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Quattro mesi. Tanto è bastato a Pan Gongsheng, governatore della Pboc, la banca centrale cinese, per entrare in rotta di collisione con il partito comunista, che proprio al vertice della Pboc lo ha piazzato. Erano i primi di luglio quando l’economista dalla formazione occidentale, grande critico delle criptovalute e allora numero due della vigilanza, salì sullo scranno più alto dell’istituzione finanziaria più importante della seconda economia globale. Il momento era, lo è ancora per la verità, critico: il mattone continuava la sua agonia e i consumatori non rispondevano più agli stimoli della stessa Pboc, sotto forma di tassi mantenuti bassi. E Gongsheng era l’uomo chiamato a risollevare le sorti del Dragone.

Ma evidentemente sono bastati pochi mesi per prendere le misure e ribaltare, o almeno provare a farlo, la ricetta fin qui seguita dal governo di Xi Jinping. Politiche economiche, giova ricordarlo, protese quasi sempre verso il mercato immobiliare, visto da Pechino come l’unico e inossidabile pilastro della Cina. Peccato che l’accanimento terapeutico sia servito a poco visto che le grandi aziende del mattone continuano a cadere come birilli. E allora, ecco la posizione della Pboc. Non è un attacco frontale al partito, ma il retrogusto della critica c’è tutto: basta con le costruzioni, è tempo che la Cina punti su altri settori, altri cavalli insomma, possibilmente vincenti. Qualcuno a Pechino sarà saltato sulla sedia a sentire la messa in discussione del totem mattone.

Davanti al gotha della finanza di Hong Kong, il governatore ha dichiarato di essere fiducioso che l’economia godrà di crescita sana. Eppure “il modello tradizionale di fare molto affidamento sulle infrastrutture e sul settore immobiliare potrebbe generare una crescita più elevata, ma ritarderebbe anche l’aggiustamento strutturale e minerebbe la sostenibilità della crescita stessa, ha detto Pan. Poi, la sentenza. “La trasformazione economica in corso sarà un viaggio lungo e difficile. Ma è un viaggio che dobbiamo fare”.

Insomma, il numero uno della Pboc ha letteralmente messo in guardia dal continuare a fare affidamento sui settori delle infrastrutture e del settore immobiliare e ha sottolineato la necessità di coltivare nuovi motori di crescita a cominciare dalle energie rinnovabili. Peccato che finora Pechino abbia fatto l’esatto contrario di quanto auspicato da Gongsheng. Nei giorni scorsi il partito ha stilato una lista di cinquanta società immobiliari in agonia, tra cui anche Country Garden, primo gruppo privato del Paese, che senza una nuova tornata di prestiti, fallirà senza ombra di dubbio. E per questo motivo ha chiesto ai più importanti istituti finanziari del Paese di fare piani di credito per gli ultimi due mesi di quest’anno e del prossimo anno che prevedano un sostegno al mercato immobiliare. Appunto.

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