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Dopo una trattativa sotterranea di sei mesi il Parma Calcio passa nelle mani di un gruppo russo-cipriota che ne acquisisce il titolo sportivo e anche il monte debiti. Un’operazione da 25 milioni di euro con il mistero su chi si cela realmente dietro la cipriota Dastraso Holding Limited. Attualmente il presidente sarà, pro tempore (tre mesi), l’avvocato Fabio Giordano che ha curato i rapporti con i media ed è stato l’unico volto dell’operazione.

GRUPPO
Nonostante la Dastraso Holding Limited sia nata esattamente solo il 7 novembre scorso, si sa che il gruppo per il 60% detenuto da ciprioti e per il 40% da russi, è nei fatti lo stesso che aveva curato la trattativa interrottasi due settimane fa per insolvibilità degli impegni preliminari. Al momento emerge che ha un fatturato da 2 milioni di euro ma nulla di più si evince dal “Portale europeo della giustizia elettronica-registri delle imprese”. Ufficiosamente si sa che i nuovi proprietari del Parma si occupano di business dell’estrazione petrolifera. I nomi degli azionisti non sono stati fatti, ma sino ad oggi le piste hanno portato a Pietro Doca, (in foto) gioielliere albanese da anni trapiantato a Parma, che è il rappresentante legale della Dastraso Holding Limited. Ma Doca è anche uno degli uomini più vicini al petroliere albanese Rezart Taci.

TACI
Tutti lo chiamano «il Petroliere» per i denari ottenuti dal business di gasolio, benzina e derivati. I suoi numeri parlano di un fatturato da 1,5 miliardi di euro fra Tirana, Ginevra e Londra. E pensare che nel 1991 era giunto in Italia dall’Albania con una di quelle navi della speranza, insieme a migliaia di suoi connazionali, in fuga dal comunismo. Già socio e sponsor del Milan Calcio, grande amico di Silvio Berlusconi in persona, il 44enne Taci ha tentato più volte l’ingresso sul mercato del calcio italiano ma senza riuscirci. Lo scorso settembre era stato il presidente del Genoa Enrico Preziosi (il re dei giocattoli) ad incontrarlo: sul piatto la possibilità di un ingresso come socio di minoranza o come main sponsor, ma poi saltò tutto, e qualcuno disse proprio perché il vero obiettivo era il Parma, già in profonda crisi societaria e sportiva. Nel 2009 manifestò l’interesse per il Bologna (è stato Presidente nel dopo Menarini per una sola notte), e nell’ordine anche per Roma e Milan. Il rapporto con il Milan è comunque stretto e costante anche in virtù del legame con l’ad Adriano Galliani e alle sue frequentazioni al ristorante milanese Giannino, “covo” dei rossoneri.

TACI OIL
Base strategica è la Taci Oil. Ha iniziato la sua attività vendendo prodotti petroliferi all’Agip, realizzando i primi depositi nel nord nell’Albania, ma il boom lo ottiene con la privatizzazione dell’Armo, la società petrolifera di stato. Vince la gara nel 2008 con la sua Anika Enterprises, con sede in Svizzera. Da lì prosegue il suo business fino all’acquisto di una banca islamica e dello Sheraton di Tirana. Lo scorso 13 novembre aveva addirittura smentito l’interesse per il club scaligero tramite il suo portavoce.

Ha studiato giurisprudenza all’Università di Alessandria ma senza giungere alla laurea. E ‘stato grazie alla sua partnership con alcuni istituti finanziari come Credit Agricole, Bnp Paribas e i Lloyds di Londra, che Taci ha avviato Taci Oil, che oggi è una delle maggiori società del Paese dotata di 90 stazioni e in grado di assicurare il 35% del fabbisogno albanese.

MILLE INTERESSI
Taci cura molti interessi in diversi settori. E’ presidente della Federazione Albanese degli Scacchi. E’ del 2011 la firma, per la Taçi Oil, di una partnership annuale come premium sponsor con il Milan. Con il padre Mustafa (che siede nel cda delle sue aziende assieme ad altri strettissimi familiari) acquisisce la squadra albanese del KS Gramozi Ersekë e la porta nella serie A del suo Paese, la Kategoria Superiore. Lo scorso luglio ha comprato il club inglese del Leyton Orient, in comproprietà con l’imprenditore romano Francesco Becchetti, che milita nella serie C d’Oltremanica.

OMBRE
Secondo il Direttorio per criminalità economica e finanziaria sarebbe nel mirino della procura albanese per evasione fiscale. Si parla di 15 milioni di dollari. I suoi collaboratori sono sotto osservazione degli investigatori: si tratta di Anika Taci, Mustafa Taci, Drita Alicka, Arianit Kolgega e Irgen Selfo. Tutti sospettati di evasione fiscale e frode finanziaria. Nel 2012 finirono sotto sequestro preventivo i beni immobili ed i conti correnti della sua società di raffineria Armo, oltre che sugli immobili della banca albanese Credins. La Corte di Tirana eseguì una richiesta della Banca Internazionale di Azerbaigian (Iba), il cui pacchetto di maggioranza è controllato dallo Stato, che pretendeva di riottenere la somma di 75 milioni di euro.

twitter@FDepalo

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