha permesso che tali strumenti fossero utilizzati nelle operazioni di politica monetaria dell’Eurosistema, nonostante il fatto che essi non soddisfacessero i requisiti minimi di rating del credito. La decisione del Consiglio direttivo si basa sul fatto che non è attualmente possibile ipotizzare una positiva conclusione della revisione del programma ed è in linea con le regole dell’Eurosistema esistenti”.

Questa prima parte merita alcune considerazioni. La prima è che la decisione è stata presa dal consiglio direttivo, non quindi dal presidente in splendida solitudine. Il consiglio direttivo, lo ricordo, è composto dai sei membri del consiglio esecutivo e dai 19 governatori delle altrettante banche centrali dell’eurozona. In assenza di minute non sappiamo come abbia votato il governatore della banca centrale greca, ma vorrei tanto saperlo.

La seconda è che la clausola di non pregiudizio era collegata al programma di rientro, quindi la Grecia, per i noti fatti, era sotto procedura di prestito condizionato. Tale consuetudine è antica quanto l’Europa monetaria stessa. Quindi avendo il governo greco di fatto disdettato le condizioni del prestito, quest’ultimo è decaduto.

Parte seconda: “Questa decisione non comporta conseguenze per lo stato di controparte delle istituzioni finanziarie greche nelle operazioni di politica monetaria. I fabbisogni di liquidità delle controparti dell’Eurosistema, per le controparti che non dispongono di sufficienti garanzie alternativa, possono essere soddisfatti dalla banca centrale nazionale competente, per mezzo di liquidità di ultima istanza (ELA) nel rispetto delle regole dell’Eurosistema esistenti”.

Traduco: le banche greche continuano ad essere considerate controparti per le operazioni di fornitura di liquidità dietro deposito di collaterale, bond greci inclusi, ma lo sono nei confronti della banca centrale greca, la quale, per procurare i mezzi necessari, può utilizzare la procedura ELA. In sostanza il debito dello stato greco scontato dalle banche greche se lo deve tenere in pancia la banca centrale greca.

Nel documento che spiega come funziona l’ELA leggo infatti che l’emergency liquidity assistance, (ELA) “consiste nell’erogazione da parte delle banche centrali nazionali (BCN) dell’Eurosistema di moneta di banca centrale a favore di un’istituzione finanziaria solvibile che si trovi ad affrontare temporanei problemi di liquidità, senza che tale operazione rientri nel quadro della politica monetaria unica. La responsabilità dell’erogazione di ELA compete alle rispettive BCN. Ciò significa che qualsiasi costo e rischio derivante dalla concessione di ELA è sopportato dalle rispettive BCN”.

In sostanza il debito pubblico greco diventa un problema della banca centrale greca. In perfetto spirito QE.

Saranno contenti i sovranisti, penso.

Ma c’è un ma. “L’articolo 14.4 dello Statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea attribuisce al Consiglio direttivo della BCE la competenza di limitare le operazioni di ELA qualora valuti che interferiscono con gli obiettivi e i compiti dell’Eurosistema”. Le decisioni in tal senso sono prese con la maggioranza dei due terzi.

Ma soprattutto, per poter decidere, “il Consiglio direttivo deve essere informato tempestivamente in merito a tali operazioni”. Tale informativa è assolutamente stringente e dettagliata. Inoltre, “nel caso in cui il volume complessivo delle operazioni di ELA previste per una data istituzione finanziaria o un determinato gruppo di istituzioni finanziarie superi un livello di 500 milioni di euro, le rispettive BCN devono informare la BCE il più presto possibile, anteriormente (il corsivo è mio) all’erogazione dell’assistenza che si intende concedere”.

Non vi basta come condizionalità? Allora aggiungo questo: “Se il volume complessivo delle operazioni di ELA previste per una data istituzione finanziaria o un determinato gruppo di istituzioni finanziarie supera un livello di 2 miliardi di euro, il Consiglio direttivo valuterà la possibilità di un rischio di interferenza con gli obiettivi e i compiti dell’Eurosistema”.

Capisco perciò che la mossa del cavallo europeo, la Bce, ha già sortito un effetto, oltre a quello di far finire sotto scacco il Re: si è mangiato il cavallo della Grecia, ossia la Banca centrale nazionale, di fatto finita sotto tutela pure se sembra il contrario, e destinata a gravarsi di rischi che limiteranno la sua capacità di giudizio.

L’ELA lo può attivare, ma sempre condividendo la decisione con l’Eurosistema ed entro certi limiti, poco confacenti all’ammontare dei rifinanziamenti necessari alla Grecia.

Leggo le dichiarazioni rassicuranti del governo greco, che giura di non aver problemi perché tanto c’è l’ELA, come una penosa quanto forse inconsapevole sottovalutazione del problema. Ossia che il Re greco, ossia lo stato sovrano, è sotto scacco, e ha già perso il cavallo. E questo spiega bene perché nelle ultime ore le dichiarazioni dei politici greci siano diventate assai più concilianti.

Ora tocca ai greci fare la loro mossa.

Ma sono circondati.

Scacco al Re greco con la mossa del cavallo Bce

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