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Prevenire gli stupri in aree di guerra si può, si deve. Nella cornice di Villa Wolkonsky, residenza dell’ambasciatore britannico in Italia Christopher Prentice, Simon Fraser, segretario generale del Foreign Office di Londra, ha presentato il summit globale contro le violenze nei conflitti che si terrà a Londra dal 10 al 13 giugno. Il numero due della diplomazia britannica era circondato da donne, tutte impegnate nel combattere la piaga della violenza di genere (e non solo) che correda tutte le guerre, a cominciare da quelle ancora in atto, dalla Siria alla Libia.

L’IMPEGNO NON È SUFFICIENTE

Commitment is not enough” – “L’impegno non è abbastanza”, ha dichiarato Simon Fraser, che crede che l’iniziativa globale, sposata dal governo britannico e da quello italiano, abbia bisogno di passi concreti per ottenere dei successi e per portare questi crimini fuori dall’orbita dell’impunità, come ha sottolineato anche Francesca Caferri, giornalista de La Repubblica e moderatrice della tavola rotonda che si è tenuta a casa dell’ambasciatore Prentice.

PREVENIRE LE VIOLENZE

“Non è solo un’iniziativa per le donne, ma è un’iniziativa mirata a prevenire le violenze sessuali che accadono durante i conflitti e che purtroppo non toccano solo le donne, ma anche i bambini”, ha dichiarato a Formiche.net Simon Fraser. “Questa è una delle grandi ingiustizie del mondo che non sono nell’agenda della comunità internazionale. Questi crimini oggi non vengono puniti e bisogna impegnarsi affinché invece i responsabili siano giudicati nei tribunali e affinché paghino per quello che hanno fatto. E’ fondamentale aumentare il livello di coscienza e consapevolezza dell’opinione pubblica internazionale – ha detto Fraser – affinché chi si è macchiato di questi crimini orribili paghi e, allo stesso tempo, affinché questi crimini non vengano più perpetuati”.

CRIMINI ORRIBILI

Cosa può fare la comunità internazionale per questo? “Dobbiamo far sapere alla gente quanto questi crimini siano orribili. Danneggiano le persone nel tempo, dal punto di vista fisico e psicologico. Attraverso la conferenza di giugno a Londra vogliamo promuovere questa iniziativa nei diversi Paesi del mondo, per migliorare le indagini sul campo e determinare chi sono i colpevoli delle violenze sessuali in aree di guerra. Per supportare maggiormente le vittime e addestrare gli eserciti a prevenire i crimini sessuali durante le guerre. E quindi ci vogliono passi pratici per raggiungere questi obiettivi”.

DIALOGO DA INTENSIFICARE

Ma per fare passi concreti bisogna dialogare con i capi di Stato di Paesi in guerra, come la Siria. E’ possibile in questo momento parlare con Bashar al Assad di come prevenire le violenze sessuali?. “E’ difficile fare questo, certo, ma bisogna fare una pressione anche legale sui capi di Stato e di governo, attraverso una mobilitazione internazionale. E’ necessario introdurre pene, inchieste internazionali e questo può avere un impatto sul terreno. E’ importante anche addestrare le forze di peace keepng in aree di guerra, affinché raccolgano dati su questi crimini”.

UN’ARMA SILENZIOSA

Durante il convegno le donne in sala, da Valeria Fedeli, vice presidente Pd del Senato, a Maria Nicoletta Gaida, presidente di Ara Pacis Initiative, e Deborah Bergamini, componente della Commissione Affari politici e vice presidente del gruppo Ppe al Consiglio d’Europa, hanno sottolineato come lo stupro è un’arma di guerra “bastarda”, silenziosa, che colpisce nell’indifferenza del mondo esterno e che lascia ferite profondissime nelle vittime.

LE AREE A RISCHIO

Tra le aree di guerra a maggior rischio di violenze sessuali oggi ci sono la Siria e la Libia, dove proseguono gli scontri tra fazioni diverse e ogni giorno si contano decine di vittime. Proprio sulla Libia, Simon Fraser crede che sia necessario fare tutti gli sforzi possibili per stabilizzare la situazione: “La situazione in Libia è molto delicata, anche se io non parlerei di guerra civile”, dichiara il segretario generale del Foreign Office. “Il Regno Unito, assieme agli altri esponenti della comunità internazionale, si sta impegnando per stabilizzare la situazione, affinché vada avanti il processo politico che permetterà lo sviluppo economico e democratico del Paese. La situazione è molto difficile, certo, ma noi stiamo dando tutto il nostro supporto nel campo delle riforme che riguardano la Giustizia e la sicurezza nel Paese. In più, stiamo sostenendo il governo libico attraverso l’addestramento delle forze libiche, ma ci vuole tempo. In questo la Gran Bretagna e l’Italia hanno il comune interesse che il Paese si stabilizzi e stiamo convogliando i nostri sforzi in quella direzione”.

FIANCO A FIANCO

E Fraser rimarca quanto sia importante lavorare fianco a fianco sia per l’Italia che per la Gran Bretagna: “Il governo britannico apprezza molto il sostegno e l’impegno dell’Italia nell’iniziativa globale contro le violenze sessuali nelle aree di guerra. E’ un impegno grande, ed è fondamentale per elaborare insieme un dossier che permetta di intervenire direttamente sul campo”. Al numero due della Diplomazia britannica fa eco Fabrizio Marcelli, Capo dell’ufficio per i Diritti umani della Farnesina e in partenza per la Somalia, dove è stato nominato Ambasciatore: “Avrò presto la possibilità di mettere in campo gli strumenti teorici che finora abbiamo acquisito per combattere le violenze di guerra. La Somalia è un Paese dove c’è tanto da fare e che richiede un grande impegno per debellare questa piaga”.

LA TESTIMONIANZA

A fine incontro restano nelle orecchie le parole dell’attrice Evelina Nazzari, che presta la sua voce a una donna violentata in Ruanda. Il racconto di una serie di violenze che cancellano la vita di chi ne è vittima e che sono tanto più terribili quanto restano troppo spesso inascoltate.

Così Regno Unito e Italia vogliono cancellare gli stupri in aree di guerra

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