Il vertice di Xi’an con le cinque repubbliche dell’Asia centrale in cui Xi Jinping ha promesso protezione contro le “interferenze esterne”, l’apertura del porto di Vladivostock alla Cina per contrastare l’isolamento dalla guerra. Due segnali che Mosca sta perdendo il controllo sia a Est che a Ovest. Ma ora si apre un bivio storico per Pechino. L’analisi di Francesco Sisci per SettimanaNews
Esteri
La post-democrazia dell'Aiuto. Scrive Pellicciari
Un Nuovo Ordine Mondiale basato sull’”Aiuto Interventista” segnerebbe una passaggio dalle guerre degli aiuti “buoni” tra Donatori in competizione del passato a future politiche di aiuti bellici ad ampio spettro, portati a sistema. Si scivolerebbe in una molteplicità di conflitti regionali, circoscritti, combattuti da remoto dai Donatori con aiuti (e sanzioni) usate come armi ibride e capaci di opporsi militarmente a missili e carri armati tradizionali. Gli scenari di Igor Pellicciari, ordinario di Storia delle istituzioni e relazioni internazionali all’Università di Urbino
Serve più coraggio nella risposta alla Via della seta. Scrive Vlahutin (Gmf)
Il Global gateway è un inizio importante per tracciare le basi di una nuova strategia, ma è stato “parcheggiato” nel contenitore istituzionale che va sotto il nome di assistenza allo sviluppo. Per affrontare anche solo una parte di questa sfida, l’Ue dovrà essere coraggiosa. Se vogliamo muoverci in modo strategico e mirato questa impostazione deve essere ripensata. L’intervento di Romana Vlahutin, distinguished fellow for geostrategy al German Marshall Fund, pubblicato sul numero di maggio della rivista Formiche
Un secolo di impero americano, da Panama alla Cina. Dialogo con Giovanna Pancheri
Intervista a Giovanna Pancheri, autrice del libro “L’impero americano”, su come la politica estera degli Stati Uniti sia cambiata nel corso dell’ultimo secolo e su come Biden – o chi per lui dopo le elezioni del 2024 – si porrà nei confronti di Cina e Russia sullo scacchiere globale
Le novità delle missioni internazionali italiane secondo Coticchia (Unige)
L’utilizzo delle forze armate è ancora un elemento centrale della politica estera, il Mediterraneo allargato si conferma l’area prioritaria per interesse strategico e ci sono quattro novità. Ecco quali. Lo spiega Fabrizio Coticchia, professore associato di scienza politica all’Università di Genova
Dal G7 al Kazakistan (tappa solo rimandata). L'Asia Centrale nell'agenda Meloni
Anche se rimandato, l’incontro tra il premier e il presidente kazako Tokayev previsto per domenica, conferma tutto l’interesse italiano per un’area delicatissima. Mosca non è più il riferimento principale per Astana, da cui giungono in Europa le esportazioni di petrolio come alternativa al greggio russo colpito dalle sanzioni. L’Italia è il primo partner commerciale in Europa, sotto l’ombrello dell’European Union-Kazakhstan Enhanced Partnership and Cooperation Agreement
Al G7 è il turno del "de-risking" dalla Cina
I leder del G7 diffondono (in anticipo) un documento molto duro nei confronti della Cina. Spazi di cooperazione sui grandi temi globali rimangono, ma Pechino è indicato nella dichiarazione congiunta come un problema e non parte della soluzione
La diversificazione dalla Russia per una nuova posizione geo-energetica italiana
Pubblichiamo un estratto del Geopolitical Brief n. 3, “Gli interessi economici, industriali, strategici e culturali tra opportunità e sfide”, a cura di Paolo Pizzolo, del progetto Ruspol di Cemas e Università Sapienza di Roma, con il sostegno del Maeci e in collaborazione con Geopolitica.info
Le carte su cui Mitsotakis si gioca il bis (e il rischio di votare ancora). Parla Mavrommatis
“Il governo conservatore uscente? Ha aumentato gli stipendi, annullato l’effetto Moria e disegnato nuove alleanze internazionali”. Intervista all’ex eurodeputato greco alla vigilia delle urne, secondo cui Meloni ha il sostegno di Atene, che è favorevole al dialogo Ppe-Ecr. Tajani? “Sarebbe un ottimo presidente della Commissione”
Hiroshima come Yalta ma questa volta per il dopo Putin. Scrive D'Anna
Corsi e ricorsi storici fra Giappone e Ucraina. La prima città distrutta da una bomba atomica ospita 78 anni dopo il vertice internazionale che potrebbe assumere a parti invertite il ruolo che ebbe Yalta, la città della Crimea dove americani, inglesi e sovietici decisero gli assetti del dopo guerra. L’analisi di Gianfranco D’Anna.