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Il Patto del Nazareno si estende alla crisi libica? Così sembrerebbe dalle parole del capogruppo di Forza Italia al Senato, l’ex ministro dello Sviluppo economico Paolo Romani, che condivide la richiesta di un intervento internazionale espressa dal governo e recentemente in un’intervista del Corriere della Sera dal presidente della commissione Difesa del Senato, Nicola Latorre. Una missione militare sotto l’egida dell’Onu, sulla falsa riga di quello in Libano e con Roma in testa.

“L’Italia, – spiega – per la sua storia, la sua posizione geografica e per il ruolo politico che ha e deve avere nel Mediterraneo e in Europa, non può ignorare quanto sta accadendo in Libia. La crisi libica, a tre anni dalla destituzione di Gheddafi, ancora mostra un Governo instabile, senza il controllo del Paese, ed un territorio diviso e conteso tra le diverse tribù: una guerra civile, che come sempre accade, ha ben pochi tratti di civiltà”.

Washington ha rivolto da tempo a Roma la richiesta di essere leader dell’area mediterranea, tamponando le crisi in atto, a cominciare da quella libica. E per farlo il presidente del Consiglio Matteo Renzi cerca alleanze regionali, come l’Egitto, ma anche la collaborazione di figure di spessore come l’ex premier Massimo D’Alema, figura riconosciuta sul piano internazionale anche per il suo ruolo di vicepresidente dell’Internazionale socialista e di presidente della Feps, la Fondazione per gli Studi progressisti europei. Al fondatore di Italianieuropei potrebbe andare infatti l’incarico di occuparsi del complesso dossier libico.

La Libia, prosegue il senatore forzista, “sempre più rischia di rappresentare, non solo il porto di partenza dell’immigrazione clandestina in fuga dalle guerre mediorientali, ma una vera e propria culla del terrorismo jihadista sulla sponda meridionale del Mediterraneo”.

“Ricordo – avverte Romani – che l’ambasciata italiana è l’unica occidentale ancora aperta, e l’assistenza militare, penso all’addestramento delle forze di sicurezza che l’Italia ha offerto in questi anni, non sono più sufficienti a rappresentare la risposta ad una richiesta di aiuto che si fa impellente”.

Secondo l’esponente di Forza Italia “è necessario, dunque, un intervento delle Nazioni Unite, una presenza militare, in cui l’Italia può, anzi deve, avere il ruolo di guida che garantisca finalmente lo stato di sicurezza necessario a dare il via alla fase di ricostruzione politica, sociale ed economica. Un intervento che si inserisca nell’alveo del principio “dello sviluppo nella sicurezza e della sicurezza nello sviluppo”, binomio inscindibile, su cui sempre si basa la presenza militare italiana nei teatri di guerra mondiali”, ha concluso il capogruppo azzurro.

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