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Cosa ci faceva Edward Snowden in India poco più di tre anni fa? Secondo alcune indiscrezioni l’ex informatico della National Security Agency (Nsa) avrebbe lavorato per l’ambasciata americana a Nuova Delhi, prestando servizio nella sede diplomatica per alcuni giorni nel settembre 2010 come “esperto tecnico” della diplomazia di Washington.

LE RIVELAZIONI DI FOREIGN POLICY
A rivelarlo è stato il magazine Foreign Policy, che ha citato una fonte anonima senza specificare a cosa la futura “talpa” del Datagate abbia lavorato nel breve periodo di permanenza. La sede diplomatica, contattata dall’agenzia di stampa France Presse, non ha voluto commentare la notizia.

LE PRESUNTE LEZIONI
La vicenda è ad ogni modo poco chiara. Sulla testata americana si apprende che Snowden, durante il suo viaggio a Nuova Delhi, avrebbe secondo altre versioni semplicemente preso parte a un corso di sei giorni su “l’hacker etico e l’analista della sicurezza”, facendo riferimento a quanto dichiarato dal portavoce di Koenig Solutions, la società dove il 30enne ha assistito alle lezioni. Snowden ha pagato dal suo conto corrente circa 2.000 dollari per le lezioni, il cibo e l’alloggio, sostenendo che sarebbe stato rimborsato, ha continuato il portavoce. Sempre secondo quanto riportato da Afp, Snowden avrebbe iniziato un corso per programmare in linguaggio JAVA prima di sospenderlo, sostenendo di dover abbandonare l’India per motivi di salute.

LE ANTICIPAZIONI DEL WSJ
La tesi più accreditata secondo stampa ed esperti internazionali – si legge su The Times of India – rimane però quella che vorrebbe l’ex contractor in viaggio per istruire Nuova Delhi, alleata degli Usa nel difficile territorio asiatico, su come disinnescare alcune minacce e lanciare a propria volta attacchi cibernetici.
Già ad agosto dello scorso anno fu il Wall Street Journal a scrivere che il supervisore di Snowden aveva informato gli investigatori che l’esperto informatico era stato in India, ma che non si riuscì a verificare lo scopo reale del suo viaggio.

I RAPPORTI CON L’INDIA
La notizia arriva in un momento non idilliaco nei rapporti tra Washington e Nuova Delhi. Lo scorso 12 dicembre la vice console generale indiana a New York, Devyani Khobragade, è stata arrestata dalle autorità statunitensi con l’accusa di frode e di traffico di esseri umani e per questo poi espulsa dal territorio americano. Un episodio molto criticato dalla diplomazia indiana, che sta facendo forti pressioni sui diplomatici americani nel sub-continente e che non ha visto nemmeno di buon occhio le parole del ministro della Difesa Mario Mauro, che dopo aver incontrato alla Casa Bianca la responsabile della Sicurezza Nazionale Usa Susan Rice ha assicurato che “gli Stati Uniti continueranno a stare al nostro fianco per arrivare a una soluzione equa e sollecita della vicenda dei nostri fucilieri”.
Elementi che, combinati, spiegano per alcuni analisti l’ulteriore e improvvida fuga di notizie che getta nuove ombre sull’operato di Snowden, in asilo politico in Russia, ma allo stesso tempo danneggia ulteriormente l’immagine dell’Nsa e dell’Amministrazione americana.

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