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Nell’attesa delle prossime mosse di Vivendi contro l’accordo tra Tim, Kkr, Mef e F2i per la vendita da 18,8 miliardi di Netco (rete primaria e secondaria) a cui va aggiunta la cessione dei cavi di Sparkle, oggetto di un negoziato tra Tesoro ed ex Telecom dopo il rifiuto del gruppo telefonico dell’offerta arrivata da Via XX Settembre, la società guidata da Pietro Labriola marcia spedita verso l’approvazione del nuovo piano industriale, sul tavolo del board il prossimo 6 marzo. Forte di conti, quelli del 2023, decisamente buoni. Consapevole che i giochi per la vendita degli asset menzionati alla cordata guidata dal fondo americano, con il Tesoro (20%) ed F2i, sono quasi fatti, sempre che Vivendi non riesca a spuntarla in tribunale (il ricorso contro la cessione è stato presentato lo scorso dicembre).

LO SPRINT NEL 2023

Partendo proprio dai numeri, Telecom ha archiviato il 2023 con ricavi in crescita del 3,2% a 16,3 miliardi di euro e con l’Ebitda che è aumentato del 6,8% a 5,7 miliardi. Una spinta significativa arrivata dai numeri della controllata brasiliana. Tim Brasil si conferma, infatti, in forte crescita nel 2023 con ricavi da servizi per 4,3 miliardi (+10,8%), Ebitda organico a 2,1 mld (+14,7%). E bene si è chiuso anche il quarto trimestre dello scorso anno, con ricavi in crescita dell’1,9% a 4,3 miliardi, spinti dai servizi, il cui fatturato è cresciuto del 3% a 4 miliardi grazie al contributo positivo ancora del Brasile (+8,2%) e del domestico (+1,2% a/a), che torna a crescere dopo 22 trimestri.

In termini d’indebitamento finanziario netto, al 31 dicembre 2023 si attesta a 20,3 miliardi, in aumento di 0,3 miliardi rispetto al 31 dicembre 2022 e in calo di 835 milioni sul trimestre precedente. L’indebitamento finanziario netto rettificato è, invece, pari a 25,7 miliardi, mostrando un aumento di 0,3 miliardi rispetto al 31 dicembre 2022. Ed è qui che entrerà in gioco l’operazione con Kkr, che mira proprio a permettere a Tim di abbattere il debito, liberando risorse per gli investimenti e a ridare carburante al titolo del gruppo, che negli ultimi sei mesi ha perso l’1,6% in Borsa, ma oggi in allungo dello 0,3% e del 4% negli ultimi 5 giorni.

E attenzione a un possibile ritorno alla cedola, in un futuro non troppo lontano. “Se non c’è un utile, non abbiamo dividendi da distribuire agli azionisti di risparmio e la stessa cosa potrebbe essere valida per gli azionisti ordinari. Questo non accadrà probabilmente con i risultati del 2023, lo considereremo una volta chiuso il deal con Kkr su Netco. Possiamo dare delle idee nei prossimi mesi”, ha chiarito Adrian Calaza, direttore finanziario di Tim, nel corso della call con gli analisti. “Vedremo un effetto chiaro quando daremo i risultati di bilancio fra un paio di settimane e ci sarà l’effetto dei dividendi ricevuti in Italia dal Brasile”, ha aggiunto.

LA ROTTA DI LABRIOLA (GUARDANDO AL RISIKO)

All’indomani della pubblicazione dei risultati relativi al 2023, Labriola, parlando con gli analisti, ha ribadito la volontà della società di procedere spedita verso il disimpegno di Netco, nonostante Vivendi, principale azionista di Tim, abbia inviato pochi giorni fa a tutti i membri del cda dell’ex Telecom i pareri richiesti lo scorso ottobre a cinque giuristi che gli confermavano che serviva un’assemblea straordinaria per deliberare la vendita degli asset, oltre che passare dal comitato parti correlate per realizzare l’operazione.

“Sì, continuiamo ad essere tranquilli a proposito delle tempistiche, continuano a prevedere come scadenza il closing prima dell’estate. Confermo il carattere vincolante dell’accordo con Kkr. Non c’è modo di saltare il closing, siamo sicuri che lo chiuderemo tra giugno e luglio”, ha aggiunto. Facendo un quadro dei vari step prima di arrivare al traguardo per Netco con Kkr ha chiarito che “quello più importante è l’autorizzazione a livello di Ue. Non prevedo grossi problemi perché la concentrazione è fatto fisico e non vediamo grossi problemi. Appena arriva l’autorizzazione Antritrust chiuderemo il closing“.

Labriola ha poi parlato della necessità di consolidamento dell’intero mercato delle telecomunicazioni, soprattutto in Italia, dove la presenza di una forte concorrenza e l’arrivo di Iliad (la cui offerta per il ramo italiano di Vodafone per 10,4 miliardi è stata rifiutata) ha eroso i margini del comparto. “Certo possiamo fare parte della partita ed è importante capirlo, se staremo alla finestra e si verificherà avremo qualche vantaggio, se avremo una partecipazione attiva avremo alti vantaggi. Dobbiamo comunque essere pronti e stare sul pezzo per capire cosa succederà”, ha spiegato Labriola. Noi siamo pronti a svolgere il nostro ruolo nei prossimi mesi una volta perfezionato il contratto (con Kkr, ndr). Quindi dopo l’estate potremo capire come agire”.

 

Tim, il 2023 sorride a Labriola. Che ora suona la carica in vista del dopo Netco

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