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La Libia ha un nuovo governo. L’esecutivo presentato da Al-Thinni, premier uscente, dopo una prima bocciatura, ha ottenuto il voto di fiducia del Parlamento legittimamente eletto della Libia. Si tratta di un altro decisivo tassello che va ad incastrarsi in un complessissimo mosaico. Questo risultato arriva dopo altri scontri e omicidi. Poche ore prima che a Tobruk la Camera desse il via libera al nuovo governo, era stata la Commissione europea per bocca dell’Alto Rappresentante ad intervenire per condannare gli ultimi efferati episodi di violenza registrati a Bengasi, compreso l’assassinio dei giovani blogger ed attivisti Tawfiq Bensaud e Sami Al-Kwafi.

Nelle stesse ore, a New York in una ministeriale promossa dagli USA a margine del vertice Onu, la comunità internazionale interveniva formalmente per affermare che in Libia non può esserci una “soluzione militare” alla crisi ed è necessario un “cessate il fuoco immediato”. Questa posizione è stata ufficialmente espressa in un comunicato congiunto dai governi di 13 Paesi – tra cui Italia, Francia, Spagna Germania, Gran Bretagna, Qatar, Arabia Saudita, Turchia più Onu e Ue.

A questo punto, forte della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU numero 2174 e dei progressi istituzionali compiuti, la comunità internazionale confida nel dialogo fra le parti per giungere ad una soluzione politica accettata da tutte le parti, ovvero da tutte le tribù. E’ questo infatti l’obiettivo del Meeting convocato per il 29 settembre dalla missione Onu in Libia (Unsmil). Bernardino Leon, il rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite, ha lavorato incessantemente nelle ultime due settimane per preparare questo primo round negoziale. Incontri ufficiali e non si sono svolti nelle varie regioni della Libia ed anche all’estero con riunioni a Parigi e Madrid (dove si è tenuta una Conferenza internazionale).

A Roma invece nei giorni scorsi è stato il ministro della Giustizia uscente, Al-Marghani. In tutte queste occasioni la leadership libica ha mostrato fiducia e orgoglio nella capacità di riuscire a trovare una soluzione pacifica che possa consentire un cessate il fuoco e quindi il disarmo delle milizie e dei gruppi jihadisti. Lo sforzo è quello di consentire la transizione dal vecchio Parlamento (fortemente influenzato dal Qatar) al nuovo e su questa base consolidare istituzioni nelle quali tutti si riconoscano. Non è facile ma timidi segnali di ottimismo emergono e saranno peraltro messi alla prova la settimana prossima. Intanto però il nuovo governo c’è. E nel caos di queste settimane non è una novità da poco.

La Libia prova a risollevarsi. Ecco come

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