Skip to main content

Donna la leader di partito (bianca), Helen Zille, donna la candidata presidente (nera), Mamphela Ramphele: la sfida della Democratic Alliance – la principale forza d’opposizione in Sudafrica – per le elezioni generali, in programma tra qualche mese nella Nazione Arcobaleno, passa anche per l’elemento femminile. A livello interno, la mossa di candidare Ramphele – nota attivista anti apartheid, già compagna di vita di uno dei martiri delle battaglie antirazziste, Steve Biko – probabilmente non basterà ad interrompere il predominio ventennale dell’African National Congress, il movimento che più di tutti ha incarnato la lotta di liberazione nel Paese. Dal punto di vista simbolico, però, manda un messaggio importante: il binomio ‘donne e potere’ in Africa potrebbe essere sul punto di trasformarsi da eccezione in tendenza, sempre da rafforzare, certo, ma che ormai conta diversi esempi di vertice.
Il Sudafrica, una delle democrazie più mature del continente, gioca in questo una parte importante: Nkosazana Dlamini-Zuma (ex moglie e ancora compagna di partito proprio di quel Jacob Zuma che – da presidente in carica – dovrà affrontare la sfida tutta al femminile di Zille e Ramphele) guida infatti dal luglio 2012 l’Unione Africana. E in un paese da poco orfano dell’icona globale Nelson Mandela è un’altra donna, la sua terza moglie Graça Machel, a poter essere considerata l’erede ideale di molte sue battaglie, come quella per l’istruzione, che aveva già cominciato a combattere nel Mozambico natale, da ministro dell’istruzione e first lady (il suo primo marito era il leader mozambicano Samora Machel, morto nel 1986).
Le donne al potere sono però ormai una realtà anche in altri Paesi africani, molto di versi tra loro per tradizioni e storia: l’ultima in ordine di tempo è Catherine Samba-Panza, appena insediata al vertice della martoriata Repubblica Centrafricana. Il suo profilo di attivista decisa ma conciliatrice (nel suo primo discorso pubblico dopo essere stata nominata alla massima carica si è rivolta alle fazioni in lotta definendosi “madre”) ha suscitato nella comunità internazionale la speranza che possa riuscire dove i suoi predecessori hanno fallito: ridare pace, prima ancora che autorevolezza, ad uno Stato ormai ben oltre la soglia del collasso. Alla neopresidente non mancano gli esempi. Per restare all’Africa francofona, è donna la premier senegalese, Aminata Touré, in carica dallo scorso settembre e che si è segnalata finora per le sue iniziative nel campo delle politiche sociali. Programmi per garantire sanità e istruzione nelle aree più isolate del Paese, e una legge contro il caro-affitti (con riduzioni dei costi per le famiglie, in alcuni casi, vicine al 25%).
Più lunga, ma anche meno esente da critiche, la presidenza di altre due donne, questa volta provenienti dall’Africa anglofona. Joyce Banda del Malawi (arrivata al vertice dello Stato ad aprile 2012, subentrando al contestato Bingu wa Mutharika, di cui era vice) che aveva fatto dell’anti-corruzione la sua bandiera, deve ora fare fronte al cosiddetto ‘cashgate’: la sottrazione di milioni di dollari di fondi pubblici dalle casse dello Stato da parte di funzionari infedeli è cominciata ben prima del suo mandato, ma gli oppositori la accusano di aver fatto poco per fermarla e sollevano il sospetto – non confermato – che in alcuni casi ne sia stata complice. Le critiche, del resto, non hanno risparmiato neanche la presidente liberiana e premio Nobel per la pace Ellen-Johnson Sirleaf. Oltre alle accuse di non aver ‘chiuso’ con la corruzione e a quelle legate al suo ruolo durante la guerra civile (su cui ‘mama Ellen’ ha però fornito spiegazioni), pesano sul bilancio del suo doppio mandato anche le rivelazioni della giornalista (molto nota in Africa) Mae Azango, riguardo i suoi rapporti con alcune confraternite diffuse nel Paese, da cui avrebbe ottenuto appoggio elettorale proprio a scapito di possibili misure a tutela delle donne.
Il vero limite del ‘potere al femminile’ in Africa, però, rischia di essere un altro: non le azioni di quelle che ce l’hanno fatta (e che comprendono anche ministre, parlamentari, alte funzionarie di istituzioni finanziarie e di organismi giudiziari), ma il silenzio riservato alle molte che restano nell’ombra, e la cui sorte è molto meno invidiabile. Anche lasciando da parte i grandi abusi, in un recente rapporto dedicato agli Obiettivi di sviluppo post-2015, UN-Women (l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite) ha invitato a tenere conto anche di indicatori come la proprietà della terra, i salari, il tipo di impiego (‘vulnerabile’ o no), l’accesso all’educazione e a internet, in cui in generale le donne africane soffrono ancora di una forte disparità rispetto agli uomini. La vera capacità di decidere sul futuro, sia individuale che del proprio Paese, in effetti, passa soprattutto per le pari opportunità ‘quotidiane’. Una lezione che non è solo l’Africa a dover ancora interiorizzare del tutto.

