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Secondo fonti locali, domenica ad Aleppo è stato ucciso Fauzi Ayub, senior comandante di Hezbollah. La morte è avvenuta durante un agguato dei ribelli, probabilmente uomini del Free Syrian Army – ma non si può escludere la mano dell’Isis, dato che ultimamente le azioni dello Stato Islamico vengono spesso confuse con quelle del filo-occidentale FSA.

Nato nell’ottobre del 1966, Fauzi Ayub era da tempo inserito nelle liste del counterterrorism internazionale. Nato ad Ain Qana (50 chilometri a sud-est di Beirut), nel 1975, durante gli studi, aveva aderito al braccio armato del Movimento Amal combattendo nella guerra civile libanese. Successivamente, nell’83 divenne formalmente un membro di Hezbollah.

Dopo tre anni di militanza e addestramento, fu ritenuto pronto per far parte del gruppo di assalto che Hez mandò in Romania per dirottare un Boeing 737 della Iraqi Airways (era il volo 163, diretto all’aeroporto giordano di Amman). L’obiettivo (sponsorizzato dall’Iran) era usare l’aereo come baratto per chiedere il rilascio di alcuni religiosi sciiti imprigionati in Iraq. La missione andò bene a metà: il contatto locale che doveva consegnare le pistole al gruppetto di Ayub fu preso e cantò: poche ore dopo il nostro uomo era in carcere. Tuttavia il giorno seguente, una squadraccia di quattro uomini mandati di rinforzo, portò a termine l’operazione, ma il dirottamento finì male: l’aereo precipitò ad Arar (Arabia Saudita) uccidendo 63 persone. Ayub, in carcere, fu condannato a 7 anni, ma ci restò appena dieci mesi: Hezbollah aveva corrotto i funzionari romeni (non dei macigni inscalfibili, chiaramente) e ottenuto la sua liberazione.

Dalla Romania Ayub finì qualche anno dopo in Canada, aiutato dallo zio (e da un programma studiato ai tempi, per spedire nel paese gli sfollati libanesi): visse lì per un dozzina d’anni, ottenendone anche la cittadinanza. Nel 2000 tornò in Libano: ma il panificio, aperto appena tornato nel paese d’origine, non andò granché. I debiti erano molti, di pane se vendeva poco: fu così che i vecchi amici di Hezbollah lo ricontattarono, riproponendogli quel posto lasciato vuoto anni prima nell’organizzazione.

Va da sé che Fauzi accettò. Ripreso l’addestramento, fu considerato pronto per una missione in Israele. Volò in Grecia, dove ottenne un falso passaporto statunitense: con in mano il documento che portava il nome di Frank Bushy sbarcò ad Haifa, per dirigersi subito verso Hebrom L’obiettivo della missione è confuso – o vario. Forse doveva liberare tre importanti prigionieri (nell’assalto, non riuscito, rimasero a terra senza vita 12 persone), forse (secondo gli Stati Uniti e Israele) aveva in programma l’assassinio del primo ministro Ehud Barak. Fatto sta che fu arrestato un paio d’anni più tardi dagli israeliani.

Il rilascio arrivò dopo altri due anni, come scambio per la liberazione del businessman Elhanan Tannenbaum, insieme a lui vennero scarcerati altri 436 tra palestinesi e libanesi. All’arrivo all’aeroporto di Beirut, trovò ad attenderlo il capo Hassan Nasrallah in persona.

Nel 2009 fu inserito nella lista dei Most Wanted dell’FBI, per i fatti legati al passaporto contraffatto e all’uso per finalità terroristiche del documento: poi, quasi, più nulla.

Si sapeva, o si pensava, che potesse essere in Siria a combattere a fianco di Assad, nella completa distonia tipica di quelli come lui, che rivendicava le sue azioni davanti alla corte di Tel Aviv che lo interrogava dicendo: «Il mio punto di vista sul mondo è che io proteggo gli oppressi». Oppressi al fianco dell’oppressore, adesso.

La storia di Fauzi Ayub non racconta di un guerriero fenomenale, ma sembra tuttavia che all’interno dell’organizzazione godesse di ottima considerazione – gli sarebbe stato affidato il ruolo di comandante delle forze nel nord della Siria.

Hezbollah sta utilizzando tutti i mezzi possibili per far fronte comune con l’esercito del regime: l’obiettivo è non solo appoggiare gli amici di Damasco, ma anche evitare la perdita della Siria per non venir tagliata dall’Iran – che in Siria ha interessi strategici, e che allo stesso tempo è il principale sponsor economico del movimento libanese.

Durante i combattimenti della scorso settimana, un altro guerrigliero Hez è stato ucciso in terra siriana: si tratta di Mahmud Hayek, anch’egli con precedenti noti (per il tentato assassinio del deputato libanese Boustros Harb).

@danemblog

 

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