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L’Us Army è mira a quadriplicare le scorte di Patriot nei suoi arsenali. In base alle informazioni presente nella proposta di budget 2026 l’obiettivo è quadruplicare le acquisizioni di segmenti Pac-3 Mse, passando da 3.376 a 13.773 unità. Una mossa che fotografa l’urgenza, sempre più pressante, di rafforzare le scorte di questi sistemi d’arma per affrontare un contesto internazionale segnato da un costante crescere delle tensioni.

“Abbiamo ciò di cui abbiamo bisogno”, ha dichiarato ai giornalisti Steven Warren, portavoce dell’Esercito americano. “Ma la domanda su quante munizioni servano davvero non ha risposta. Ne vogliamo sempre di più, ma siamo fiduciosi di poter rispondere alle minacce attuali”.

“Sarà qualcosa di davvero impegnativo e interessante. Sembra quasi un momento da ‘oops’, come a dire: okay, adesso dobbiamo davvero fare sul serio con la capacità di munizionamento”, è il commento di Tom Karako, direttore del Missile Defense Project del Center for Strategic and International Studies (Csis), all’interno di una discussione sull’attacco missilistico sferrato dall’Iran contro la base americana di Al Udeid, in Qatar, in risposta all’operazione “Midnight Hammer” lanciata da Washington il mese scorso. In quell’occasione, due batterie Patriot hanno intercettato la raffica di missili lanciata contro l’infrastruttura, sottolineando la necessità di avere a disposizione tali sistemi per garantire la sicurezza delle basi Usa nei teatri sparsi in giro per il mondo. Nell’ultimo anno, diverse batterie sono state spostate dall’Indo-Pacifico verso il Comando Centrale (Centcom), in seguito agli attacchi Houthi nello Yemen e al moltiplicarsi degli scontri nella regione. “Negli ultimi mesi c’è stato un gigantesco risucchio di munizioni nel Centcom”, ha osservato Karako.

Il rafforzamento della “magazine depth” (espressione gergale con cui si indica la quantità di munizioni e rifornimenti in possesso di una forza militare, compresi quelli immediatamente disponibili e quelli che possono essere prodotti o acquisiti a breve termine) arriva mentre il Pentagono sta conducendo un processo di revisione complessiva del proprio budget, revisione che tocca anche le dimensioni degli arsenali. Proprio questa revisione sarebbe stato il meccanismo dietro alla sospensione temporanea di alcuni trasferimenti di munizioni verso Kyiv annunciato la settimana scorsa.

Tra le priorità rimane anche l’ampliamento della produzione di proiettili d’artiglieria da 155 mm già lanciato in passato, con l’obiettivo di poter avere un maggior numero di munizioni disponibili per rifornire l’Ucraina nella guerra contro la Russia. L’obiettivo iniziale del Pentagono era di arrivare a produrne 100.000 al mese entro ottobre 2025, rispetto ai 14.500 mensili di inizio 2022. Ad oggi, la produzione si attesta intorno ai 40.000. “Siamo soddisfatti dei progressi, ma sappiamo che il ritmo resta lento”, ha ammesso Warren.

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