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“L’Europa non è un problema, ma la soluzione dei problemi dell’Italia”. Chi l’ha detto oggi alla presenza di Angela Merkel? Mario Monti? No. Enrico Letta? No. Matteo Renzi? Esatto.

Sì, il premier italiano ha usato proprio quelle parole per riaffermare, nel corso della conferenza stampa con la Cancelliera tedesca, i caposaldi della politica estera ed istituzionale dell’Italia. Nessuna differenza con i governi Monti e Letta, dunque? Si vedrà. Le speranze ci sono, ma senza indulgere in illusioni.

Eppure nel ragionamento di Renzi qualche critica implicita – mai esplicita – all’austero rigorismo teutonico c’è stata. Ha detto il presidente del Consiglio: signori, noi abbiamo un avanzo primario nei conti pubblici. Insomma, la spesa pubblica – al netto delle uscite per il pagamento degli interessi sul debito – non è superiore alle entrate, anzi. Eppure, nonostante gli sforzi compiuti in termini di risanamento dei conti, il rapporto fra debito pubblico e Pil è passato dal 120 per cento del 2011 al 132 per cento del 2013. Perché?, s’è chiesto in pubblico lo stesso premier. Perché la crescita italiana è troppo bassa, si è risposto.

Dunque: serve che l’economia torni a lievitare. E come si fa? Iniziamo a fertilizzare la domanda interna, a partire dal taglio fiscale per i redditi al di sotto dei 25mila euro all’anno. Da qui nasce il piano fiscale di Renzi discusso la scorsa settimana in consiglio dei ministri e poi illustrato in tv a beneficio anche degli italiani. Basterà? Gli esperti discutono. Ma Renzi, per far leva sulla crescita, punta molto sul disegno di legge Jobs Act che, insieme con la semplificazione/liberalizzazione dei contratti a termine fino a 36 mesi approvata con un decreto, incassando gli elogi di Frau Merkel.

Nel frattempo c’è il nodo delle coperture, come ha notato con Formiche.net l’ex sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, nonostante la chiarezza vantata anche su questo tema da Renzi. E l’intervista di oggi al quotidiano l’Unità del responsabile economia del Pd, Filippo Taddei, non ha fugato tutti i dubbi sulla reale consistenza strutturale, e non una tantum, delle coperture finanziarie. Taddei ha fatto riferimento, tra l’altro, alla possibilità di utilizzare tutti gli spazi in deficit rispettando il tetto del 3 per cento del rapporto deficit/pil. Rapporto che l’Italia non vuole e non chiede di modificare, ha detto Renzi in conferenza stampa con la Merkel.

Dunque: avanti tutta con la “revisione strutturale” della spesa pubblica (3 o 7 miliardi quest’anno?) per coprire in parte il piano fiscale. Salvo valutare anche l’effetto depressivo sul Pil del taglio (auspicato e auspicabile) frutto di una mirata revisione dei costi statali.

Basterà a Renzi mostrarsi come l’anti Grillo davanti alla Merkel per avere la benedizione dei piani (anche quelli non citati in conferenza stampa) dell’Italia? Speriamo bene.

Renzi fa l'anti Grillo con la Merkel

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