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Una gigantesca prua di nave dentro Palazzo Mezzanotte. Non si va a fondo né si parte, era solo l’allestimento che si poteva ammirare ieri della sede della Borsa di Milano, in occasione della quotazione di Fincantieri. Una Ipo che rappresenta l’avvio di una nuova ondata – per restare in tema marittimo – di privatizzazioni. L’ultima quotazione di un asset pubblico risale al 2005 con la quarta tranche di Enel o al 2010 se si vuole considerare la Ipo di Enel Green Power (con Enel azionista venditore)

I numeri dell’Opv
Fincantieri debutterà in Borsa il 3 luglio. “Ci serve un aumento di capitale che ci aiuti ad avere una struttura patrimoniale solida per le sfide poste in futuro”, ha spiegato l’ad Giuseppe Bono presentando la quotazione. “La storia dimostra che siamo in grado di raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti”. L’offerta pubblica di vendita si è aperta ieri, lunedì 16 giugno, e durerà fino al 27 giugno. La quotazione avverrà con la vendita di 704 milioni di azioni. Di queste, solo 104 milioni saranno cedute dall’azionista Fintecna, mentre fino a 600 milioni saranno rivenienti dall’aumento di capitale. Il socio pubblico incasserà così fino a 104 milioni di euro, visto il prezzo per azione atteso tra 0,78 e 1 euro. Altri 106 milioni di azioni potranno essere vendute dalla controllata della Cdp (all’80%) se verrà usata la greenshoe, l’opzione dei collocatori a mettere sul mercato altri titoli per stabilizzare il valore della debuttante. Questo vuol dire che Fintecna non scenderà sotto il 55% del capitale, inclusa la greenshoe, dall’attuale 99,36%, con il flottante che ammonterà al 43,9%. Bono ha ricordato che “è stato fissato un limite al possesso azionario del 5% in questa fase affinché nessuno potesse prenderne di più”.

Prezzo che invoglia
La forchetta di prezzo “dovrebbe ancor di più invogliare gli investitori”, ha aggiunto l’ad, che ha poi sottolineato come l’operazione rappresenti “la prima volta in cui viene fatta una privatizzazione con una politica industriale dietro”. Bono ha quindi rivendicato il fatto che il management è stato capace di far superare al gruppo la fase più acuta della crisi e che oggi Fincantieri si presenta in una posizione di leadership: sul mercato “noi saremo dei consolidatori”. “Noi siamo quelli che all’estero andiamo a comprare e non siamo qui ad aspettare il cavaliere bianco che ti salva perché ci si salva da soli”. Un gioiello a prezzi di saldo: un campione nazionale, che ha “costruito più di 7 mila navi, è un know how che ci deve essere riconosciuto”, e che magari non è pienamente espresso attualmente nei bilanci, eppure, ha continuato Bono “siamo noi i veri maestri di navi”, quelli che un tempo erano i “maestri d’ascia”

Nessun impatto sull’occupazione
Il collocamento non implica particolari interventi sul versante occupazionale del gruppo. “Quello che dovevamo fare sul fronte occupazionale lo abbiamo già fatto, attraverso gli accordi sindacali siglati. Non riteniamo ci siano ulteriori necessità di flessibilità in entrata né in uscita”, ha dichiarato ancora Bono. “A oggi abbiamo realizzato il piano per almeno il 70% senza licenziare nessuno”. In Italia, Fincantieri conta circa 7.700 dipendenti sul totale di oltre 20mila del gruppo nel mondo.

… e nessun dividendo per tre anni
Non ci sarà distribuzione di dividendi per almeno tre anni. “Sarebbe distorto chiedere un aumento di capitale per crescere e poi distribuire dividendi tra gli azionisti – ha precisato ancora Bono – Continueremo ad accumulare risorse interne per avere più possibilità di crescita”. Quanto a possibili acquisizioni, “contiamo di avere risorse per essere ancora più forti e capaci di prendere le iniziative necessarie”.

I numeri di bilancio
E veniamo al bilancio: nel 2013 Fincantieri ha realizzato un fatturato di 3,8 miliardi di euro, con un Ebitda di circa 300 milioni, un utile di pertinenza del gruppo di 56,7 milioni e un Ebitda margin al 7,8%. Margini di profittabilità ritenuti decisamente buoni considerato il contesto di crisi, ma che “non ci soddisfano” e sono destinati a migliorare, ha detto Bono riferendosi al potenziale del gruppo, che grazie ai proventi dell’Ipo potrà crescere e svilupparsi (anche con eventuali acquisizioni esterne) e supportare un backlog, ovvero un portafoglio di ordinativi ancora da lavorare da 9 miliardi di euro per quanto riguarda contratti già firmati e da 6 miliardi per accordi che saranno firmati a breve. “Consideriamo buoni i risultati del 2013, ma contiamo di migliorarli nei prossimi anni in tutti i nostri settori”, ha aggiunto il Cfo e vice direttore generale Fabrizio Palermo. Le aree di business sono tre: shipbuilding, che sarà spinto dal mercato delle crociere che cresce del 4% all’anno e può esplodere in un’area del mondo, l’Asia, dove è tutto da scoprire. “Abbiamo poi un potenziale di leva operativa visto che gli impianti stanno lavorando al 70% in Italia e riteniamo che questo, con le potenzialità dell’order book che abbiamo già in pancia, ci consentirà di recuperare situazione rapidamente”. Poi l’off shore e sistemi e componenti. “Sul fronte militare siamo presenti in Italia, che ha un programma importante di rinnovo della flotta, e Stati Uniti ha concluso il direttore finanziario – Per quanto riguarda l’offshore, la controllata Vard è leader e presente in aree produttive importanti come Norvegia e Brasile e potenziale in Vietnam e Stati Uniti”.

Nuovi aumenti in futuro?
“I piani di crescita di Fincantieri sono molto importanti, non si può escludere che in futuro ci sia un ulteriore aumento di capitale e un aumento della quota collocata”, ha detto però Franco Bassanini, presidente Cdp spiegando che “la Cdp ha privilegiato il rafforzamento patrimoniale di Fincantieri perché è un’azienda che sta facendo investimenti importanti: ha visto crescere in maniera cospicua il portafoglio ordini e oggi è leader in Europa nella cantieristica”. E poi lo Stato “ha già incassato circa dieci miliardi di euro meno di due anni fa con la vendita di Fintecna, Sace e la quota di Simest alla Cdp”, ha ricordato, e quell’incasso “è stato utilizzato, in parte, per ridurre il debito pubblico e in parte per accelerare la restituzione dei debiti della pubblica amministrazione”.

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