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Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori pubblichiamo il commento di Pierluigi Magnaschi, direttore di Italia Oggi e Mf/Milano Finanza

L’uccisione del soldato Nathan Cirillo, colpito mentre era di guardia al Monumento nazionale canadese davanti al Parlamento di Ottawa, avvenuta per decisione e iniziativa di un giovane islamico aderente alla Jiad, dimostra che il pericolo rappresentato da questi estremisti non è certo circoscritto alle regioni medio-orientali nelle quali essi cercano di insediarsi, diventandone egemoni. Il loro orizzonte infatti è, da tempo, il mondo intero. L’Occidente, ai loro occhi, è osceno. Nel suo complesso, senza distinzioni di sorta. Per loro infatti sono da rigettare tutti i principi sui quali l’Occidente si basa, come l’uguaglianza dei cittadini, la non discriminazione della donna, la libertà dei costumi, la libertà religiosa, la libertà culturale, la tolleranza, il libero confronto delle idee. Per loro, l’Occidente è osceno (e quindi da abbattere) perché è democratico e inoltre perché è privo di valori ideologici, o anche solo ideali, che siano imponibili a tutti, foss’anche con la lapidazione.

Con gli estremisti islamici non c’è spazio per la discussione o per la trattativa con gli occidentali . E nemmeno per la resa. Loro rigettano l’Occidente nel suo complesso. Animati da un belluino spirito di morte, non vogliono confrontarsi con dei nemici, ma pensano, sul serio, di avere a che fare solo con dei bipedi che, non accettando la «loro» mezzaluna, non fanno parte del «loro» genere umano. Infatti gli estremisti islamici hanno, nei loro confronti, un solo obiettivo. Quello di sterminarli. Non solo nei fatti ma anche ritualmente. Infatti, nel sopprimerli, quando riescono a farlo, ricorrono alla decapitazione con dei coltelli nemmeno tanto acuminati come si fa, non caso, con le bestie al macello. Viventi, ma non umane. Per gli estremisti islamici, gli antagonisti non sono infatti nemmeno nemici in senso proprio. Ma sono solo degli animali. Da sopprimere con partecipazione gioiosa. Uno in meno. Ogni volta. A edificazione dei propri e a terrore per gli altri.

Se tale è lo scenario (e purtroppo lo è), questo gravissimo fenomeno si può contrastare cercando di evitare che si formi un’amalgama fra i cittadini di religione musulmana e gli estremisti islamici. Il modello marocchino, ad esempio, dimostra che, anche a livello di nazione, si può riuscire a contemperare (senza ricorrere a forme biecamente autoritarie) i valori della modernità con quelli della religione musulmana. In aggiunta, però, il fondamentalismo islamico deve anche essere combattuto con la fermezza che è mancata in Obama che, in questo suo secondo mandato presidenziale, si connota sempre più come un presidente americano che ha perso il lume della ragione. Basti pensare che (se non fosse stato bloccato da Putin) avrebbe aperto le ostilità per consentire ai tagliagole dell’Isis di avere più facilmente la meglio in Siria contro il regime di Assad.

Gli estremisti islamici sono molto pericolosi sul piano militare perché sono difficilmente contrastabili quando svolgono attività terroristiche al di fuori del loro territorio. Essi infatti realizzano un forma di terrorismo che è del tutto nuovo in Occidente. Ai tempi delle Br, i brigatisti erano giovani invasati e forsennati ma che temevano di essere arrestati o uccisi. Si muovevano quindi con lentezza e circospezione. Il terrorista islamico invece è uno che, per definizione e speranza, cerca la morte che lo risarcirà di tutti i sacrifici, aprendogli le porte di un paradiso pieno di delizie. Per lui, quindi, la morte non è un rischio, o un incidente, ma un obiettivo. Non deve difendersi ma deve solo attaccare. Ma un uomo che non ha paura di morire e che dispone dei moderni strumenti bellici, non è contrastabile con i mezzi tradizionali e può realizzare degli attentati di proporzioni inimmaginabili come quello, ad esempio, di portare su degli obiettivi civili, nel centro delle città, anche un intero camion carico di esplosivo che, essendo guidato da un kamikaze, non è realisticamente ostacolabile da nessuno.

Gli estremisti islamici sono violentemente primitivi nei loro comportamenti come le lapidazioni, gli sgozzamenti. Ma sono anche capaci di usare tutti gli strumenti più moderni come le armi più sofisticate o tutti gli strumenti di comunicazione ai quali infatti ricorrono per sgomentare, non solo i nemici che stanno loro davanti ma anche i nemici potenziali e lontani che, per il momento, non sono ancora nel loro mirino. I media occidentali, dopo aver diffuso i filmati e le foto relative alle prime decapitazioni, hanno deciso (meglio tardi che mai) di non aiutare gli islamisti a diffondere il loro terrore, e hanno quindi cessato di pubblicare tali immagini. Questa reazione di autocensura andava però bene ai tempi del sequestro Moro quando, se i media non pubblicavano i messaggi di terroristi, l’opinione pubblica non ne conosceva il contenuto e quindi la conseguente politica terroristica veniva in gran parte disinnescata. Ma adesso, al tempo del web, l’informazione terroristica che non trova più ospitalità sui media tradizionali, finisce per tracimare nella rete, invadendo contemporaneamente, e a costo zero, tutto il mondo e rendendosi usufruibile a tutti e in tutte le circostanze. In tal modo, il terrorismo perde la sua fisicità che fino a pochi anni fa era esprimibile in uno scontro tra fronti opposti e assume invece la forma gassosa della minaccia pervasiva, avvolgente, permeabile, indistinguibile, spersonalizzata e spersonalizzante. Una minaccia che è dovunque. Non sarà perciò facile vincerla, contrastarla o quanto meno contenerla.

Il terrorismo islamico è una minaccia cosi grave che sta addirittura modificando anche equilibrii geostrategici planetari che sembravano consolidati. Usa, Europa, Russia e Cina, ad esempio, che sono divisi quasi su tutto, si trovano, oggi, sullo stesso piano nel contrastare l’estremismo islamico dal quale (fuori e dentro i loro confini) tutti sono ugualmente colpiti.

Perché il terrorismo è ormai un problema globale

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