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Lascia il vertice dell’intelligence del dipartimento della Difesa statunitense. Una decisione “presa da tempo”, scrive il Pentagono, sebbene l’uscita di scena del generale Michael T. Flynn e del suo vice David Shedd sia stata descritta dalla stampa Usa come in un certo senso inaspettata e come il risultato di dissapori sulla riforma dell’agenzia.

Flynn, nominato a capo della Defense Intelligence Agency nel 2012, lascerà quest’estate, quando manca un anno alla scadenza naturale dell’incarico.

Secondo quanto scrive il Washington Post, avrebbe ricevuto pressione dal direttore della National Intelligence, James R. Clapper, mentre l’agenzia è alle prese con una trasformazione del proprio ruolo, con un maggiore radicamento estero della proprie rete di spie e attraverso una maggiore collaborazione con la Cia, spostando l’attenzione dalla raccolta di informazioni in aree di conflitto come l’Iraq e l’Afghanistan ad altri rischi per la sicurezza nazionale.

Il quotidiano scrive inoltre di contrasti con il sottosegretario alla Difesa con delega all’intelligence, Michael Vicker, che vorrebbe modellare la presenza all’estero e l’addestramento della Dia su quella della Cia.

Il New York Times scrive di tensioni tra Flynn e alcuni dei colleghi al Pentagono per il nuovo corso che il generale voleva imprimere all’agenzia, in particolare con il taglio di programmi giudicati ormai datati, indirizzando il lavoro su nuove minacce, comprese quelle nel mondo digitale.

Una convinzione maturata sulla scia di un attacco iraniano a un sistema della Marina. Un’intrusione in un sistema non vitale, ma tale da far scattare l’allarme, spiega il NYT che riporta quanto detto dal generale lo scorso febbraio durante una conferenza alla Harvard’s Kennedy School of Government.

I nostri network di difesa sono costantemente messi alla prova, sotto attacco”, spiegò, dicendo di essere preoccupati per la tenuta delle centrali elettriche, delle istituzioni finanziarie, dei sistemi sanitari.

Con Flynn lascia anche il suo numero due, Shedd, già tra i ranghi della Cia. Il quotidiano newyorkese ricorda come proprio il suo ruolo centrale nell’istituzione dell’Office of the Director of National Intelligence, fu motivo di attrito con la Cia, per il timore che l’agenzia potesse perdere parte della propria influenza.

I nomi dei successori non sono stati ancora resi noti, ma funzionari della Difesa citati dalla stampa statunitense rivelano che le nomine potrebbero essere presentate al Senato già da questo mese, così da essere approvate entro l’autunno.

Cambio al vertice dell'Intelligence del Pentagono

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