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Reed Hastings ha costruito il suo impero sulla pigrizia. Quella che impedisce di recarsi nella catena di video noleggio più vicina a casa inizialmente e quella che fa desistere dal download selvaggio in Rete poi.  (Leggi qui la biografia completa di Hastings)

Nato come servizio di noleggio di DVD via posta negli anni novanta e mutatosi in diffusione di video in streaming via Internet in cambio di un piccolo canone mensile nel 2007, Netflix, ha superato per numero di abbonati negli Stati Uniti, Hbo, colosso americano dell’intrattenimento via cavo.

COSA RITARDA LO SBARCO IN ITALIA

In Italia il suo debutto era stato annunciato entro l’anno ma probabilmente per cause tecniche giungerà nelle case degli italiani nel 2015. Qualcosa evidentemente non è andato nel verso giusto.

A ipotizzarlo è lHollywood Reporter che in un articolo elenca tra le ragioni del ritardo del servizio di video streaming nel nostro Paese la mancanza di infrastrutture adeguate – la penetrazione della banda larga si attesta al 48% ed è concentrata solo nei grandi centri – e la scarsa diffusione di apparecchi televisivi di nuova generazione.

LA FORZA DI NETFLIX

Oltreoceano Netflix invece procede a vele spiegate. Nel 2013 la creatura di Reed Hastings è stata la stella più brillante di Wall Street, tanto che il Wall Street Journal l’ha nominata tra le sue cinque migliori azioni dell’anno.

La ricchezza del servizio streaming americano è stata creata con cura e parsimonia: “Possiede il più grande database del cinema. Un archivio con cui tramonta la tradizionale suddivisione delle categorie a cui siamo abituati (film drammatici, gialli, di avventura, romantici) per dare vita a nuovi generi potenzialmente infiniti”, ha commentato Tullio Camiglieri, presidente di Open Gate Italia, giornalista e manager già in Mediaset e Sky, in una conversazione con Formiche.net.

Ma la vera forza consiste nell’alimentare, abbonato dopo abbonato, il più grande sistema di profilazione degli utenti: osservando la fruizione televisiva di più di quaranta milioni di americani Netflix conosce perfettamente cosa vogliono i suoi abbonati e verso quali generi si orientano le loro preferenze, creando contenuti ad hoc.

…E LE INCOGNITE

Nel 2013 il valore di Borsa del gruppo è andato alle stelle. Ma come scrive Tymothy Stenovec, reporter dell’Haffington Post, l’azienda spende così tanto in piani di espansione e in contenuti, che i profitti sono relativamente ridotti.

Un esempio? Nel terzo trimestre dell’anno scorso, con un fatturato di 1,1 miliardi di dollari, ha ottenuto solo 31,8 milioni di profitti. Per aumentarli l’azienda potrebbe aumentare le quote di sottoscrizione dell’abbonamento mensile di 1 dollaro, mossa che secondo uno studio di Citi Research Netflix sembra abbia previsto per il 2016.

Se da una parte i costi dei contenuti potrebbero costringere Netflix ad adottare tariffe più alte, secondo Greg Ireland, capo della ricerca nel settore video dell’azienda di ricerca tecnologica Idc, potrebbero essere le mosse per creare pacchetti su misura in termini di qualità dei contenuti o di numero degli stream simultanei, a differenziare il servizio dalla concorrenza con rivali come Amazon  e Hulu Plus che stanno investendo in programmazione originale creando accordi esclusivi per i contenuti.

 

 

 

 

Forze e incognite di Netflix

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