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GLI EFFETTI PREVISTI DALLA LEGGE 66

La tabella 1 riassume gli effetti per gli anni (2014-2016) previsti dalla legge 66, i risultati sono classificati suddivisi tra lo scenario di simulazione (politica di cambiamento o PC) e il controfattuale (denominato Business As Usual o BAU). Lo scenario della politica di cambiamento riporta la composizione della spesa determinata dalla nuova legge, mentre lo scenario Business as usual riporta la composizione della spesa, in assenza di nuove misure politiche, in altri termini la composizione della spesa prima del DL 66. I valori presentati per ciascun settore rappresentano il saldo tra entrate e delle spese per il Governo. Inoltre in questa analisi prendiamo in considerazione anche il probabile aumento della tassa per i servizi locali (circa 1,5 miliardi di euro l’anno).

tabella 1

COME VALUTARE

Per valutare gli effetti delle misure di politica economica adottate paragonate allo scenario controfattuale (BAU), abbiamo utilizzato il dettaglio della spesa delle famiglie stimata da ISTAT ponendo due ipotesi (prima ipotesi: le famiglie beneficiarie spendono l’intero ammontare della riduzione fiscale, seconda ipotesi: le famiglie spendono solo una parte della riduzione fiscale secondo il loro modello di spesa e risparmio), e abbiamo ottenuto una stima dell’impatto dei moltiplicatori.

QUALCHE RISULTATO

I risultati ottenuti rappresentano gli effetti economici della differenza tra lo scenario di adozione della politica e lo scenario in assenza di politica. Per essere in grado di eseguire una valutazione più completa, abbiamo anche ipotizzato un terzo scenario in cui il beneficio fiscale è esteso alle famiglie a basso reddito (disoccupati e no tax area), dal prossimo anno al 2016 (la tabella 2 riassume questo scenario).

tabella 2

Una sintesi dei risultati è riportata nella Tabella 3. L’effetto dell’impatto netto della legge in termini di valore aggiunto medio annuo generato è di circa 10 mld di euro. Le stime per il 2014 rientrano nell’intervallo compreso tra € 3.597 e € 5.053 milioni, con un impatto positivo sul PIL tra lo 0,26% e lo 0,36%. Mentre tutti gli aggregati macroeconomici evidenziano un incremento positivo, la disaggregazione settoriale non è uniforme e l’agricoltura, le costruzioni e i servizi pubblici sembrano essere fortemente penalizzati. L’effetto sulle famiglie appare largamente positivo e in linea con l’obiettivo principale delle misure di politica economica.

tabella 3

Gli effetti sulle famiglie mostrano un effetto positivo per i beneficiari della politica, ma un effetto positivo anche per le altre classi di famiglie. Nel terzo scenario la crescita totale è superiore ai primi due e si nota una diminuzione del livello di disuguaglianza nella distribuzione del reddito per l’Italia.

GLI EFFETTI SULLA CRESCITA E LA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO

Nello scenario di adozione della politica in cui le famiglie spendono tutto il beneficio il loro livello di reddito disponibile aumenta. Il reddito per i principali beneficiari della riduzione d’imposta (famiglie con redditi tra 15.000 e 23.000 euro) cresce in media del 20% nel triennio, mentre per la seconda classe di beneficiari (reddito tra 23.000 e 25.000) il reddito cresce solo del 7%. Al termine dei tre anni, il PIL cumulato generato potrebbe essere fino ad un massimo del 2,2%.

Queste percentuali sono leggermente diverse se le famiglie spendono solo la loro quota storica del reddito disponibile liberato dalla riduzione fiscale, ma tendono a cadere più che proporzionalmente con la riduzione della quota del reddito speso. Nello scenario in cui tutte le famiglie a basso reddito ricevono l’esenzione dalle tasse o un trasferimento diretto il livello di reddito disponibile cresce per oltre il 22% in due anni, mentre il reddito totale delle famiglie cresce oltre il 4% e il PIL circa il 2,3%.

CONCLUSIONI

I risultati della metodologia proposta dimostrano come un trasferimento mirato di reddito attraverso una diminuzione delle imposte può permettere di ottenere un grande effetto espansivo, anche nell’ambito di una rigorosa politica di bilancio di equilibrio. Questo effetto è dovuto all’aumento dei moltiplicatori determinati dalla variazione delle aliquote, dallo shock positivo determinato dalla riduzione assoluta delle tasse e dall’aumento del consumo in funzione, non di una propensione al consumo fissa, ma da un cambiamento endogeno strettamente legato all’ipotesi che l’aumento di reddito sia permanente.

Leggi la versione completa con i grafici (pdf)

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