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In questi giorni si leggono proclami quasi apocalittici sul futuro dell’Unione Europea da parte, va da sé, dei conservatori della destra di vari Paesi. Da Mariano Rajoy in Spagna a Antōnīs Samaras in Grecia, passando, naturalmente, per Angela Merkel in Germania.

Anche ai vertici dell’Europa c’è preoccupazione: Jean-Claude Junker a dicembre si era detto preoccupato dell’eventuale vittoria degli “estremisti” salvo poi rettificare dicendo che si riferiva ad Alba Dorata e non ad Alexis Tsipras.

Eppure, va notato, la stampa tedesca definisce il partito di Alexis Tsipras, Syriza, un partito di sinistra populista e radicale. Insomma, un epiteto per niente rispettoso e sopratutto per niente calzante. Alexis Tsipras ha chiarito che non accetterà oltre, in caso di vittoria, le imposizioni dall’EU conservatrice e che applicherà un piano di sostegno alla popolazione che prevede interventi per famiglie povere, distribuzione di generi alimentari e medicine gratuite, ridefinizione del debito e degli accordi con Bruxelles. Per il leader ellenico la Grecia è vicina ad un cambiamento storico.

Una cosa è certa: i conservatori tedeschi fremono all’idea che la Grecia possa passare sotto al controllo della sinistra anti-austerità perché vedono minacciata la loro posizione “egemone” proprio a livello europeo.

Stesse preoccupazione suscita l’ascesa di Podemos in Spagna. Un movimento giovane che, come scriveva già a novembre Gad Lerner sul suo blog, ha in comune con Syriza una leadership giovane e carismatica con esperienza politica forte alle spalle. I messaggi che questi movimenti danno sono gli stessi: basta austerità, più tutele e democrazia. Si può essere contrari? Che questi movimenti non siano affatto “estremisti” lo spiega bene su Internazionale Bernard Guetta

Dietro le minacce di uscita dall’Euro della Grecia, per esempio, in caso di non “rispetto dei patti” da parte di Tsipras (dato ormai vincitore) c’è la paura della Merkel di perdere il suo controllo sulla linea di politica economica dell’Unione e di non recuperare, o peggio ancora di perdere ulteriore consenso in casa propria. I tedeschi, purtroppo, hanno ceduto alla fronda euroscettica e anti-immigrati della destra populista e xenofoba rappresentata dall’Alternative für Deutschland (AfD) che nelle ultime elezioni regionali in Turingia e Brandeburgo ha superato la soglia del 10% diventando di fatto una forza con cui confrontarsi.

Questa situazione però, dalla Spagna alla Grecia, deve far riflettere: c’è una sfida da cogliere in questo momento, come ha scritto l’economista Paul Krugman (che non mi sembra un estremista con basco). Quello che accade oggi in Grecia (se confermato, ricordiamocelo!) potrebbe essere invece uno stimolo per l’Europa a reagire e rimettersi in sella. Bisogna che la sinistra europea prenda coscienza degli errori commessi e si ricompatti rapidamente per proporsi come vera alternativa alle ricette dell’agenda neo-liberista e di destra di questo ultimo decennio o poco più.

Le energie che si stanno muovendo sono una ricchezza da sfruttare. Sono un’opportunità: è miopia politica e malafede vedere in questi movimenti un pericolo democratico poiché non chiedono né l’uscita dall’Euro né di avere soldi a fondo perduto dagli altri Stati. Chiedono, e giustamente, che le loro popolazioni abbiano il diritto di vivere dignitosamente liberi dallo spettro della paura constante dei debiti, della povertà crescente e dell’assenza totale di prospettive per tutti, giovani e meno giovani.

Da Tsipras a Podemos, se la sinistra si sveglia...

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