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In Italia ogni anno oltre 400mila persone ricevono una nuova diagnosi di tumore maligno. Dietro a questa cifra impressionante si celano storie, famiglie e comunità che devono affrontare una sfida che non è solo sanitaria, ma anche sociale ed economica. I tumori più frequenti restano il carcinoma della mammella (più di 50mila casi) e quello della prostata (circa 40mila), seguiti da polmone, colon-retto e vescica. Numeri che ricordano quanto la lotta contro il cancro sia ancora una priorità e quanto la ricerca – ma soprattutto un accesso equo ai suoi risultati – possa davvero cambiare le prospettive di cura. Obiettivo dell’incontro “Radioligandi, la piattaforma del futuro. Una roadmap per migliorare accesso e infrastrutture a beneficio dei pazienti” organizzato da Healthcare Policy e Formiche, tenutosi ieri presso Terrazza Civita, è stato “favorire un confronto strategico sull’accesso alle piattaforme di radioligandi, valorizzando il potenziale dell’oncologia, della medicina nucleare e della medicina di precisione ma, più in generale, delle opportunità grandiose di accogliere le innovazioni, presenti e future, nel campo della salute”, come ha spiegato la moderatrice Alessandra Micelli, direttrice di Healthcare Policy e condirettrice di Formiche.

L’URGENZA DI UN CAMBIO DI PASSO

Per Daniele Manca, senatore, membro della commissione Bilancio e co-presidente dell’Intergruppo parlamentare per l’innovazione sostenibile in sanità ci troviamo di fronte a un importante occasione di riforma: “la scienza, l’innovazione e la ricerca hanno fatto un salto di qualità molto più avanzato rispetto all’attuale cornice legislativa. Da qui l’invito a “mettere mano a una cornice legislativa che ora è del tutto inadeguata a inseguire un’enorme trasformazione”. Un richiamo condiviso anche dal deputato Gian Antonio Girelli, membro della commissione Affari sociali, secondo cui “serve uscire dalla logica che considera alcuni settori della medicina come nicchie, mentre hanno la potenzialità di cambiare la vita quotidiana di molti”. Una prospettiva che deve essere accompagnata, ha aggiunto, “dalla medicina di prossimità, da investimenti sul personale sanitario, sulla formazione e sull’alta tecnologia”. Il senatore Guido Quintino Liris, membro della commissione Bilancio, ha rimarcato come “le terapie di cui parliamo oggi, ancora più performanti e di precisione, abbiano un impatto positivo sulla qualità di vita del paziente e un dispendio minore in prospettiva per il Ssn”. Da qui l’esigenza di una riclassificazione della spesa sanitaria, che – ha ricordato – “è un percorso che dobbiamo fare come Italia in sinergia con l’Europa”.

SALUTE E INDUSTRIA, UN BINOMIO STRATEGICO

Valentino Confalone, presidente di Novartis Italia, ha evidenziato due aspetti chiave. “Il primo riguarda il valore di questa piattaforma dal punto di vista della politica industriale e dell’innovazione» ha spiegato, sottolineando come «non siano molti i settori che godono di buona salute nel nostro Paese. La farmaceutica è tra questi, ma deve continuare a evolvere per restare competitiva negli anni a venire”. Il secondo riguarda la capillarità, ovvero, “di cosa c’è bisogno per migliorare l’accesso a queste terapie”.

ACCESSO ALLE TERAPIE

“Migliorare l’accesso significa vederlo distribuito su tutto il territorio nazionale”, ha spiegato Maria Luisa De Rimini, direttore di Medicina nucleare presso Ospedali dei Colli – Monaldi di Napoli, nonché presidente dell’Associazione italiana di medicina nucleare (Aimn). “Compito della politica è creare le condizioni attraverso le quali i cittadini possano usufruire di queste nuove opportunità”, ha aggiunto Andrea Costa, esperto Pnrr – Missione 6 per il ministero della Salute. “Non possiamo permetterci di affrontare le sfide di oggi con gli strumenti di ieri”, ha aggiunto, ricordando i passi avanti in fatto di telemedicina e digitalizzazione, quali strumenti che possono aiutare e supportare medici e pazienti anche nel caso delle terapie a base di radioligandi.

IL RUOLO CRUCIALE DELLE INFRASTRUTTURE

De Rimini ha portato al tavolo anche soluzioni concrete, richiamando l’attenzione sulla necessità di rafforzare le strutture esistenti: “Alcune medicine nucleari non dispongono di Pet e diagnostica Pet, fondamentali per accedere a queste terapie”, ha avvertito, evidenziando come l’assenza di adeguate infrastrutture rischi di compromettere l’equità di accesso. Un punto ripreso dal presidente di Novartis Italia, che ha ricordato: “Oggi abbiamo 42 centri di medicina nucleare che sono in grado di somministrare il farmaco, su un totale che è tre volte questo numero”. Questa disparità si riflette anche nell’organizzazione dei trattamenti: “Un tema centrale è il trattamento ambulatoriale. Clinicamente è possibile, già si fa in alcuni Paesi. In Italia è difficile perché non esistono gli strumenti legislativi per farlo”, ha spiegato.

