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Non ho nulla da spartire con Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky e la ‘’compagnia cantante’’ dei sottoscrittori di appelli in difesa della ‘’Costituzione più bella del mondo’’. Se ben ricordo non sollevarono obiezioni quando venne approvata la riforma del Titolo V, che ha fatto più danni di una pestilenza o di una invasione di cavallette. Quando compaiono sui teleschermi, prima mi tocco, poi cambio canale.

UNA RIFORMA SOPRAVVALUTATA

Sono tuttavia d’accordo con loro nel ritenere che il tema della modifica della seconda parte della Carta del 1948 sia molto sopravvalutato e che basterebbe, invece, un rigorosa correzione dei regolamenti parlamentari per restituire efficienza alle istituzioni. Devo ammettere, però, che questa volta il loro grido di allarme non è del tutto esagerato. Lo affermo in particolare dopo aver letto, con sdegno e raccapriccio, l’intervista al Corriere della Sera di Matteo Renzi, i cui toni sono inaccettabili, quasi di pretta marca fascista.

GRASSO REDARGUITO

Il premier-ragazzino si rivolge al presidente del Senato come se fosse, non già la seconda carica dello Stato, preoccupato dello sfascio delle istituzioni a cui stiamo assistendo impotenti, ma il difensore d’ufficio della Camera di cui è espressione: alla stregua di un rappresentante sindacale che negozia con il governo il licenziamento collettivo dei senatori. E gli argomenti che usa il premier ‘’de noantri’’ possono essere rivoltati contro di lui. Oggi i girotondi e il ‘’popolo viola’’ occuperebbero tutte le piazze d’Italia se Silvio Berlusconi, ancora ‘’folgorante in soglio’’, si fosse azzardato a rilasciare un’intervista come la sua di stamane ad Aldo Cazzullo.

COME RIFORMARE LE ISTITUZIONI NON SOLO RENZIANAMENTE

Nella polemica, Renzi continua ad attribuire a chi non è d’accordo con lui l’intento di voler conservare l’esistente, ignorando a bella posta che vi è un ampio consenso sulle modifiche da apportare al bicameralismo perfetto regolato (non a caso?) nella Costituzione. Dove sta scritto che il ‘’nuovo’’ consista nel trasformare il Senato in un Cnel degli amministratori regionali e locali e di qualche personalità ripescata nella c.d. società civile?  Che senso ha pretendere di ridurre il numero dei parlamentari (esigenza che può essere condivisa) lasciando immodificata una Camera dei deputati oggettivamente pletorica e trasformando il Senato in un dopolavoro di sindaci e consiglieri regionali  in trasferta a Roma? Già si sta  ostruendo un mostriciattolo con il disegno di legge Delrio c.d. svuota-province.

ATTENZIONE AGLI AVVENTURIERI

Bisogna impedire a questa banda di inetti vanagloriosi (i miei sono giudizi politici) di sfasciare ulteriormente le istituzioni democratiche sventolando agli occhi di un’opinione pubblica, pronta a farsi suggestionare dagli avventurieri e dalle avventure, il drappo rosso del taglio delle indennità. Vogliamo sviluppare il modello di democrazia che è sotteso nel disegno istituzionale di questo imbonitore che occupa Palazzo Chigi, vendendo proposte di legge come se fossero lamette da barba?

I NODI IRRISOLTI DELLA LEGGE ELETTORALE

Partiamo dalla legge elettorale. E’ dimostrato che una forza politica che non arriva al 20% come forza effettiva sarebbe in condizione di vedersi regalare il 55% dei seggi nella sola Camera eletta, attraverso passaggi successivi e ‘’cannibalizzando’’ gli eventuali alleati che non superano la soglia di sbarramento. Se poi un partito politico volesse correre da solo le soglie di accesso sono tanto elevate da gettare al vento milioni di voto nel caso in cui non riesca a varcarle. In questo modello c’è un principio di oligopolio fascista: non viene imposto un partito unico, ma due partiti. In sostanza, su di una platea elettorale ridotta si può costruire un potere assoluto in grado di assumere qualunque decisione, comprese le modifiche costituzionali e l’elezione del Capo dello Stato. Il secondo canale esaurirebbe il suo percorso democratico con le elezioni locali e regionali. Successivamente si procederebbe, dalla periferia al centro,  soltanto per nomine o elezioni di secondo grado (affidate quindi alle mediazioni politiche), dalle aree vaste (si chiamano così le nuove province ?) a quelle metropolitane (hanno inventato ben 10 metropoli, in un Paese che, a mala pena, ne ha solo 2 !) fino al nuovo Senato. Poi, se qualcuno dice che si stanno riducendo gli spazi di democrazia, la ‘’banda del buco’’ reagisce con arroganza e maleducazione. Pietro Grasso, ieri, ha detto, nelle interviste, delle cose molto sensate, per nulla orientate a conservare l’esistente. Dispiace che il Ncd non abbia colto l’occasione per far valere, nel circo Barnum del Consiglio dei ministri, posizioni certamente più assennate, ma si sia schierato a difesa del premier.

ALTERNATIVE A PALAZZO CHIGI

Concludendo, a Renzi  mandiamo a dire che, per noi, può anche giocarsi la sua storia politica. Non ce ne può fregar di meno. E’ talmente breve e priva di interesse che gliela lasciamo tutta. Del resto, un posto a Mediaset lo troverebbe comunque. Magari a condurre ‘’Amici’’ in coppia con Maria De Filippi.

Il Matteo Renzi Show sul Senato non mi diverte

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