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L’America è davvero in mezzo ad un guado cruciale della sua storia. Anche se atteso e sollecitato dai principali e più prestigiosi quotidiani d’opinione, come il New York Times e dal Washington Post e da tutto il partito democratico, l’improvviso annuncio del ritiro della candidatura del presidente Joe Biden per la rielezione alla Casa Bianca, fa toccare con mano a tutti gli americani e ai cittadini dei Paesi occidentali, in una sorta di tempo sospeso fra sentimenti e inquietudine, quanto sia incerto e travagliato il momento che gli Stati Uniti stanno attraversando.

Con una convulsa successione di eventi, il dramma di un’intera nazione si è sviluppato in sole tre settimane: inizia col disastroso dibattito fra Biden e Trump, che evidenzia la gravità delle condizioni psichiche e fisiche di un presidente che non è in grado di reagire alla raffica di menzogne e cialtronerie che il candidato repubblicano gli riversa addosso.

Poco più di una settimana dopo un enigmatico fallito attentato, in una cittadina della Pennsylvania, trasforma Trump da imputato processato per reati come insurrezione, istigazione a falsificare i risultati elettorali, violenza sessuale e false dichiarazioni fiscali, trasfigurandolo nel miracolato protagonista di una resurrezione dovuta alla mano di Dio che ha deviato la pallottola che doveva ucciderlo e che lo ha invece sfiorato.

Le immagini del volto insanguinato del tycoon, il pugno chiuso all’ombra della bandiera a stelle e strisce, e il suo grido “combattete, combattete, combattete” dal 13 luglio non hanno più abbandonato media e televisioni di tutto il modo e già giganteggiano nella storia. La paura per le eventuali conseguenze della tragedia sfiorata e la valanga emotiva che ne è seguita hanno fatto precipitare le residue chance di Biden di poter colmare il baratro di consensi creatosi fra lui e il candidato repubblicano.

Dopo una settimana di imbarazzanti rifiuti di prendere atto della insostenibilità della situazione, rifiuti che rappresentavano ulteriore prove dell’obnubilazione dell’82enne 46° presidente, Joe Biden ha capitolato ed ha annunciato il ritiro della candidatura. Messo con le spalle al muro dai vertici del Partito Democratico, da Obama, a Nancy Pelosi ai capigruppo del Congresso, dai titoli impietosi delle prime pagine dei giornali e dalle barzellette sempre più virali e irriverenti sui social, Biden ha affermato il fatidico “mi ritiro dalla corsa”, non pronunciandolo ma postandolo sui social, con l’aggiunta di un preavviso di discorso alla nazione per spiegare un perché che è evidente e chiaro a tutti.

Un preavviso di discorso che lascia col fiato sospeso, mentre i democratici stanno già scegliendo la candidata o il candidato contenderà Trump la rielezione alla Casa Bianca.

Dalla vicepresidente Kamala Harris al governatore della California, Gavin Newson, alla governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, all’ex first lady Michelle Obama, a poco più di quattro mesi dalle presidenziali del 5 novembre il Partito Democratico può mettere in campo una candidatura credibile e in grado di coalizzare la società civile americana per battere Trump e riaffermare i principi e lo spirito di un’America libera, liberale e autenticamente democratica.

Un’America che continui ad essere esempio e concreta speranza per tutto il mondo libero.

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