Donne e potere: viene dall'Africa l'esempio?

Donna la leader di partito (bianca), Helen Zille, donna la candidata presidente (nera), Mamphela Ramphele: la sfida della Democratic Alliance - la principale forza d’opposizione in Sudafrica - per le elezioni generali, in programma tra qualche mese nella Nazione Arcobaleno, passa anche per l’elemento femminile. A livello interno, la mossa di candidare Ramphele - nota attivista anti apartheid, già compagna…

Il nemico porta-a-porta con diritto d'oblio

Il Tar del Lazio rifà i conti delle sanzioni comminate dall’Antitrust alla Federico Motta Editore (Fme). Accusa l’Autorità garante della concorrenza di aver calcato eccessivamente la mano sulla società editrice e distributrice di enciclopedie porta a porta. Ma conferma la «sussistenza della pratica commerciale scorretta»: una serie di comportamenti degli agenti Fme al limite della fiction, che, nell’ottobre del 2011,…

Gli organigrammi di Renzi e Berlusconi

In un’epoca in cui il leaderismo ha assunto proporzioni abnormi - persino un minuscolo gruppo si sente decisivo se possiede un leader che riesca a farsi citare in televisione o su twitter –, parrebbe marginale qualsiasi tipo di organigramma che ogni formazione va ad assegnarsi. Si tende a ritenere che il leader si costruisca un organigramma con sottocapi o fedeli…

Le “emissioni” della Bce e la grande glaciazione del credito

Qualcosa s’è rotto, nel magico mondo della finanza europea. E malgrado le banche centrali non facciano mancare il loro amorevole conforto, sotto forma di accomodanti cuscini imbottiti di liquidità, le banche continuano a non fidarsi. Non soltanto dell’economia reale, che appare asfitica e vagamente deflazionaria in Europa e stanca persino nel magico mondo anglosassone del Quantitative easing. Non si fidano…

Papa Francesco, il Papa rock che saluta pure dalla copertina di Rolling Stone

Dopo le copertine di prestigiose riviste come il Time, il New Yorker e persino la pubblicazione per i diritti degli omosessuali The Advocate, è arrivato il momento rock di Papa Francesco: essere il volto dell’ultima edizione della rivista Rolling Stone. Ecco tutte le copertine di riviste internazionali dedicate a Papa Francesco La versione americana della pubblicazione musicale ha scelto il…

Il successo di Bisignani all'Elba

Sala delle conferenze dell’Hotel Airone gremita per la presentazione del libro di Luigi Bisignani e Paolo Madron. I padroni di casa sono il Prof. Alberto Brandani (Presidente della Giuria letteraria del Premio Letterario Internazionale Isola d'Elba) ed il Prof. Giorgio Barsotti (Presidente del Comitato Promotore del Premio Letterario Internazionale Isola d'Elba). "L'uomo che sussurra ai potenti" è un libro intervista…

Napolitano "boia"? Offensivo! Giorgio pro-URSS a Budapest 56? E' storia!

Giorgio Napolitano, 1956 : "Viva l' Unione Sovietica e abbasso i patrioti ungheresi ! ", che vennero travolti e uccisi dai carri armati dei "compagni" moscoviti. E' offensivo, come ha fatto un deputato del M5S, definire l'attuale Capo dello Stato "un boia". E'storia, invece, ricordare che l'allora dirigente del Pci di Togliatti si schierò dalla parte degli spietati carnefici, che…

La triste morale del caso Electrolux

Caso Electrolux: l'azienda ha detto che resterebbe in Italia se le condizioni fossero simili a quelle che gli hanno offerto in altri Paesi della Comunità Europea. Hanno tagliato a metà le retribuzioni e i sindacati strepitano dicendo che sono ricatti non inaccettabili. Allora noi pagheremo più tasse per poter dare la cassa integrazione ai dipendenti Electrolux e non faremo niente…

Don Matteo pedala, ma la fiction italiana arranca

Nel laghetto della fiction italiana la Rai sguazza aggiudicandosi tutte le prime serate. È successo con “Un matrimonio” di Pupi Avati (leggi l'intervista al regista), continua a farlo e con numeri da record con la messa in onda di Don Matteo 9, e ha fatto centro anche con la più chiacchierata “Braccialetti rossi”, la serie in sei puntate in prima serata…

Consigli non richiesti a Matteo Renzi. Parla la politologa Sofia Ventura

Il rischio di negoziazioni e riti del passato, il vortice della politica italiana che potrebbe risucchiare Matteo Renzi. E ancora, la possibilità che Enrico Letta comprenda il senso di un eventuale suo passo indietro e il pasticcio sulla riforma del Senato. I temi, renziani e non, dell'agenda politica nazionale analizzati per Formiche.net dalla politologa Sofia Ventura, docente all'Università di Bologna ed…

×

Iscriviti alla newsletter