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Più che un’altra “guerra fredda”, tra Russia ed Europa si sta scatenando la “guerra del freddo”. Dopo che Vladimir Putin ha annunciato di bloccare il progetto South Stream, il gasdotto che doveva attraversare Russia, Bulgaria, Serbia, Ungheria, Slovenia e Italia per fornire di gas principalmente russo l’Unione europea, lo sguardo si sposta verso le altre alternative di approvvigionamento.

Secondo un rapporto di Energy Information Administration, l’Europa ha una richiesta di 18 bilioni di metri cubici di gas all’anno. Più di un terzo viene dalla Russia e gran parte del gas russo deve necessaria passare per il territorio russo. Nel 2012, la Russia ha soddisfatto il 27% della necessità di uranio dell’Unione europea (5.200 tonnellate). La regione conta su una riserva di 470 bilioni di metri cubici di gas shale, ma l’uso di questa risorsa alternativa non sarà immediato.

La lezione imparata nel 2006-2009, quando alcuni Stati sono rimasti in mezzo a dispute commerciali, ha portato i Paesi europei a ridurre la dipendenza del gas russo promuovendo nuovi collegamenti diretti ai giacimenti dell’Asia centrale.

NABUCCO WEST

Da questa domanda arriva la necessità di sviluppare corridoi alternativi per fare arrivare il gas in Europa. Il più ambizioso è il progetto del gasdotto Nabucco. Circa 1.300 chilometri per portare nel cuore dell’Europa 31 miliardi di metri cubici di gas dal Turkmenistan, Uzbekistan, Azerbaigian, Kazakhstan, Iraq, Iran ed Egitto. Una struttura che cerca di compiere il sogno di unire il centro dell’Europa, dall’Austria, con il Caspio.

Nabucco West è stato proiettato dagli Stati Uniti per trasportare il gas azeri in Europa attraversando Turchia, Bulgaria, Romania e Ungheria. Un progetto ideale per evitare essere vulnerabile ai ricatti russi.

I lavori per la costruzione di Nabucco dovevano cominciare nel 2011 (e finire nel 2019) ma il progetto non è mai decollato. Turkmenistan, Uzbekistan e Kazakhstan hanno scelto il progetto del gasdotto russo gasdotto South Stream. Infine, a giugno del 2013 anche Azerbaigian si è ritirato.

Tra i motivi dell’apparente fallimento l’instabilità geopolitica dei Paesi che potrebbero avere procurato il gas (tra cui Iran e Iraq), l’influenza della Russia su molti dei paesi produttori e di transito e il costo del progetto: 7,9 miliardi di euro.

TRANS ADRIATIC PIPELINE (TAP)

Si chiama Trans Adriatic Pipeline (TAP) il gasdotto che potrebbe attraversare Grecia, Albania e Italia per avvicinare energeticamente l’Europa e l’Asia centrale trasportando 16 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Di circa 900 chilometri, è uno degli ultimi progetti spinti dalla Turchia e Azerbaigian. Gli esperti considerano che è più efficace in termini economici di Nabucco ma gli oppositori sostengono che dietro alla scelta ci sono motivi geopolitici.

BLUE STREAM

Un’altra via del gas è Blue Stream, un sistema di trasporto per la fornitura di gas dalla rete della Russia meridionale alla Turchia attraverso il Mar Nero. Sul sito dell’Eni si legge che il gasdotto ha 16 miliardi di m3/anno di capacità di trasporto. Il sistema è gestito dalla società Blue Stream Pipeline Company BvV (Bspc), una joint venture paritetica tra Eni e Gazprom. Saipem e Snamprogetti sono le due società che hanno sviluppato l’ingegneria di dettaglio, design e engineering dell’installazione e di costruzione di Blue Stream.

TRANS-ANATOLIAN (TANAP)

Nonostante le opzioni in costruzione, Turchia e Azerbaigian hanno deciso di fare il proprio gasdotto: il Trans-anatolian (Tanap), conosciuto anche come Trans Anadolu. L’obiettivo della struttura è collegare il Caspio con l’estremo sudest dell’Europa, trasportare 16 miliardi di metri cubici di gas dalla Turchia in Europa.

Tanap sarà lungo 2mila chilometri e il costo della costruzione sarà di 7 bilioni di dollari. L’opera è a carico di delle imprese statali SOCAR (petrolifera azeri) con il 80% delle azioni, le petrolifere turche BOTAS e TPAO con il 10% ogni una. Si stima che la prima fase sarà operativa nel 2016.

La Turchia diventerà una base energetica grazie a questo progetto nel 2018. Gli analisti sostengono che con questo progetto i prezzi del gas naturale avranno una riduzione e che diminuirà il traffico di navi petrolifere e di gas nel Bosforo. Per l’economia turca sarà un grande affare: si calcola che il gasdotto creerà circa 30mila nuovi posti di lavoro con una crescita di 4 miliardi di dollari all’anno per la Turchia.

NORD STREAM

I lavori di South Stream sono cominciati nel 2012 ad Anapa e dovevano finire entro il 2015. Il costo del gasdotto è di circa 39 miliardi di euro. Per convincere ai soci, Gazprom (che ha il 50% delle azioni) ha offerto sconti nei prezzi del combustibile. South Stream aveva anche una lunga parte sottomarina nel mare Nero che avrebbe costato 10 miliardi di euro. La capacità massima di trasporto prevista per il 2019 era di 63 miliardi di metri cubici di gas all’anno.

Ma un altro progetto che vede coinvolta la Russia è il gasdotto Nord Stream. Con 1.220 chilometri, va da Viborg in Russia fino a Greifswald in Germania. La compagnia incaricata della costruzione è Nord Stream AG. North Stream include due tratte per trasportare 27,5 miliardi di metri cubici all’anno. La prima tratta è stata inaugurata l’8 novembre del 2011 dal cancelliere tedesco Angela Merkel e il presidente russo Dmitri Medvédev. È previsto un aumento di 55 miliardi di metri cubici di gas.

Non solo South Stream. Le altre vie del gas verso l’Europa

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