La Germania, per mentalità e tradizione, privilegia sempre la stabilità politica. Fratelli d’Italia tocca nervi scoperti nell’opinione pubblica tedesca a causa di un passato impresso nel Dna, ma una coalizione largamente maggioritaria può essere preferibile a governi rissosi e instabili. Certo, i tedeschi avrebbero preferito dialogare ancora con Draghi. Parola di Massimo Nava, editorialista del Corriere della sera e scrittore
Dalla Rivista
Occuparsi del piccolo per pensare al grande. L'agenda del governo sulle Pmi
In Europa si parla già da un decennio di politiche a sostegno della piccola e media impresa. Nel 2009 è stato emanato lo Small business act for Europe. Nel 2011 il Parlamento ha approvato il cosiddetto “Statuto delle imprese”, praticamente all’unanimità tra gli applausi di deputati e senatori. Allo Statuto non è mai stato dato seguito. L’analisi di Gustavo Piga, professore di Economia politica all’Università di Roma Tor Vergata
Per la sicurezza nazionale serve educazione (non gestione). I consigli di Caligiuri
Nella prossima legislatura potrebbero porsi quattro temi rilevanti sul tema della sicurezza: le politiche della difesa con la dotazione di armi avanzate, il coordinamento delle forze di polizia, la riforma dei Servizi e la creazione, auspicata da molti e da diverso tempo, di un consiglio per la sicurezza nazionale. L’analisi di Mario Caligiuri, presidente della Società italiana di Intelligence
Il Congresso di Xi e lo spettro del decoupling Usa-Cina. Scrive Bremmer
Entrambe le parti sono pienamente consapevoli che ogni passo verso effettive ostilità porterebbe a una distruzione reciproca (e globale). La strategia statunitense su Taiwan continuerà a seguire quella che viene chiamata “ambiguità strategica”, nonostante le relazioni americane con l’isola si stiano intensificando. L’analisi di Ian Bremmer, presidente di Eurasia Group
Comunque vada il Congresso, su Taiwan nessuna apertura
Oggi già alcuni segnali confermano che la posizione della Repubblica Popolare sarà più aggressiva. In ogni caso, dopo il Congresso sarà sempre più esplicito che o Taiwan negozierà con i cinesi oppure sarà la Cina stessa a decidere per l’isola. L’analisi di Oriana Skylar Mastro, center fellow presso il Freeman Spogli institute for International studies dell’Università di Stanford
Un equilibrio precario. Le relazioni Ue-Cina lette dell’amb. Stefanini
L’Ue non ha varcato il Rubicone dello scontro globale con la Cina pur considerandola un competitor strategico che fa concorrenza sleale. E corre ai ripari. Bruxelles ha in cantiere una raffica di iniziative legislative che varranno erga omnes ma è sottinteso che siano indirizzate innanzitutto al contrasto della penetrazione cinese. L’analisi di Stefano Stefanini, senior advisor dell’Ispi e già rappresentante permanente d’Italia alla Nato
Il dossier Difesa nel perimetro del Partito comunista cinese. Scrive Ghiselli
Dopo il congresso, la Cina continuerà a investire risorse significative nella modernizzazione delle forze armate per permettere all’Esercito popolare di liberazione di essere alla pari con le migliori forze armate al mondo verso la metà del secolo. Il commento di Andrea Ghiselli, professore di Chinese diplomacy e Foreign policy analysis presso la Fudan University e head of research al ChinaMed Project del TOChina Hub
Dal 2017 a oggi. Il Congresso del Pcc secondo Ghiretti (Merics)
Il Congresso avverrà in un momento non ottimale per la Cina internamente ed esternamente. Il commento di Francesca Ghiretti, analista presso il Mercator institute for china studies, Merics, e associate fellow presso European council on foreign relations, Ecfr
Con l'Ucraina cambia (anche) il valore del Trade and technology council
Quando il Ttc è stato lanciato, quasi un anno fa, ci si trovava in un contesto di sospetti reciproci. In Europa si temeva che Washington considerasse il forum uno strumento per contenere la Cina. Washington sospettava che il Ttc, con i suoi dieci gruppi di lavoro, si sarebbe trasformato in uno strumento poco efficiente. Ma la guerra in Ucraina ha cambiato queste dinamiche. L’analisi di Noah Barkin, visiting senior fellow Asia Program presso il German Marshall Fund e Agatha Kratz, direttore del Rhodium Group
Così l'Occidente corteggia Nuova Delhi
Partendo dall’essere l’unica potenza globale a sfidare la Belt and road initiative passando per il tentativo di lavorare con gli Usa, fino ad arrivare all’impegno nel costruire capacità interne più forti, l’India è stata pragmatica fino in fondo e disposta a usare il balance of power esistente a proprio vantaggio. L’analisi di Harsh V. Pant, professore di Relazioni internazionali al King’s College di Londra