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Il premier Matteo Renzi non è nuovo ad usare parole forti e inopportune contro persone che – bene o male – sono al servizio dello Stato.

Si è mai sentito un premier definire “mandarini” gli alti dirigenti della pubblica amministrazione ed i manager pubblici, accusandoli in pratica di rubare quei trattamenti economici loro riconosciuti da provvedimenti legittimi assunti nelle sedi competenti?

Quando un presidente del consiglio arriva, però, ad evocare la “lotta violenta” contro tre milioni di lavoratori, si passa il segno di un normale vivere civile e, diciamolo francamente, si arma la mano di un qualunque piccolo evasore, pizzicato da Equitalia, perché si senta legittimato ad entrare in un ufficio tributario e a sparare al primo impiegato che incontra.

Oppure si incoraggia un emulo di Luigi Preiti a farsi giustizia delle presunte angherie subite, ferendo gravemente un sottufficiale dei carabinieri in servizio.

Ma soprattutto si indica, dall’osservatorio di Palazzo Chigi, un simbolo da colpire – la burocrazia, appunto – a quei gruppi eversivi che (si leggano i rapporti pubblicati dai Servizi) attendono, per ora nell’ombra, l’occasione propizia per scendere in campo.

Renzi gioca troppo col fuoco delle parole

Il premier Matteo Renzi non è nuovo ad usare parole forti e inopportune contro persone che – bene o male – sono al servizio dello Stato. Si è mai sentito un premier definire "mandarini" gli alti dirigenti della pubblica amministrazione ed i manager pubblici, accusandoli in pratica di rubare quei trattamenti economici loro riconosciuti da provvedimenti legittimi assunti nelle sedi…

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