LA POTENZIALITÀ DEI RADIOLIGANDI

A sottolineare la portata delle terapie a base di radioligandi è stato Francesco De Lorenzo, presidente della Federazione Italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo): “Riteniamo che rappresenti un apripista perché non è utile solo per i casi di tumore alla prostata, ma potrà essere applicata in futuro anche per patologie come quella del pancreas che attualmente non hanno terapie efficaci”. Anche De Rimini ne ha voluto ribadire il valore clinico: “Il primum movens nel mondo scientifico è la ricerca. Ma oggi siamo un passo avanti. Questa è medicina dell’evidenza. I risultati di queste terapie sono strepitosi perché migliorano in modo statisticamente significativo la sopravvivenza dei pazienti e ne elevano la qualità di vita”. Le terapie a base di radioligandi rappresentano una frontiera della teragnostica, che integra il momento della terapia con quello della diagnostica, vengono infatti somministrate al paziente per effettuare sia l’esame diagnostico che il trattamento; attualmente usate nei tumori neuroendocrini e della prostata “i radioligandi – ha ricordato il presidente di Favo – rappresentano una delle forme più avanzate della medicina di precisione. Hanno il vantaggio di colpire solo le cellule neoplastiche, con un miglioramento della qualità della vita. Una cosa su cui puntiamo molto come associazione dei pazienti”, richiamando anche l’inserimento della qualità della vita all’interno dei tre pilastri della Eu mission on cancer, accanto a prevenzione, diagnosi precoce e terapie.

UNA SFIDA DA NON PERDERE

Il tema dell’accesso è emerso più volte nel corso del dibattito. “Le opportunità terapeutiche, se restano ad appannaggio di pochi, non sono vera innovazione”, ha sottolineato Claudio Talmelli, presidente di EuropaUomo, richiamando la necessità di “costruire un sistema capace non solo di accogliere innovazione ma di diffonderla dove serve davvero”. Da qui il sostegno alla “definizione di percorsi standardizzati che includano le terapie con radioligandi”. Un messaggio condiviso anche da Francesco De Lorenzo: “La nostra priorità è che funzionino le reti oncologiche. Cerchiamo di individuare quelle forme di finanziamento, anche molto piccole e ridotte, che però possono generare grandi cambiamenti. Se attiviamo le reti oncologiche in maniera uniforme, facilitiamo il percorso dei malati in questa direzione”, ha aggiunto ancora De Lorenzo. Sul fronte organizzativo e di governance, Antonio Fortino, direttore Monitoraggio Lea servizi sanitari regionali e aziende sanitarie di Agenas, ha richiamato l’importanza di “accumulare evidenze, prove e dati, sia di natura clinica – per definire con precisione le indicazioni più consolidate al trattamento – sia di natura epidemiologica”, sottolineando ad ogni modo la necessità di aggiornare il DM70. Fortino ha altresì enfatizzato l’importanza di “definire standard comuni di offerta a livello nazionale” come elemento fondamentale per incrementare la diffusione della tecnologia. L’importanza dei dati è stata ripresa anche da Costa secondo cui potranno metterci nelle condizioni di “prevedere e farci trovare preparati a scenari futuri”.

UN FIORE ALL’OCCHIELLO DEL MADE IN ITALY

Ma lo sguardo al futuro passa anche dalla dimensione industriale. Gianpaolo Curcio, della divisione Biotecnologie e farmaceutica della direzione generale per le nuove tecnologie abilitanti del ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha ricordato che “il settore farmaceutico italiano è un fiore all’occhiello dell’economia del Paese, uno dei primi al mondo per l’export”. Un primato che si lega anche alla storia delle terapie con radioligandi, nate dall’intuizione dello scienziato italiano Stefano Buono, come ha spiegato Confalone. Le terapie con radioligandi, ha aggiunto il presidente di Novartis, “ci vedono partire in pole position, come Paese – ad Ivrea è infatti situato uno dei poli più importanti al mondo per questo tipo di terapie, ndr – pertanto dobbiamo continuare a investire nelle piattaforme innovative per essere leader, inserendo le terapie con radioligandi nell’ambito di una politica industriale e delle strategie per le scienze della vita”. Il messaggio emerso è quello che si tratta quindi non solo di un’opportunità terapeutica di grande impatto per i pazienti, ma anche di un asset industriale e competitivo per l’Italia, in un momento di forte competizione globale.

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Dalla ricerca ai pazienti, come rendere accessibili le terapie di precisione. Il caso dei radioligandi

A Terrazza Civita una tavola rotonda, organizzata da Healthcare Policy e Formiche, ha riunito esponenti politici e istituzionali, industria e comunità clinica. Al centro del confronto l’innovazione terapeutica, l’accesso equo e le infrastrutture necessarie a sostenere la medicina di precisione e i radioligandi come strumenti per migliorare la qualità della vita dei pazienti e rafforzare la competitività del sistema Paese. Chi c’era e cosa si è detto

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