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Sotto una forte pressione, Iran e Stati Uniti sono vicini alla chiusura delle trattative sul programma nucleare a Vienna. Un’intesa che potrebbe normalizzare, finalmente, i rapporti con l’Occidente.
Dopo un anno d’intenso negoziato, è arrivato il momento della svolta: i diplomatici impegnati nel dialogo avranno sette giorni, da domani fino al 24 novembre, per decidere le proprie posizioni. Secondo il quotidiano britannico The Guardian il lavoro dei diplomatici è completato al 95%, “in attesa delle decisioni di carattere prettamente politico riguardo alle capacità di arricchimento dell’uranio di Teheran nei prossimi anni e alle modalità di revoca delle sanzioni occidentali”.

IL PRECEDENTE

La vicenda è iniziata nel 2002, quando il gruppo 5+1 (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Regno Unito e Germania) aveva sospettato le intenzioni dell’Iran di dotarsi della bomba atomica con il pretesto di un programma di energia nucleare con fini civili. Il governo di Teheran ha sempre smentito questa ipotesi. Da allora, la tensione è aumentata e ha coinvolto Israele e altri Paesi del Golfo. L’Occidente ha imposto una serie di sanzioni economiche e commerciali all’Iran per l’arricchimento di uranio.

L’OPPORTUNITÀ DI OBAMA

Alla fine del 2013, contatti segreti tra Stati Uniti e Iran hanno avviato l’accordo tra Teheran e il gruppo 5+1 per garantire la natura pacifica del programma nucleare iraniano in cambio della fine delle sanzioni. Secondo il New York Times, l’accordo sul nucleare iraniano è l’ultima carta di Obama per salvare la reputazione della sua politica estera.

MINACCIA GLOBALE

Per il segretario di Stato, John Kerry, questa è “la migliore occasione mai avuta per risolvere il problema pacificamente”. Il fallimento delle negoziazioni potrebbe rappresentare una minaccia per tutto il mondo, secondo il rappresentante iraniano, Abbas Araghchi. La normalizzazione dei rapporti tra Iran e Occidente aprirebbe a una collaborazione con Washington in Siria e Irak, grazie al ruolo dell’Iran in questi Paesi in conflitto.

TEMI CALDI

Secondo il ministro degli Affari esteri francese, Laurent Fabius, è prematuro parlare di accordo sul nucleare iraniano. “Bisogna ancora risolvere una serie di questioni importanti”, ha detto. Tra queste, il tema della capacità di arricchimento di uranio che l’Iran potrà conservare anche dopo l’accordo, il dibattito sulle centrifughe in servizi e il reattore di Arak, capace di produrre plutonio, un altro materiale che permette la fabbricazione della bomba atomica. Inoltre, non sono ancora stati definiti le ispezioni dell’Onu in Iran e il ritmo con cui saranno cancellate le sanzioni.

IL CUBO DI RUBIK

Secondo Mark Fitzpatrick, esperto dell’International Institute for Strategic Studies, non c’è da aspettarsi un accordo definitivo entro il 24 novembre. L’Iran e il G5+1 probabilmente arriveranno ad un’intesa parziale che permetterà di prolungare le conversazioni ancora una volta. Altri analisti sostengono che i negoziati sul nucleare iraniano sono “come un cubo di Rubik… finché non c’è un accordo su tutto, non ci sarà accordo su niente”.

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