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L’intervento della Consulta? “Un intervento di supplenza, rispetto all’incapacità della politica di modificare questa legge sciagurata” dice a Formiche.net Carlo Galli, deputato del Pd e docente di storia delle dottrine politiche all’Università di Bologna. Galli disegna i limiti dei tre modelli elettorali proposti da Renzi e mette l’accento sul fatto che la Consulta non “scommette” sul Parlamento…

Come giudica le motivazioni della Corte?
Le motivazioni della Corte sono concentrate sul necessario equilibrio, in una legge elettorale, fra la rappresentatività e la governabilità. Non è servita molta fatica per capire che la legge dichiarata parzialmente incostituzionale non presentava tale equilibrio. Quello della Corte è stato un intervento di supplenza, rispetto all’incapacità della politica di modificare questa legge sciagurata. Nell’intervento di supplenza vedo una grande spinta della Corte verso la delimitazione di un campo e di un terreno che avrebbero dovuto essere lasciati alla politica, se quest’ultima li avesse voluti occupare.

Come leggere la sentenza?
La Corte ha prodotto una sentenza auto applicativa che ci consegna una legge elettorale quasi perfettamente funzionante e comunque non bisognosa di un intervento legislativo per essere applicata: sia perché la dottrina vuole che il Paese abbia in ogni momento una legge elettorale utilizzabile, sia perché con ogni evidenza la Corte non ha scommesso sulla capacità del Parlamento o del Governo di produrre una legge nuova ed autonoma.

Ma in una fase di debolezza della politica che peso ha la sentenza?
E’ pur necessario che qualche pezzo di istituzione si muova nella direzione di eliminare alcuni degli ostacoli che stanno bloccando l’evoluzione del nostro Paese. La legge elettorale è uno di quelli, forse non il più grave. Segnalo che in altri tempi la Corte si era rifiutata di prendere in esame la questione, ciò per ricordare a tutti che la giurisprudenza costituzionale è la più politica delle giurisprudenza ed evolve con l’evolvere dei tempi.

Perché l’incostituzionalità del Porcellum non dovrebbe comportare la decadenza delle due Camere?
Perché sulla base del principio della continuità delle istituzioni e della locuzione tempus regit actum, è il tempo a legittimare ciò che è stato fatto. La legittimità di questo Parlamento è piena. Dopo una prima fase in cui il M5S aveva cavalcato tale linea, adesso a ritenere il contrario non vi è più nessuno. Chi lo pensa sappia che se così fosse, sarebbero illegittime anche due legislature, quattro governi, centinaia di leggi, buona parte della Corte medesima. Dunque si andrebbe alla dissoluzione dello Stato, il che è assolutamente impensabile.

E il Parlamento eletto con una legge nel frattempo dichiarata parzialmente incostituzionale?
Dovrebbe avere l’energia in sé per progettarne e produrne una nuova. Speriamo che ciò sia.

Perché il modello con le liste bloccate corte potrebbe funzionare in Italia?
Le liste bloccate corte sono state dichiarate io credo implicitamente costituzionali dalla Corte, e se fossero inserite in un modello elettorale spagnolo o simile, produrrebbero tanto vantaggi quanto svantaggi. Semplificano abbastanza nettamente il panorama politico, per via dell’implicita soglia di sbarramento che può anche arrivare al 20%, e consentono di avere una relativamente adeguata rappresentanza di forze politiche a forte insediamento locale. E’ anche vero che, date tali caratteristiche del modello spagnolo o di quelli assimilabili, la nostra fertile inventiva potrebbe concentrarsi nella produzione di una serie di micro partiti locali, che avrebbero qualche vantaggio da una legge elettorale di questo genere.

Con quale risultato?
Costruire un Parlamento simile ad un vestito di Arlecchino.

La convince maggiormente il modello del sindaco d’Italia?
E’ una terribile riduzione mediatica, in realtà è un doppio turno con secondo turno di coalizione. Non serve ad eleggere un capo dell’amministrazione, mentre nella legge elettorale dei sindaci quel modello occorre prima di tutto proprio per eleggere il capo dell’amministrazione. Ciò di cui si parla in questo ambito non è l’elezione diretta del premier, ma il fatto che vi è chi propone una legge di fatto proporzionale con sbarramenti, che mette in palio in prima battuta un certo numero di seggi e nel secondo turno i seggi restanti, ovvero un premio che non è un premio. Con la caratteristica di essere un diverso modo di assegnare una certa quantità di seggi. Il secondo gruppo viene distribuito sulla base di un confronto diretto tra soli due contendenti.

twitter@FDepalo

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