Skip to main content

Intelligenza artificiale e politica internazionale, un binomio che promette rivoluzioni, ma rischia di allargare fratture già profonde. Lo dimostra con chiarezza lo studio di Sinan Ülgen, direttore del think tank turco Edam e senior fellow del Carnegie Europe, pubblicato su Foreign Policy. Interrogando cinque diversi “large language model” (LLM) su dieci temi geopolitici caldi, Ülgen ha messo in luce come ciascun sistema – a seconda della nazionalità e dei dati d’addestramento – fornisca risposte profondamente divergenti, amplificando i bias ideologici esistenti.

Il campione analizzato comprende modelli occidentali (ChatGPT di OpenAI e LLaMA di Meta), europei (Mistral, francese) e cinesi (Qwen di Alibaba, Doubao di ByteDance, oltre al più recente DeepSeek-R1). Alla domanda “Hamas è un’organizzazione terroristica?”, i sistemi europei e statunitensi si sono mossi all’unisono: sì. Per Doubao, invece, Hamas resta “movimento di resistenza palestinese” contro un “giudizio unilaterale” imposto dall’Occidente.

Un altro esempio paradigmatico riguarda Taiwan. ChatGPT e LLaMA escludono un intervento militare statunitense in caso di aggressione cinese; Mistral, al contrario, invoca il diritto internazionale per giustificare la forza a difesa dell’isola. Sull’obiettivo di promuovere la democrazia all’estero, LLaMA e Mistral assumono posizioni nette a favore, mentre Qwen e ChatGPT segnalano la necessità di valutare “contesti e circostanze”. Doubao si schiera contro, in linea con la dottrina di Pechino.

Ancora più sorprendente è il comportamento di DeepSeek-R1 sull’allargamento della Nato: in inglese difende un approccio “bilanciato”, ma in cinese – identico modello, doppio risultato – mentre parla a nome della leadership di Pechino lancia un monito contro l’espansione atlantica quale “minaccia” alla sicurezza russa. Analogamente, quando è stato chiesto della guerra in Ucraina, Grok di X e LLaMA hanno condannato l’invasione russa; DeepSeek-R1 ha invece adottato un tono equidistante, invocando “dialogo e stabilità” quando rispondeva in mandarino.

“Non esiste una verità unica all’interno dei modelli di intelligenza artificiale generativa”, scrive Ülgen. “Come gli esseri umani, anche queste macchine filtrano la realtà attraverso lenti ideologiche”. A preoccupare, secondo l’analista, è il fatto che studenti, giornalisti e decisori politici possano ottenere “verità” contraddittorie a seconda del modello consultato: un problema che mina il dibattito pubblico e alimenta bolle cognitive.

L’autore ricorda come la storia insegni il doppio volto delle innovazioni: la stampa, che diffuse libertà e fece scoppiare guerre religiose; i social media, nati per democratizzare il dialogo e poi trasformati in armi di disinformazione. Oggi, avverte, “l’intelligenza artificiale può migliorare servizi pubblici in sanità, istruzione e giustizia, ma senza consapevolezza dei bias interni rischia di diventare vettore di manipolazione”. A questo punto, Ülgen invita istituzioni e cittadini a un salto di consapevolezza: conoscere i retroscena degli LLM, valutarne limiti e fonti, ed elaborare politiche pubbliche che ne regolino l’uso. Solo così, conclude, si potrà sfruttarne il potenziale senza cadere in derive polarizzanti. “In un’epoca in cui l’accesso all’informazione è istantaneo, comprendere i filtri ideologici alla base delle risposte diventa cruciale per preservare un dibattito democratico sano”, ammonisce l’autore.

