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Perché il premierato serve all'Italia. Sterpa legge la riforma (oltre le ideologie)

La riforma del premierato proposta da questo esecutivo intende restituire centralità al voto espresso dai cittadini, togliendo peraltro alibi alla maggioranza che si formerà. Dalla sinistra non sono arrivate proposte alternative, ma solo contrapposizioni ideologiche. La stabilità dei governi fa bene sia internamente, perché permette di portare avanti misure di lungo respiro, sia sul piano estero. Un pericolo per la democrazia? Posizione inaccettabile. Conversazione con il costituzionalista Alessandro Sterpa

Africa e aerospazio, la strategia sempre più globale dell'Italia

Paesi come Giappone, India, Australia, che assieme a Usa, Regno Unito e Italia collaborano già sul progetto di caccia di sesta generazione, sono centrali, per cui al fine di impedire un declino economico che in Europa mostra vari segnali, come la crisi automobilistica in Germania e le conseguenze della crisi energetica post guerra in Ucraina, l’Italia deve necessariamente tentare una proiezione globale nella cornice naturale del G7

Opportunità Draghi o tramonto. Il bivio dell'Italia secondo Sisci

Ci sono gruppi eterogenei che si oppongono a cambiare per tutelare propri interessi. Ma c’è una tendenza storica. Gli Usa per affrontare l’aggressività della Russia, un Medio Oriente turbolento e uno spostamento dell’asse strategico verso la Cina possono volere un’Europa più unita, e più saldamente agganciata oltre Atlantico. L’analisi di Francesco Sisci

Europeismo o sovranismo? Il prof. Pasquino spiega perché Fitto è tra due fuochi

La nomina di Raffaele Fitto vicepresidente non è una faccenda di italianità e neppure di bontà/generosità. Attiene alla visione d’Europa che la Commissione e il Parlamento esprimeranno e cercheranno di attuare seguendo, mi auguro, in massimo grado le indicazioni di due europeisti italiani: Letta, Enrico e Draghi, Mario. Il commento di Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza politica

Phisikk du role - Sarebbe un vero peccato sprecare Fitto

Fitto ha dalla sua il favore del governo che lo designa e l’intuitus personae, cioè le qualità personali che ne fanno un buon candidato alla vicepresidenza esecutiva, carica che avrebbe senso anche per il peso specifico del nostro Paese nell’Ue. La rubrica di Pino Pisicchio

Socialisti contro Fitto? Pombeni spiega perché sbagliano

Lo stop a Fitto commissario? “In questo gioco da politicanti si mettono in risalto due aspetti: i rapporti con le componenti socialiste europee in crisi e una parte del cosiddetto campo largo che è vittima dell’idea del muro contro le destre. Schlein prova a fare lo slalom, me si rende perfettamente conto che la soluzione giusta è ottenere l’incarico per Fitto, ma vorrebbe farlo senza perdere la verginità”. Conversazione con il politologo Paolo Pombeni

Le oscure trame del Pd contro la nomina di Fitto lette da Cangini

Indipendentemente dalle casacche politiche, è interesse dell’Italia essere rappresentata col maggior peso politico possibile nella costituenda Commissione von der Leyen. È ragionevole immaginare che i socialisti europei stiano utilizzando le presunte pressioni del Partito democratico per negoziare deleghe di maggior peso ai propri commissari e che, dunque, un accordo verrà trovato. Ma è possibile che la mediazione comporti un ridimensionamento di Fitto. E questo non è un bene. Il corsivo di Cangini

Fitto è il più autorevole in Ue, bene l'incontro Meloni-Draghi. Parla Gruppioni (IV)

Sarebbe importante che la scelta del commissario rappresenti un interesse comune, non solo di parte, per garantire che l’Italia continui ad avere un peso rilevante in ambito europeo. La richiesta di Meloni di confrontarsi con Draghi è un segnale positivo. E il campo largo? La linea del partito è puntare su un approccio liberale e riformista, ma la costruzione di un “campo largo” rimane da confermare. Colloquio con la deputata di Italia Viva, Naike Gruppioni

Così le forze centriste potranno collaborare tra loro. Scrive Bonanni

Le forze centriste potranno stilare un programma comune per collaborare tra loro, stipulando una unione politica federale che associa ciascuno degli aderenti e si dà regole di convivenza. Una sperimentazione sul campo della maturità necessaria per grandi obiettivi, al riparo da personalismi e furbizie, degna della cultura politica che i riformisti delle famiglie umaniste e liberali attendono da tempo. Il commento di Raffaele Bonanni

Dall’utopia alla politica, la complessità del Piano Draghi secondo Cangini

Il rapporto sulla competitività presentato ieri a Bruxelles da Mario Draghi rappresenta il primo tentativo concreto di uscire dal dogmatismo per passare ad un approccio realista e pragmatico. Un approccio, detto con una parola antica oggi piuttosto screditata, “politico”. Senza un diretto coinvolgimento di Draghi il piano non si realizzerà. E non si vede quale carica europea potrebbe essere conferita all’ex governatore della Bce per renderlo istituzionalmente responsabile della realizzazione del proprio progetto di sviluppo. Chissà che la possibile vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, con le conseguenti ricadute commerciali e militari, non possa rappresentare lo choc di cui l’Europa ha bisogno per ripensare se stessa. Il corsivo di Cangini
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