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L’Assemblea costituente del Nuovo Centro-destra ha segnato una tappa rilevante, forse decisiva, nella costruzione della nuova Casa dei moderati e dei riformatori italiani. Un percorso di aggregazione chiamato ad affrontare sfide culturali importanti per maturare una propria identità.

Gli interrogativi aperti nel cantiere popolare

Ma attorno a quale bussola ideale ed etico-politica è pensabile riunificare le famiglie oggi frantumate del mondo alternativo al Partito democratico e alle forze progressiste? Soprattutto alla luce di una profonda consonanza che accomuna tuttora il “popolo del centro-destra”?

Un segmento importante del mondo cattolico

Formiche.net ha tentato di sciogliere tali interrogativi con Paolo Maria Floris, appartenente al Cammino neo-catecumenale e vice-presidente dell’associazione “Identità cristiana”. Tra gli organizzatori del Family day del 2007 quando guidava il Forum delle famiglie del Lazio e responsabile del Terzo settore dell’Unione di centro nel 2010, l’esponente cattolico prefigura quelle che a suo giudizio dovrebbero essere le linee portanti del cantiere popolare.

Adattarsi al bipolarismo

Ricorda come, all’indomani del tramonto dell’unità politica dei cattolici, l’universo dei cristiani attivi nella vita pubblica e istituzionale abbia vissuto una fase di frammentazione: “Una realtà eterogenea costretta a fare i conti con la dinamica bipolare che ha preso il sopravvento all’inizio degli anni Novanta”. E con l’avvento, grazie all’iniziativa giudiziaria “Mani Pulite”, delle formazioni personali dopo la lunga stagione dei “partiti di massa”. Esperimento fallito, come rivela il massiccio voto di protesta nella tornata parlamentare del febbraio 2013.

Una nuova rappresentanza popolare

Adesso, spiega Floris, è necessario ricostruire la rappresentanza politica: “Nell’accezione popolare che fa riferimento al pensiero e all’opera di Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi. Rappresentanti di un filone culturale e politico forte e coraggioso. Nulla a che vedere con la parola ‘moderato’, che non amo visto che attiene a un comportamento prettamente personale”.

Tornare al Patto Gentiloni?

La sua preferenza è più orientata verso il centro rispetto al centro-destra. Candidato nelle fila dell’UDC in occasione delle ultime elezioni legislative, il vice-presidente di “Identità cristiana” auspica una forza capace di orientare il mondo cattolico senza giungere a uno sbocco obbligatorio nell’attività politica.

Una sorta di rinnovata “Unione elettorale cattolica” protagonista del “Patto Gentiloni”, l’accordo realizzato nel 1912-1913 con il governo di Giovanni Giolitti e che permise per la prima volta nella storia unitaria l’ingresso in Parlamento di rappresentanti dei fedeli della Chiesa di Roma in cambio della rinuncia liberale alle battaglie laiche.

Valori non negoziabili

Preludio, oltre un secolo fa, delle intese sui “valori non negoziabili” a lungo rivendicati dalla Conferenza episcopale e dalle correnti teo-con e teo-dem nel centro-destra e nel centro-sinistra. Una posizione intransigente che oggi trova piena cittadinanza nel partito guidato da Angelino Alfano e nella lista popolare creata con l’Unione di centro in vista del voto europeo di fine maggio.

La fiducia nel capo del Viminale

Le parole pronunciate dal responsabile dell’interno sui valori fondanti della futura aggregazione moderata trovano assoluta condivisione nel ragionamento di Floris, che ricorda come anche nel corso del recente Congresso del Movimento cristiano lavoratori egli sia stato molto chiaro su “vita, famiglia, libertà educativa”.

Sussidiarietà e libertà scolastica

Pilastri che, rimarca, valgono come punti di riferimento imprescindibili per costruire un progetto politico di solidarietà e sussidiarietà: “Tema, quest’ultimo, concepito per sprigionare le energie della società civile e dei corpi intermedi rispetto al binomio statalismo-individualismo, e che si è trasformato in puro decentramento”.

Altrettanto cruciale, rileva l’esponente di “Identità cristiana”, è la promozione della più ampia libertà scolastica che comprende nella cornice educativa pubblica anche le strutture formative di ispirazione cattolica. Andando al di là dell’ottica ottocentesca della “scuola di Stato”.

A suo giudizio non si tratta di imporre un modello confessionale, ma di mettere in atto una proposta derivante dal diritto naturale: “Valida, applicabile e benefica per l’intera società”. Lo stesso Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium, parla di “riflesso e sbocco relazionale della fede, che riverbera i propri effetti nel tessuto civile”.

No a una Forza Italia libertaria

È evidente, alla luce delle riflessioni fin qui svolte, lo scetticismo nei confronti dei profili “radicali e laicisti” che albergano anche in ampi settori della destra. Componenti di tale natura, osserva Floris, hanno sempre esercitato un ruolo in tutte le realtà politiche: “Lo confermano i ricorsi e le relative sentenze riguardo la legge sulla fecondazione medicalmente assistita o l’obbligo di trascrizione del matrimonio tra omosessuali contratto all’estero”.

Ai suoi occhi è urgente ragionare su un riequilibrio dei poteri, “poiché altrimenti prenderebbe corpo una spirale illiberale”. Risiede in questi punti nevralgici, conclude, il tradimento della speranza di “rivoluzione liberale” che aveva animato nel 1994 il messaggio di Silvio Berlusconi.

Libertà educativa e sussidiarietà, ecco i pilastri per un Centrodestra popolare. I consigli di Paolo Maria Floris

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