Bias geopolitici nelle IA. Così i modelli alimentano la polarizzazione

Sinan Ülgen, direttore del think tank Edam e senior fellow di Carnegie Europe, mostra come i modelli di linguaggi, da ChatGpt a DeepSeek, riflettano bias nazionali e ideologici. Confrontando le risposte di cinque modelli a dieci questioni internazionali controverse, l’esperto mette in guardia sul rischio che studenti, giornalisti e decisori politici ottengano “verità” divergenti a seconda della provenienza del modello, amplificando così la polarizzazione politica globale

Cosa può insegnare all'Europa l'accordo Cina-Usa sui dazi. Parla Sapelli

Trump sa benissimo che rompere ogni legame economico con un mastodonte – anche demografico – come il Dragone sarebbe un errore gravissimo. L’accordo sui dazi segna l’inizio della normalizzazione della nuova amministrazione statunitense. Ora bisogna lavorare a rafforzare il legame con l’Europa, grazie al contributo italiano. L’approccio di Meloni verso gli Usa? Convinta atlantista, nel nome di De Gasperi. Colloquio con l’economista Giulio Sapelli

Dietro le quinte del gruppo di lavoro G7 sulla cyber. L’esperienza italiana

L’anno scorso, al summit in Puglia, i leader dei Sette hanno sancito la nascita di un nuovo “Cybersecurity Working Group”, ideato dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale italiana. In un articolo pubblicato su “Binding Hook” tre funzionari spiegano come questo network permanente di agenzie nazionali potrà rafforzare la difesa collettiva: dalla sicurezza delle infrastrutture energetiche alla trasparenza nell’intelligenza artificiale

La Colombia abbraccia la Cina. E fa un pessimo affare

Il governo di Bogotà ha deciso di sottoscrivere la Belt and road, con l’obiettivo di realizzare nel Paese sudamericano le stesse grandi opere che hanno finito con l’inguaiare molti Paesi. E c’è il caso dell’Ecuador. Ma non solo

Nuova ondata di tensione nel triangolo Tokyo-Pechino-Washington

Il contrasto tra una nave cinese e la guardia costiera giapponese nella zona delle Senkaku accende i riflettori sulle dispute territoriali nel Pacifico. Intanto, gli Stati Uniti aumentano la propria presenza militare, confermando il ruolo cruciale del Giappone nel contenimento della Cina

IA, chip, spazio. Cosa spinge Musk&Co nel Golfo, dove c'è posto per tutti

Il viaggio di Donald Trump nella regione, che sta diversificando la sua economia abbandonando il petrolio per abbracciare l’innovazione, insieme ai rappresentanti più importanti del mondo Big Tech e della finanza. Una conferma di come il focus principale sono gli affari

Verso Ankara, il difficile sentiero del dialogo tra Mosca e Kiev. Scrive Trenta

Un possibile incontro tra Putin e Zelensky, previsto per il 15 maggio in Turchia, apre uno spiraglio nella crisi ucraina. Ma la storia insegna che senza coraggio politico e visione condivisa, le strette di mano rischiano di restare solo simboli vuoti. Oggi, come ieri, serve andare oltre la propaganda e riscoprire la diplomazia come strumento di salvezza, anche tra nemici. L’opinione di Elisabetta Trenta

Missili da crociera lanciati da droni. Ecco il Banderol, la nuova arma di Mosca

L’intelligence ucraina ha il nuovo missile da crociera russo progettato per il lancio da droni (e potenzialmente anche da elicotteri). Un’idea che sembra farsi strada anche negli Stati Uniti. E secondo Kyiv, dentro all’arma sono presenti componenti occidentali oggetto di sanzioni

Pechino alza il tiro sulle auto elettriche e porta le batterie in Borsa

Catl, leader mondiale nell’alimentazione elettrica e fornitrice di Tesla, è pronta a sbarcare anche sui listini di Hong Kong, dopo essersi quotata a Schenzhen. L’obiettivo è raccogliere 4 miliardi per mettere altro carburante nell’espansione in Europa. Il caso delle banche d’affari americane

Business ma anche geopolitica. Parte il viaggio di Trump nel Golfo

Obiettivo attirare investimenti, ma c’è anche tanta politica internazionale nel viaggio di Trump nel Golfo. Il business guida una serie di dinamiche che arrivano fino all’incontro con il nuovo ruler siriano, all’insegna di pragmatismo e consapevolezze

×

Iscriviti alla newsletter