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Lo Stato Islamico (Isis) prosegue il suo cammino verso la costruzione del Califfato. L’ultimo passo è una moneta propria, il dirham, il dinaro d’oro dei primi califfati della storia. In comunicato del dipartimento degli Affari religiosi, l’Isis ha spiegato che “la cosa migliore per lo Stato Islamico è avere la propria moneta, senza dipendere dai favori di nessuno”. Il documento è stato letto nelle meschite di Ninive, la zona controllata dai jihadisti a nord dell’Irak.

LA FINE DEL DOLLARO

L’invito è quello di lasciare i precetti di Wall Street e tornare al passato islamico: “I fedeli devono smettere di usare il dollaro e recuperare l’oro e l’argento per contribuire al crollo dell’economia degli americani e non cadere quando loro cadranno”, si legge nel testo, che alterna lezioni economiche a passaggi del Corano. “Europei e americani hanno dominato l’economia mondiale“, c’è scritto. “Ci hanno costretto a trattare con banconote che avevano lo stesso valore dell’oro. Nel 1971 quel rapporto si è rotto per ordine della Banca centrale americana, proprietà di ebrei. È stato un inganno”. Il riferimento è alla decisione del presidente Richard Nixon di mettere fine alla convertibilità oro/dollari stabilita a Bretton Woods nel 1944.

LA MONETA DI SHAHADA

Il piano dell’Isis è avere una moneta propria, il dinaro d’oro, con la shahada, simbolo della fede islamica, sulle due facce e con la frase: “La ilah illa Allah, Muhammad rasul Alah” (Non c’è altro dio che Allah. Maometto è il profeta di Allah). “Inizialmente il popolo usava il baratto. Dopo ha cominciato a trattare con l’oro e l’argento e più tardi con la moneta. Il califfo Omar Ibn al Jatab (secondo governante dopo Maometto, ndr) è stato il primo a creare il dirham d’argento”, ricorda il comunicato. Il dinaro viene usato in diversi Paesi arabi ed è composto di 4,3 grammi di oro.

LA FORTUNA DELL’ISIS

L’Isis ha accumulato una grande fortuna grazie al contrabbando di petrolio, i sequestri, le tangenti imposte nelle zone di controllo e l’espropriazione di milioni di abitazioni di cristiani, sciiti e jazidi che sono fuggiti dalla guerra. L’organizzazione controlla diversi giacimenti e vende petrolio anche ai propri nemici, secondo il Tesoro americano. Tra i suoi clienti ci sono il regime siriano di Bashar al Assad e il Kurdistan iracheno.

IL RANKING DI FORBES

Con circa 2 miliardi di dollari l’anno di entrate, l’Isis è il gruppo terrorista più ricco del mondo, secondo il ranking della rivista Forbes. Al secondo posto c’è il gruppo palestinese Hamas con un miliardo di dollari. Secondo il Jerusalem Post, nel 2012 circa 600 miliardari vivevano a Gaza dopo essersi arricchiti “grazie al contrabbando nei tunnel sotterranei tra la Striscia e l’Egitto”. Nel suo esilio a Doha, il leader di Hamas, Jaled Meshal, è diventato uno degli islamisti più ricchi al mondo, con immobili di lusso in Qatar e conti correnti all’estero (qui il resoconto della Dolce vita dei capi di Hamas).

ALTRI GRUPPI MILIARDARI

Il gruppo libanese Hezbollah è quarto nella classifica delle fortune dei terroristi stilata da Forbes, con 500 milioni di dollari all’anno; al-Qaeda è al sesto con 150 milioni e Boko Haram in ultima posizione con 25 milioni di dollari. Ma non tutte le organizzazioni sono islamiste: nella lista ci sono anche l’organizzazione colombiana Farc con 600 milioni e l’Ira con 50 milioni di dollari all’anno.

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