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La diretta streaming del confronto tra Matteo Renzi e Beppe Grillo ha trasformato un passaggio obbligato della procedura democratica come ce ne sono tanti in un evento da campagna elettorale con tutte le caratteristiche del confronto diretto.

Vale la pena dunque scomporre il dibattito con gli strumenti dell’analisi linguistica, grazie alla trascrizione di Gabriele Maestri e ai software dell’ItaliaNLP Lab dell’Istituto di Linguistica Computazionale “Antonio Zampolli”, per capire cosa sia veramente successo tra i due parlanti in quegli otto minuti e quali messaggi i contendenti siano riusciti a veicolare a quello che viene sempre più naturale definire come “il pubblico a casa”.
L’analisi quantitativa conferma l’impressione di chi ha visto Grillo perennemente all’attacco, anche se ridimensiona la sensazione che Renzi non abbia aperto bocca: il comico ha infilato infatti 1406 parole contro le 922 del sindaco.

LEGGIBILITA’
I punteggi di leggibilità risultano sensibilmente più alti di quelli cui siamo abituati, a causa della peculiare natura del confronto: frasi brevissime dell’uno e dell’altro, a volte addirittura composte da una sola parola, sono immediatamente comprensibili da un’ampia fascia di popolazione. Grillo totalizza dunque 74 punti sull’indice Gulpease, pronunciando un discorso facilmente accessibile da chi abbia conseguito la licenza media; Renzi arriva addirittura a 80, riuscendo a farsi intendere anche da quella parte di elettorato che possieda la sola licenza elementare.

LE PAROLE
Entrambi i politici si affidano quasi esclusivamente al Vocabolario di Base, pescando tra quelle duemila parole a disposizione di tutti i parlanti italiani, indipendentemente dal livello di istruzione (Grillo in ragione del 75%, Renzi addirittura dell’82%).

Non c’è spazio in questo confronto per i ragionamenti complessi: per tutti e due il rapporto proposizioni principali – subordinate è di 70% contro 30%, e per tutti e due il messaggio è rivolto ad un bacino di ascolto insolitamente ampio: vediamo come è stato sfruttato.
L’estrazione terminologica di Grillo evidenzia come parole chiave del suo intervento “tu”, [non sei] “credibile”, [non sono] “democratico”, “sindaco”, “gente”, rivelando un’operazione quasi esclusivamente volta a screditare quello che viene chiaramente percepito come un avversario.

Le parole chiave di Renzi sono invece “blog”, “perfetto”, “minuto”, “popolo”, “cosa”: effettivamente, l’unico vero “colpo” di senso messo a segno dal segretario del PD sembra essere la frase “esci da questo blog!”, evidentemente tenuta in serbo per la peggiore delle ipotesi.
Molto interessante è la differenza tra i termini scelti per rappresentare i sostenitori dell’altro, rilevanti in entrambe le estrazioni: per Grillo quelli di Renzi sono “gente” (“la gente che rappresenti”), parola che delimita un campo semantico generalmente negativo ed evidenzia scarso o nessun rispetto; quelli di Grillo, per Renzi, sono invece “popolo” (“il tuo popolo”), un campo semantico diverso, sostanzialmente positivo, che suggerisce considerazione. Evidentemente Grillo puntava a rafforzare la convinzione del suo elettorato, esasperando il confronto, mentre Renzi cercava di blandire una parte dell’elettorato avverso, con toni concilianti e attestazioni di stima.

SEDICI NO
Una curiosità: negli otto minuti di streaming Beppe Grillo pronuncia sedici volte la parola “no”. Renzi inanella otto “minuto” (il tempo che chiede per spiegarsi), sette “benissimo” e cinque “Posso?”.
Concludendo, le analisi confermano l’impressione che la scelta di trasmettere in diretta la consultazione ne abbia mutato di fatto la sostanza, trasformandola in uno dei più classici esempi di talk show con molto show e poco talk.
Quasi niente.

Estratto da un’analisi più ampia pubblicata su Termometro politico

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