L’ex presidente finlandese Niinistö ha suggerito la creazione di un organismo di intelligence europeo per proteggere le istituzioni dalle minacce esterne. L’obiettivo è coordinare le risorse informative senza sostituirsi ai servizi nazionali, dice Niccolò Petrelli, esperto in studi strategici. Tuttavia, restano sfide significative, inclusi gli interessi nazionali e il rischio di burocratizzazione, che potrebbero limitarne l’efficacia
Ursula von der Leyen
Un’agenzia di intelligence Ue? La proposta nel rapporto Niinistö
L’Unione europea dovrebbe dotarsi di un’organizzazione di intelligence per proteggere i Paesi membri dalle minacce esterne, scrive l’ex presidente finlandese incaricato dalla presidente von der Leyen di redigere un rapporto sul rafforzamento delle capacità difensive dei 27
Londra e Bruxelles alla prova. Un nuovo dialogo o solo un déjà vu?
Starmer e von der Leyen d’accordo sulla necessità di rafforzare la cooperazione tra Regno Unito e Unione Europea. Tuttavia, le posizioni rimangono distanti: il premier punta a nuovi accordi, la presidente insiste sull’implementazione di quelli esistenti
Il programma di Ursula è un grande pasticcio. Polillo spiega perché non ha convinto
La presidente von der Leyen, essendo stata costretta a chiedere il sostegno dei Verdi, per bilanciare i franchi tiratori della sua maggioranza, non poteva che presentare un programma evanescente: tanti buoni propositi, più di un pizzico di demagogia, una rimasticatura del passato, specie per quanto riguarda il Green Deal. Un grande pasticcio destinato a tradursi in un pessimo libro dei sogni. Comprensibile quindi, la decisione di Fratelli d’Italia di votare contro un’agenda improbabile
La nuova avventura di un’Europa distratta. Il commento dell’amb. Stefanini
Non la tripletta von der Leyen-Costa-Kallas. La cosa più importante degli incontri a Bruxelles è l’apertura dei negoziati di adesione con Ucraina e Moldavia. È un passo senza ritorno. Ecco implicazioni e scenari. L’analisi dell’ambasciatore Stefano Stefanini
Tlc e 5G, cosa (non) cambierà con la nuova Commissione europea
Vestager non resterà sicuramente nell’esecutivo. Dubbi, invece, su Breton. Non sulla direzione dell’Ue in materia di telecomunicazioni, anche per quanto riguarda la linea dura con le cinesi Huawei e Zte
Israele come l’Ucraina? Cosa divide la Commissione europea
Da una parte c’è la presidente von der Leyen, che mette il sostegno a Kyiv sullo stesso piano del diritto all’autodifesa per lo Stato ebraico. Dall’altra, l’Alto rappresentante Borrell che accusa il governo Netanyahu
Ue-Usa, dazi su acciaio e alluminio rimandati al 2025. C’entra Trump?
Sembrava che una serie di nuovi accordi su acciaio, alluminio e materie prime avrebbero sotterrato definitivamente la questione delle tariffe. Ma gli accordi non sono (ancora) stati raggiunti, e l’entrata in vigore dei dazi è stata rimandata fino a dopo le elezioni Usa del 2024. Ecco perché è questione di prospettiva strategica
Ue-Cina, verso il summit delle differenze. Le previsioni di Ecfr
Difficile che escano risultati dal faccia a faccia tra i leader europei e cinesi. Sicurezza, commercio e clima sono sempre più intrecciati, Bruxelles e Pechino sempre più consapevoli delle differenze e pronte a consolidare le rispettive posizioni, ossia de-risking e assertività. Le scosse di assestamento viste dagli esperti dell’European Council on Foreign Relations
Ue-Cina, il de-risking va di traverso a Xi. Rischio flop al vertice
Potrebbe non esserci una dichiarazione congiunta da siglare alla fine del prossimo summit tra europei e cinesi. Pechino sta reagendo con stizza alla spinta verso la sicurezza economica di Bruxelles. Gli elementi irritanti sul tavolo prendono il nome di de-risking, e la soluzione cinese passa dall’avversare l’unità europea