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“Muro di droni”. Così è stato definito dai ministri di Finlandia, Norvegia, Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania il progetto che è stato discusso negli scorsi giorni riguardante un sistema coordinato di droni lungo i confini con la Russia per favorire la difesa militare, prevenire il contrabbando e contrastare l’hybrid warfare moscovita. Durante gli scorsi anni, tutti e sei i Paesi si sono trovati in prima linea nell’affrontare i cosiddetti attacchi ibridi (misure non militari che tendono ad avere un elemento di negabilità) da parte della Russia, attacchi che hanno assunto forme diverse, dalla manipolazione dei flussi migratori allo spostamento unilaterale dei confini marittimi.

“Si tratta di una novità assoluta – un muro di droni che si estende dalla Norvegia alla Polonia – e l’obiettivo è quello di utilizzare i droni e altre tecnologie per proteggere i nostri confini […] contro le provocazioni di Paesi ostili”, ha dichiarato la ministra degli Interni lituana Agnė Bilotaitė, mentre la sua omologa finlandese Mari Rantanen ha commentato che il progetto del “muro di droni” potrebbe aiutare a difendere i 1.340 km di confine del Paese nordico con la Russia, e che “migliorerà con il tempo”. Tuttavia, nessuno dei partecipanti alla riunione ha però rilasciato dettagli concreti sui tempi e sulle modalità di funzionamento del “muro di droni”: gli unici elementi disponibili sono stati rilasciati dalla ministra degli Interni della Lituania, la quale ha detto che ogni Paese deve fare i suoi “compiti a casa” e ha suggerito che potrebbero essere utilizzati anche i fondi dell’Unione Europea.

Lo scoppio del conflitto in Ucraina ha cambiato completamente lo scenario securitario nell’Europa Orientale (e non solo). Molti Paesi della Nato ritengono che la Russia potrebbe mettere alla prova i confini della Nato nel raggio di tempo compreso entro i prossimi cinque-dieci anni, mentre i servizi di intelligence hanno scoperto una serie di presunte operazioni di sabotaggio sul loro territorio.

La stessa guerra della Russia contro l’Ucraina è stata inoltre una vetrina sull’importanza dei droni, utilizzati da entrambe le parti nelle operazioni militari per sopperire a diverse funzioni, spingendo gli eserciti di tutto il mondo, compresi quelli della Nato, a incrementare le loro capacità di produzione e l’integrazione di questi veicoli nelle proprie strutture militari.

Inoltre, secondo quanto riportato dal Financial Times, nel corso dell’incontro tra i sei Paesi della Nato sono stati discussi i piani per l’eventuale evacuazione di gran parte della popolazione residente nei loro territori in caso di conflitto. “Abbiamo concordato di organizzare esercitazioni regionali per garantire l’evacuazione della popolazione, per vedere come le nostre istituzioni sono pronte a lavorare, a interagire tra loro, qual è la nostra capacità di accogliere le persone, qual è la capacità degli altri Paesi, se sono pronti ad accogliere un certo numero di persone”, ha detto Bilotaitė, “Le esercitazioni sarebbero molto utili per esaminare le cose, valutarle e rafforzare la nostra preparazione”.

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